two - A Caruña

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«Signor Louis, mi ha spaventato!» sbottò Harry rilassandosi appena mi riconobbe. Arcuò un sopracciglio però quando non ricevette risposta e lo vidi seguire il mio sguardo fino al tatuaggio per poi osservarmi ancor più confuso. «Tutto bene, signore?».

Una falena. O una farfalla, comunque era completamente nera, probabilmente era una falena visto le lunghe antenne. Non ero certo un esperto in quanto a insetti ma- trattenni il fiato e cercai di comporre una maschera di indifferenza perché il proprietario dell'unico simbolo dal quale dovevo star lontano, adesso era sulla mia nave con un sorriso di cortesia stampato sulla sua bella faccia e quella era una catastrofe. «Sì, tutto bene. Ha dei bei tatuaggi. Non li avevo notati prima.» - piccola bugia bianca perché non avevo smesso di pensare alle due rondini sul petto asciutto ma comunque... - «Ne ha tanti.»

Harry stirò ancor di più il sorriso, accarezzandosi il fianco lungo il bordo di una foglia d'alloro. «Già. Dalle mie parti i tatuaggi sono ben visti.»

«Dalle sue parti?» ripetei guardingo, sperando di cavare qualche informazione.

«Sì, più a Nord nelle grandi città è quasi scontato averne un paio.» Harry sembrò rifletterci. «Io mi sono lasciato un po' andare, lo ammetto. Ma la vita di mare è così.» scrollò le spalle.

Assottigliai lo sguardo, ponderando se credergli o no. Non avevo mai viaggiato, non avevo mai visitato il resto dell'Inghilterra. Solitamente i pescatori che arrivavano a Penzance erano stranieri, molti di loro avevano tatuaggi e per questo li avevo sempre classificati come poco di buono... che mi sbagliassi? Che fossi troppo malfidato come mamma mi ripeteva sempre? Avrei potuto fare delle ricerche una volta scesi a terra, peccato che erano diretti dalla parte opposta rispetto al Nord Inghilterra. Sbuffai sconfitto perché sarebbe rimasta la mia parola contro la sua e annuì. «Sì, immagino sia così. E hanno un significato?» insistetti mentre puntavo lo sguardo sulla falena.

Harry si lasciò scappare una risata forzata, come se l'avesse preparata a lungo. «Oh, ma perché ci stiamo dando del lei?! Puoi chiamarmi Harry.» mi sorrise raggiante mentre si avvicinava per stringermi la mano.

Cercai davvero di non fissare troppo il braccio teso di Harry prima di accettare la presa. Mi impegnai a fare una stretta decisa e forte per rendere chiaro il messaggio che non si scherza con i Tomlinson, ma il calore e la grandezza della mano di Harry mi aveva scosso dalla testa ai piedi. Stupido debole peccatore!

«Quindi cosa ci fai da queste parti, Louis?» mi chiese mentre tornava verso il grosso pentolone pieno di verdure.

Solo a quel punto mi ricordai per quale motivo fossi lì e tornai a sudare freddo. «Il capitano Liam mi ha detto che avrei dovuto aiutarti. Non sono molto bravo con i fornelli, per il resto... eccomi qua.»

Il ghignò che colorò le labbra di Harry avrebbe spaventato chiunque. «Interessante.» commentò con voce lenta e bassa mentre si portava alle labbra il mestolo. Alle gonfie labbra rosso pesca... avrei voluto prendere il mestolo e tirarmelo in testa. Harry assaggiò un sorso di zuppa e tornò vittorioso a guardarmi con quegli occhi vispi. «Una mano mi farebbe comodo, in effetti.» - mi squadrò da cima a piedi facendomi tremare come una foglia e allargò ancor di più il ghigno che gli colorava le labbra - «Sono una persona molto esigente, però. Sei bravo a rispettare gli ordini, Louis?».

Ordinai con tutte le mie forze alle guance di non diventar rosse dopo quelle parole perché sarebbe stato alquanto inopportuno imbarazzarsi per una frase del genere. Inoltre, il ragazzo che avevo davanti era una minaccia a tutti gli effetti: sia per il tesoro sia per l'autocontrollo. Scossi la testa per risvegliarmi da quella confusione e accennai una risata che uscì più acuta di quanto volessi. Harry sembrò gongolare. Lo ignorai e feci il giro del tavolo, non riuscendo a distogliere l'attenzione da quella falena.

Moths in our Stomachs flying through the SeaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora