six - storm

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«Quindi, quali verdure devo tagliare?» entrai in cucina con un sorriso finto.

Harry mi osservò da dietro la spalle e con un movimento del mento mi indicò le patate che già sembravano aspettarmi. «Ti sei deciso a tornare a svolgere il tuo lavoro.»

Serrai la mascella, ma lasciai correre. Mi chinai sullo sgabello scomodo che ormai era diventato un mio grande amico e osservai il coltello scintillante. «E' quello che ha usato Charles.»

«Mh?»

«Questo coltello da cucina è quello che uno dei tuoi mozzi ha usato per fare fuori gli uomini della marina. Alquanto notevole.»

Harry si voltò per reggere il mio sguardo gelido. «E, ripetimelo un attimo perché devo essermi perso questo passaggio, perché la marina ci insegue?»

Serrai i denti e strinsi il manico. «Non sono affari tuoi. Vi daremo i vostri soldi e basta.»

«Bene, non sono affari tuoi se siamo combattenti sopra la media. Faremo il nostro lavoro e ci darete i nostri soldi. E basta.» mi imitò e tornò a darmi le spalle.

Grugnii e pelai la patata con fin troppa forza. Non mi stupii quando, finito il cesto di patate, Harry mi buttò poco amabilmente una cesta di carote da tritare. La tensione nella stanza era tangibile, avrei potuto tagliare pure quella se avessi voluto. Osservavo di tanto in tanto le grandi spalle di Harry sfilettare il pesce e quando si voltò di scatto, mi beccò in pieno.

Bruciato, distolsi lo sguardo.

«Quindi, hai la lingua lunga ma solo quando ti fa comodo?»

«Mh?» non alzai lo sguardo dalla carota che stavo pulendo.

«Louis. Sei arrabbiato e sulla difensiva solo per quello che è successo alla locanda.»

«Non è successo niente alla locanda!» digrignai i denti.

«Louis.»

«Sta' zitto! E lo so il mio nome, sai?!» commisi l'errore di alzare il viso. Harry si era avvicinato e adesso le sue gambe snelle erano proprio davanti a me. I suoi occhi chiari mi squadravano con giudizio e le sue labbra rosse erano increspate in un sorriso furbo. «Non guardarmi così.» sbuffai.

«Così come?»

«Come se lo trovassi divertente.»

«Trovo divertente che ne fai tutto questo problema. Avevamo bevuto, ci siamo avvicinati. Vino veritas, come si dice.» ridacchiò.

«Ma sei impazzito?! Quello che abbiamo fatto è stato un atto impuro e- non deve capitare! Non agli uomini rispettabili.»

Harry scoppiò in una fragorosa risata, che mi fece arrabbiare ancora di più. «Oh Louis, tesoro. Non c'è niente di male in ciò che abbiamo fatto.»

«E' sbagliato!» ero sconvolto dalla tranquillità con cui parlava dell'accaduto. Non era scioccato o confuso o - «Non è la tua prima volta.»

«No, non lo è. E non sarà l'ultima.»

Il coltello scivolò dalla mia mano con un tonfo. «Ma- non-»

Harry spostò il cesto di carote e si posizionò sullo sgabello di fronte a me. Il sorriso che gli colorò le labbra era il più dolce e innocuo che gli avessi mai visto. «Dalle mie parti, o meglio viaggiando per mari, si scopre che è più normale di quanto sembri. Che in alcuni luoghi non si viene additati e che, beh, è solo la gente che giudica. Non c'è niente di male, Louis.»

«Perché?» sussurrai.

«Perché...» - Harry sembrò pensarci - «Perché a seconda delle tradizione delle terre in cui ti trovi, ci sono diverse credenze. In Africa, ad esempio, ho trovato un villaggio dove sono i padri a occup-»

Moths in our Stomachs flying through the SeaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora