ten - the Code oath

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Liam venne spinto a terra da Charles e a entrambi dette il nostro solito pezzo di pane stranamente con del formaggio fresco spalmato sopra. Niall doveva aver urlato parecchio per farci avere quel piccolo tesoro. Lo ringraziai mentalmente anche se non avrei voluto.

«Quindi? Ce l'hai?» finalmente eravamo soli.

«Sì. E' sotto la mia gamba. Devi, aiutarmi a prenderlo.» alzai il più possibile il ginocchio per mostrarglielo.

«Dopo. Quando staranno dormendo.» Liam sorrise con sguardo spiritato. Mi era mancata la sua felicità. «Non so come tu abbia fatto, ma sei stato un grande.»

Le labbra bruciarono. «Un gioco da ragazzi.»

Ovviamente, ci avevano lasciato al buio. L'unica prova che fossero ancora svegli veniva dal fievole giallore delle torce nel corridoi oltre l'entrata della cambusa e il loro chiassoso parlare. Dormimmo a turni perché avremmo dovuto affrontare una fuga, sarebbe stato meglio riposare.

Liam mi svegliò con un sussurro. «Penso che ci siamo. Qualcuno si è appena affacciato a controllare. Ho fatto finta di dormire. Spero se la sia bevuta.»

Ero vigile. «Dai Liam, svignamocela!»

Grugnii fra i denti quando la schiena di Liam cadde rovinosamente sulle mie gambe. Mi sforzai per piegare le ginocchia e permettere alle mani di Liam, ancora legate dietro la schiena, di afferrare il coltello. Al suo segnale di assenso, strinsi i denti e alzai le ginocchia il più possibile, facendomi leva con tutto il corpo. Liam era seduto e il coltello scintillava anche nel buio della notte.

Lo piegò con la lama rivolta verso di me e io non aspettai altro per strusciare con foga la fune che mi stringeva le gambe assieme. Sembrò passare un'eternità prima che anche l'ultimo filo venisse tagliato. Le gambe erano libere. Mi mossi veloce, l'adrenalina a darmi l'energia, e mi alzai sulle ginocchia. La lama adesso contro la corda stretta attorno alle mie braccia. Dopo mancavano solo le mani. Un attimo e fui libero.

«Va bene Liam, sta a te.» ci impiegai molto meno tempo e presto anche Liam si massaggiò i polsi feriti.

Dovemmo aiutarci per issarci in piedi visto quanto doloranti erano le nostre gambe, ma fu comunque la sensazione migliore della mia vita. Liam propose di dividerci: lui avrebbe pensato a raccattare più cose possibili, mentre io mi sarei occupato della mappa. O meglio, del pezzo che avevo strappato dopo giorni di navigazione.

Mi tolsi le scarpe e con passo silenzioso scesi nella tana del lupo: il dormitorio della ciurma. Il ricordo dell'ultima e unica volta che ero entrato in quella stanza si fece orgogliosamente strada nella mia testa:

Era la sera dopo il combattimento con la marina. Vederli così abili spadaccini mi aveva mandato segnali di allarme in ogni angolo del cervello. Era prima che il mio cuore fosse compromesso, quando ancora riuscivo a pensare razionalmente e beh, capire che qualcosa non tornava. Era notte, guardavo il soffitto della cabina e Liam leggeva le carte del mare con una candela accesa sul tavolo.

«Dobbiamo strapparla.» ruppi il silenzio.

«Mh?»

«La pergamena.»

«Louis, anche se sappiamo dove andare non abbiamo ancora risolto l'enigma.»

«Sì, lo so. Ma. Se Harry la trova, avrà tutto in mano. Noi non gli serviremo più. Dobbiamo creare due pezzi dove l'uno senza l'altro non ha senso. Se trova prima le parole non saprà dove andare, se trova la mappa non saprà che farci una volta arrivato là.»

Annuì e si alzò per aprire lo scaffale dei vini. Afferrò la bottiglia diventata forziere e la stappò con un sonoro rumore. «Va bene, teniamo l'enigma con noi? Al sicuro?»

Moths in our Stomachs flying through the SeaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora