Ritorno a Parigi

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Sono a Parigi da qualche ora ormai. Il sole sta tramontando lasciando dietro di se una scia piena di colori tra i quali il rosso, il rosa, il giallo e l'arancione.

Tokyo è tornata a casa un paio di minuti fa. Io, invece, voglio godermi ancora per un po' l'aria parigina lungo la Senna.

Sentii squillare il cellulare. Infilai la mano nella borsa e dopo aver rovistato un po', finalmente lo trovai e risposi: "Pronto?" Chiesi.

"Eli, sono Carol." Disse sussurrando.

"Carol, dimmi. È successo qualcosa?"

"Ehm...si. Austin è venuto qua. Non so come chi gli abbia dato il mio indirizzo, ma sono terrorizzata e non so che fare!" Iniziò a piangere. Austin stava superando il limite adesso.

"Carol è terribile. Non può continuare così. Non deve. E soprattutto non ne ha il diritto. Sai che ti dico? Vieni qua da me. Non dirlo a nessuno, prendi il primo volo per Parigi e raggiungimi. Posso chiedere alla mia amica Julie se può ospitarti. Sicuramente non ci saranno problemi."

"Oh Eli, sei troppo buona, ma non posso accettare."

"Carol quel ragazzo sta rendendo la tua vita un inferno. Devi accettare."

"Grazie, non so come ringraziarti."

"Ma figurati. L'importante è che tu parta subito. Ti aspetto domani." Chiusi la chiamata e continuai a camminare.

Mandai un messaggio a Julie raccontandole ciò che era successo e chiedendole se poteva ospitare Carol e lei mi disse che non c'erano problemi.

Volevo bene alla mia amica, quindi ora più che mai la cosa più importante era che se andasse da quell'inferno, e forse sarebbe meglio se rimanesse qui per un po'. Anche se significasse perdere un anno. Al primo posto deve mettere la sua salute e poi lo studio.

Continuai a camminare cercando di pensare ad altro e di godermi il panorama quando vidi Antoine farmi un cenno con la mano dall'altra parte del marciapiede. Mi raggiunse e ci salutammo.

"Eli, finalmente sei arrivata. Vieni, ti offro qualcosa. Abbiamo un sacco di cose di cui parlare."

Andammo in un bar, il quale era nelle vicinanze, e ci sedemmo al tavolino difronte la finestra del locale.

"Che mi racconti?" Chiesi.

"Niente di che, tu? È successo qualcosa in particolare per ora?"

"No, le solite cose."

"Hai fatto amicizia con qualcuno?"

"Si. La mia compagna di stanza, Carol, è molto simpatica e anche altre ragazze molto ingamba che ho conosciuto non sono niente male. Carol viene qua domani, per una serie di motivi."

"Sono felice per te."

"Grazie."

Consumammo ciò che avevamo ordinato prima di iniziare la conversazione e in seguito uscimmo dal locale.

Antoine mi riportò a casa di Yoko. Ci salutammo e lui se ne andò.
Si fermò in mezzo alla strada e si voltò correndo verso di me e quando fu a tre centimetri di distanza dal mio viso disse: "Sono felice che tu sia qua."
"Anche io. Mi mancava questa città."
"Ed io? Ti sono mancato?"
Lo guardai negli occhi, e quello fu lo sbaglio peggiore che potessi fare.
Mi perdevo in quegli occhi blu intenso come l'oceano.
Cercai di guardare qualcos'altro, ma erano come una calamita.
Non sapevo che dirgli. Mi era mancato? Bhè, si certo, mi era mancato, ma non so in che senso.
"C-certo...ed io a te?"
"Da morire."
Si avvicinò lentamente a me e il suo sguardo si spostò sulle mie labbra.
"Ehm...adesso dovrei andare...ci vediamo presto." Aprii la porta dell'appartamento. Mi ero messa in salvo dai suoi occhi prima che potessi commettere qualche stupidaggine.
"Che ne dici di domani?" Chiese.
"Domani cosa?"
"Di vederci. Ti porto da qualche parte."
"Ehm...non so, ne parliamo domani."
Lo salutai, entrai ed andai a dormire.

Una ragazza in InghilterraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora