Addio

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Percorremmo il corridoio dell'aereo fino in fondo. Guarda caso i nostri posti erano proprio gli ultimi.

Papà era venuto con me per aiutarmi con il trasloco, mentre Antoine era tornato a Parigi. Sua nonna si era fatta male ad una gamba e dato che i suoi genitori erano in crociera ha dovuto prendere un volo di urgenza per la Francia.

Guardai fuori dal finestrino. Accanto a noi c'era un aereo della Air France. Non avevo mai preso un volo di quella compagnia. Da piccolina mi piaceva da morire vedere gli orari dei voli e le destinazioni delle varie compagnie straniere.

Una cosa di cui proprio non potevo fare a meno era di osservare le hostess. Rammento che una volta ne avevo vista una che sembrava una Barbie. Bionda, alta, magra, viso bellissimo, attraente. Mi sarebbe piaciuto fare l'hostess, ma non penso che avrei mai fatto quella di volo.

Un'altra cosa che adoravo fare quando ero in aereoporto era cercare il gate della mia destinazione. Mi faceva sentire una viaggiatrice di mondo.

L'hostess si avvicina a noi, assicurandosi che i nostri dispositivi elettronici siano spenti. Poi torna a sedersi.

Il rumore del motore e delle ruote è assordante, e mi copro le orecchio il più possibile per non sentirlo.

Dopo qualche minuto iniziamo a muoverci sulla pista. Mi lascio alle spalle gli aerei della Air France e delle varie compagnie presenti nella strada.

Finalmente decolliamo e le case e gli alberi diventano sempre più piccoli, come se fossero oggetti da collezione, fino a non vederli più.

**********

I verdi prati del college sono ormai ricoperti quasi del tutto da un alto strato di neve bianca.

La signora McQueen ci venne incontro, salutandoci calorosamente. "Elisa! Che piacere vederti."

Non aveva più gli occhiali da vista. Forse aveva deciso che le lentine l'avrebbero ringiovanita di più. Devo dire che se questo era il suo intento c'è proprio riuscita. Quegli occhiali vecchio stampo la facevano sembrare un po' la nonna di cappuccetto rosso.

"Anche per me è un piacere signora McQueen." Le rivolsi un grande sorriso. "Le presento mio padre." Spostai il mio sguardo dall'amorevole signora al mio ragazzo, per poi riposarlo di nuovo su di lei.

Si strinsero la mano e poi la signora McQueen accompagnò mio padre nell'ufficio del direttore, mentre io mi diressi nel dormitorio per cercare le mie amiche.

Entrai in camera convinta di trovare Carol, ma non c'era. Trovai un biglietto sul cuscino del suo letto.

ELISA, QUANDO LEGGERAI QUESTO BIGLIETTO IO SARÒ GIÀ LONTANA.

VOFLIO DIRTI CHE SEI STATA UNA GRANDE AMICA, HAI FATTO DI TUTTO PER DIFENDERMI E TENERMI AL SICURO E PER QUESTO TI RINGRAZIO.

GRAZID PER ESSERMI STATA SEMPRE ACCANTO. SARAI SEMPRE NEL MIO CUORE.

CAROL.

Oh mamma mia no! Se ne era andata! Corsi più veloce che potevo nella camera di Charlotte e Briony per informarle.

Lessero il biglietto con la bocca aperta, stupefatte per l'accaduto.

"Dove può essere finita?" Chiese Briony guardando Charlotte, ma lei non disse niente.

"Charlotte stai bene?" Le chiesi. Era diventata pallida e gli occhi iniziavano a diventare rossi, il respiro affannato.

"L'altro giorno...l'ho vista litigare di nuovo con Austen. Lui la teneva per i polsi e lei cercava di liberarsi. Stavo per intervenire, ma appena entrai nel loro campo visivo Austen la lasciò andare. Da un po' Carol non era più la stessa. Austen era sempre più presente e assillante e lei era sempre più nervosa. Non studiava più. Sembrava un cadavere che camminava. Era diventata pelle e ossa."

Penso solo al peggio...già immagino il suo corpo esile, fragile, immobile.

"E dopo non hai più saputo niente?"

"No al contrario." Disse con gli occhi lucidi. "Una ragazza due giorni fa...ha visto Carol correre come una furia verso il bosco qui vicino e Austen che le correva dietro. Li ha seguiti, attenta a non farsi scoprire...dopo un po' è tornata nel dormitorio urlando, raccontandoci ciò che aveva visto..."

Briony divenne bianca anche lei.

"Cosa aveva visto...?" Chiese Briony tremante.

"L'ha...l'ha u-ucc-isa...!" Scoppiò in lacrime.

Co-sa? Carol? La mia compagna di stanza dolce e indifesa era...morta?! Non ci credo! Non ci voglio credere!! Non ci voglio credere!!!!

"Ci deve essere una spiegazione. Si sarà sbagliata. No-non è possibile...!" Dissi balbettando con gli occhi pieni di lacrime.

"È così..." Disse Charlotte.

"Devo prendere aria." Disse Briony. Aprì la porta e uscì dalla camera. Rimanemmo Charlotte ed io.

"Quel mostro! Deve pagarla!"

"La ragazza è andata dalla polizia a testimoniare. Ma ancora non lo hanno incastrato del tutto, dato che lei non aveva prove."

Non ho ancora realizzato. Rivedo nella mia mente i momenti passati con lei, anche se pochi, ma belli.

"Me ne vado Charlotte..." Le dissi a testa bassa tutto d'un fiato. Lei alzò lo sguardo tentando di guardarmi negli occhi.

"Come te ne vai? Dove?"

"Torno a Parigi. Non riesco a stare lontana da..." MI fece un leggero, ma triste, sorriso di comprensione e mi abbracciò.

"Mi mancherai tantissimo, ma se è questo che desideri...vai."

Briony rientra in stanza chiedendomi come mai le mie valigie erano fuori dalla mia camera. Forse mio padre era andato a farle per non perdere troppo tempo.

Le dissi che sarei tornata in Francia, le spiegai il motivo e dopo ciò le salutai. Uscii dalla camera lasciandole sole. Non le conoscevo da tanto tempo, ma erano davvero delle ragazze speciale...e lo era anche Carol.

Mi asciugai le lacrime mentre camminavo nel corridoio. John! Non avevo salutato John. Pensai a dove poteva essere, quando mi venne in mente la biblioteca universitaria. Percorsi le varie rampe di scale del college fino ad arrivare alla hall. Aprii la grande porta di legno massiccio e corsi fino ad arrivare all'interno della biblioteca.

Entrai con passo silenzioso e guardai tra i vari scaffali, quando finalmente lo vidi intento a prendere un libro. Lo presi al posto suo e quando si voltò e capì che ero io glielo porsi.

"Non eri in Francia, o in Italia, o in qualsiasi altra parte del mondo?" Mi sorrise lui parlando sotto voce.

"Sono qui per salutarti...torno a vivere a Parigi. Ho capito che è lì il mio posto."

"Oh..." Abbassò lo sguardo "...quindi non ti vedrò più?"

"No..." Mi alzai sulle mezze punte e lo abbracciai. "Sei stato un ragazzo fantastico con me...e mi dispiace se io non ho ricambiato i tuoi sent..." non mi fece concludere la frase.

"Tranquilla. Ormai è tutto passato." Gli sorrisi.

"Okay." Mi strinse un'ultima volta tra le sue braccia e poi mi lasciò andare.

"Ciao..." Mi fece segno con la mano.

"Ciao." Ricambiai il saluto.

Raggiunsi mio padre con le valigie e salutai la signore McQueen. "Stammi bene cara." Disse accarezzandomi i capelli.

"Anche lei."

Salimmo sul taxi e lasciammo il college.

Ripensai a tutto quello che avevo passato lì. A Carol, ad Austen, A Charlotte e Briony, a John, a tutto.

Carol adesso è in un posto migliore, e sicuramente più al sicuro lassù che qui.

"Addio Oxford." sussurrai fra me e me.

Una ragazza in InghilterraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora