Fiori

17 2 0
                                    



             "Dottore? Mi spiace disturbarla", disse dall'altro capo del telefono l'operatore della Centrale, un sovrintendente simpatico a cui di solito assegnavano i compiti ingrati, come quello di disturbare un dirigente a casa.

"Sì, sono io, mi dica" rispose Giacomo.

"Buonasera, mi hanno chiesto di chiamarla. C'è un omicidio".

Era il suo modo di spiegarsi, e Giacomo non fece obiezioni. In fondo, l'importante sul lavoro era capirsi prima possibile.

"Dove?"

"Alla Marina di Castagneto Carducci. Una casa sul mare, le mando l'indirizzo o la faccio venire a prendere?".

Giacomo non aveva voglia di guidare, e non aveva neppure voglia di doversi occupare di un omicidio. Guardò in direzione di Martha che però era già sparita, forse in camera da letto, forse nuovamente in bagno. Sentiva l'attesa dall'altra parte della linea del telefono, ma sentiva anche mille spilli pungergli il cuore. Sembrava perso, con le parole sospese sia nella direzione del telefono, sia in direzione di Martha.

"Dottore?"

"Sì, sì, un attimo".

Un dubbio lo riscosse dai pensieri su Martha.

"Perché noi? È zona dei Carabinieri".

Dall'altra parte emerse uno sbuffo che somigliava a un sospiro, di quelli che confermano il dubbio, insomma.

"Dottore, ho detto la stessa cosa anche io, ma sul posto è arrivata per prima una nostra macchina".

Giacomo non si arrese, il pensiero di Martha lo tratteneva e il senso di responsabilità lo spingeva in direzione opposta. Fece un tentativo, comunque.

"Hai sentito il vicequestore di turno?"

"Sì, ma non risponde, è in servizio su una rapina, adesso chiamerà. Che gli dico?".

A quel punto, Giacomo dovette cedere. Che altro avrebbe potuto fare? C'era un omicidio e c'era una rapina, a lui era toccato l'omicidio.

"Che ci vado io. Mandami una macchina. Aspetto sotto".

"Va bene," fece il sovrintendente e anche in questo caso prevalse la sintesi, "pochi minuti e la faccio venire a prendere. Il capo macchina è Vittori...sì, lo so, dottore...ma è quello che abbiamo in questo momento".

Simpatico, il sovrintendente, ma forse nella sua voce c'era anche dell'altro. Un dubbio, forse?

Giacomo ci pensò su, fece per chiederlo ma scacciò il pensiero come una mosca. "E Vittori sia, va bene", rispose infine per nulla convinto che Vittori gli andasse bene.

Sì rivestì cercando Martha che si era spostata dalla camera al bagno per evitare il marito.

Giacomo indossò una camicia, prese dall'armadio la giacca che aveva già usato quel giorno, valutò la cravatta, ma si convinse di non metterla. Infilò la fondina nel pantalone, la sistemò con cura, poi prese la Beretta dal cassetto di sicurezza. Controllò la sicura con un movimento fluido, scarrellò, inserì il caricatore, un'occhiata ancora alla sicura. Si guardò allo specchio e ciò che vide lo rassicurò sul fatto che fosse al mondo per questo, ma nel profondo avrebbe dovuto guardare meglio la sua immagine perché c'era anche dell'altro. C'erano le cose non dette, c'erano le cose non viste, c'era una mancanza di sensibilità che non gli si addiceva, c'era un amore, e ve ne era un altro, ve ne erano molti in realtà, sovrapposti, duplici; c'era una vita, ve ne erano molte, c'erano le possibilità; e c'era anche Martha, nascosta dietro la sua figura, a specchiarsi esattamente nella sua schiena. Giacomo guardò dritto nello specchio, nei suoi occhi che guardavano se stesso e per un attimo la scorse. Si voltò, ma lei scomparve ancora dietro la porta del bagno.

Rimase deluso per quell'ultimo mancato appuntamento, e forse fu perché non rifletteva mai su queste mancanze, e non erano solo manciate di minuti, erano frazioni di secondi, ma frazioni determinanti, lo stesso tempo tra una promessa e la sua stessa omissione, tra una cosa detta e una contraddizione, le sue continue distrazioni.

Giacomo emise un lungo respiro. Sarebbe morto per Martha, era sempre stato così, fin da quando il suo viso corrispondeva a quello delle vecchie fotografie di quando era giovane, nelle quali si poteva scorgere quello sguardo di cui si era innamorato, e di cui era ancora innamorato. E poi un altro respiro con la mano sulla maniglia della porta del bagno e la tentazione di aprirla per parlarle, per dirle quello che aveva provato per lei e che ancora provava intensamente. E nella sospensione delle intenzioni, frazioni di secondi, nel dubbio che quello fosse un giusto momento, nel timore di trovarvi l'inverno, si accontentò del pensiero che amare fosse già la risposta a tutto. Nonostante tutto.

La mano lasciò la maniglia della porta, Giacomo fece alcuni passi indietro, attento a non svelare le sue intenzioni.

Sarebbe stato bello poter aver detto le cose che avrebbe voluto dire.

Ruotò scivolando sulle suole delle scarpe, abbandonando le sue melliflue intenzioni. Una lacrima scese in viso inconsapevole che dall'altro lato della porta del bagno lo stesso avveniva in quello di Martha.

La mandibola contratta, le mani aggrappate all'accappatoio appeso sul termosifone. I nervi al limite della tensione e la voglia di gridare. La consapevolezza di aver commesso un errore irreparabile si era aggrappata ai nervi di Martha. Amare sembrava essere l'ultimo dei suoi problemi in quel momento. E sebbene anche lei avesse alcune parole da dire, non sarebbe stata in grado di farlo. In quel suo mondo che sembrava essere stato bombardato, c'era soltanto una grande confusione e l'unica cosa buona della giornata era stata la sua resistenza almeno fino a quel momento. E sì, avrebbe potuto chiedere aiuto, Giacomo l'avrebbe protetta, ma gli avrebbe dovuto dire tutto. Anni di bugie, di sere diventate notti troppo presto e di notti diventate mattina con la stessa velocità, anni volati via creando un'ansia e un'agitazione che sempre più a fatica gestiva. Cosa aveva pensato in quella casa? In bici senza mani? I suoi diciotto anni? E cos'erano stati se non una direzione sbagliata della sua vita? Avrebbe voluto vivere una vita simile a una vacanza, e invece mille difficoltà avevano già affollato la sua esistenza. Sua figlia avuta in una notte sola, un amore senza scintille, un altro e basta. L'aveva cresciuta da sola, poi era arrivato Giacomo e per un po' aveva creduto di essere cambiata anche lei, che avrebbe potuto dormire serena a fianco di quell'uomo, che non avrebbe desiderato altri amori. Quello che non aveva imparato era accettarsi e in quel momento si sentì morire. In fin dei conti, le sembrò troppo tardi per tenersi stretto ciò che ancora c'era di bello nella sua vita.

Giacomo passò dalla cucina.

Ah, le alici. Lo sguardo indulgente, poi tornò sui suoi passi. Il sapore di bruciato sulle labbra. La terra sotto i piedi non era più una certezza. I pensieri, terreno devastato dai vandali.

"Martha! Devo andare, poi ti spiego".

Ma erano fiori che fiorivano altrove.

E lei non rispose. 

Un altro amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora