Sussurri

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            La tensione che si respirava in Questura, in Procura, nella Squadra Mobile di Firenze, era la stessa che risaliva allo stomaco di Martha sebbene si trattasse di tutt'altra natura: fiato corto, sudore, paura.

Ed era buio.

Il timore di non essere ancora al sicuro la perseguitava nelle tempie: colpi d'ascia.

Capì che avrebbe dovuto fermarsi per riprendere il controllo e riflettere. Capire dove si trovasse e soprattutto cosa avrebbe dovuto fare.

Guardò verso la direzione da cui era giunta. La superstrada era ancora visibile, ma ora sembra lontana. Correndo aveva superato un bosco di pini marittimi ed aveva tagliato il dislivello a destra e poi a sinistra. Faceva fatica a rimodulare un respiro normale, le gambe le pesavano come macigni, i polmoni facevano male ad ogni pompata d'aria e tutte le cose intorno parevano artigli pronta a carpirla. E la paura scorreva mista ai suoi globuli bianche e rossi.

Una cosa aveva in comune con la tensione materializzata negli uffici dello Stato: brancolava letteralmente nel buio e i pensieri facevano fatica ad allinearsi creando una descrizione ragionevole dei fatti.

Soltanto in quel momento, si accorse di avere una sola scarpa. Era almeno quindici minuti che correva verso una direzione non direzione eppure soltanto in quel momento se ne rese conto. Sanguinava. Una chiazza rossa sul ginocchio ed il sangue che colava verso la caviglia. Non ricordava di essere caduta. Sentiva anche uno strano stordimento dietro la nuca.

L'impatto degli airbag ed il colpo di frusta che era seguito si faceva ora presenti.

Martha si accucciò con la schiena contro quel che rimaneva di un tronco d'ulivo che non aveva neppure più una funzione decorativa.

Ascoltò i rumori che si presentavano nella campagna che la circondava.

Le parve di sentire un susseguirsi di passi, ma era soltanto il frutto dell'alterazione delle sue percezioni.

Cercò di convincersi che l'uomo non fosse intenzionato a seguirla, sforzandosi di parlare tra sé e sé per darsi coraggio.

Poi, ancora un fruscio alle sue spalle.

A stento, Martha, soffocò un urlo.

Il panico prese lo stomaco.

"Giacomo...", disse Martha chiedendo stupidamente aiuto, "Giacomo...".

Ma Giacomo era lontano, bloccato in ospedale, ignaro di tutto.

"Giacomo...", disse ancora Martha.

Ma non ebbe risposta.

Si sentivano soltanto sussurri.

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