La Mafia

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            Quando stava al nord, a Piero, nome d'arte e vero nello stesso tempo per quanto riguarda la carta di identità che portava, detto anche il Secco, gradiva prendere un hotel "come si deve", come lo definiva lui stesso, e cioè un hotel a cinque stelle. Quello era il lusso per cui valeva la pena fare il criminale, o altro che potesse permettere pari trattamento, amava anche precisare, ma senza mai precisare cosa. Al suo capo stava bene così, "I soldi li metti tu".

A Firenze non mancavano certo i buoni hotel, ed in fondo era un buon modo di spendere soldi, Piero alla pensione non pensava.

I contanti non sarebbero però piaciuti e questo era l'unico rammarico del Secco. Così, avrebbe utilizzato le carte di credito intestate ad un'azienda di Bari per la quale il Secco figurava come capo cantiere. Che poi di cantieri, ne capiva davvero poco.

A parte come fargli pagare il pizzo, suo primo lavoro di cui non andava fiero. Sebbene, in effetti, agli occhi dei capi, su quel primo lavoro aveva costruito una carriera. Ma a lui, di far pagare i deboli, non era mai piaciuto.

Ma quelli erano i primi tempi, poi il Secco aveva fatto un salto di "qualità", per come la vedeva lui chiaramente, ed era passato al traffico di droga. E da lì in poi, le cose erano cambiate. Lavorando direttamente per un boss, il Secco non solo aveva acquisito alla perfezione i meccanismi criminali, aveva anche pensato che prima o poi sarebbe diventato anche lui un boss. Cosa che, prima o poi, lo avrebbe messo nei guai.

Il Secco aveva però un vantaggio: sapeva di valere e ci avrebbe lavorato su questo concetto. Non a caso, infatti, studiava di nascosto: Finanza, uno studente con voti alti.

E che dire?

Un mafioso che studia potrebbe risultare quanto più moderno e bislacco nello stesso tempo, ma sempre di più nell'ambiente mafioso la cultura veniva apprezzata, sebbene non avrebbe mai soppiantato totalmente la durezza del mondo criminale.

Il Secco entrò nell'hall dell'hotel con questi pensieri ben chiari, e molti altri ancora, e con una strana ed appiccicosa preoccupazione per averli figurati così chiaramente nella sua mente come se chi fosse vicino a lui avesse potuto anche percepirli.

"Buonasera, le confermo la sua prenotazione, sono trecentocinquanta a notte con la colazione, ed è anche incluso l'aperitivo in terrazza questa stasera. Spero sia libero, è un evento in occasione del nostro anniversario e sono certo lei gradirà".

"Sì, grazie, ecco, usi questa", disse il Secco al concierge allungando una Visa platinum.

"Bene, solo un attimo. Camera 505 con il balcone, proprio come ha chiesto quando ha telefonato per la prenotazione".

"Bene, bene" fece il Secco digitando il pin della carta di credito.

"Le stampo la ricevuta?", chiese il concierge.

"Sì, cioè no, non serve, grazie", rispose.

Poi, il Secco salì al piano con al seguito un solo trolley e null'altro. Per la pistola ci avrebbe pensato con i contatti sul posto, nel caso. Non aveva ancora deciso cosa avrebbe dovuto fare, e certo non avrebbe avuto difficoltà a reperire ciò che gli sarebbe servito. Ed era altro che frullava nella testa del Secco, doveva ammetterlo, e cioè pensava chiaramente che il boss avrebbe potuto dimenticare la storia di suo figlio, in fondo quel poliziotto era stato costretto a sparagli, "cazzo" disse a voce bassa, chiudendosi dietro di sé la porta.

Lasciò il trolley nell'ingresso lasciandolo cadere di piatto. Si tolse le scarpe, la camicia e si avviò verso il balcone. Si vide riflesso sulla vetrata mentre l'apriva per godersi la vista su Firenze e pensò che facevano bene a chiamarlo in quel modo e che avrebbe dovuto mettere su qualche chilo.

"Fanculo", disse rivolto verso il panorama che gli si aprì davanti, un commento che valeva sia per la vista magnifica e sia per la situazione che proprio non gli andava di dover gestire.

E mentre malediceva quella situazione, una coppia si affacciò al balcone che confinava al suo e lo salutò con un eccessivo entusiasmo.

"Bella serata, vero?" gli disse l'uomo tenendo abbracciata la donna.

"Seh!", si limitò il Secco, rientrando in camera.

Pensò di fare una doccia, ma prima volle fare la telefonata che doveva.

"Pronto".

"Sono arrivato".

"Ok, poi dimmi".

"Italo?"

"È qui, ma pensa a quel poliziotto e poi vediamo".

"Forse potremmo lasciar perdere. Aspettare, non insistere. Italo ha già fatto troppe cazzate, quelli saranno tesi e pronti" tentò il Secco, ma il boss aveva già interrotto la comunicazione.

Il Secco sbuffò.

Si spogliò completamente.

Si avviò in bagno ed aprì l'acqua caldissima.

"Fanculo", lo disse odiando il fatto di doversi ripetere, anche se in questo caso, il tutto era unicamente rivolto a quanto avrebbe dovuto fare.

Dopo, uscì lasciando dietro di sé una nuvola di vapore. Si asciugò.

Prese un Ipod dal trolley ed inserì una lista di canzoni degli Swedish House Mafia.

La coerenza in persona.

Nudo, si gettò sul letto.

Per la prima volta si sentì debole.

Per la prima volta, capì che non sarebbe mai diventato un boss.

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