Quella sera, quando mi infilai sotto il piumone bianco con un libro in lingua italiana, che dovevo leggere per il corso letteratura italiana a scuola, non riuscivo a smettere di pensare alla chiacchierata che avevo avuto con Logan qualche ora prima.
Il riccio non era mai stato di tante parole con me, o meglio, non si era mai degnato di avere una conversazione degna di essere chiamata tale.
Al contrario però, non si era mai risparmiato le prese in giro, dove parlava solamente lui mentre io finivo sempre per piangere.Mi alzai dal letto sbuffnado mentre mi infilavo velocemente le ciabatte, poi
mi sedetti sulla poltrona che avevo posizionato sotto alla finestra della mia stanza qualche anno prima, quando una notte non riuscivo ad addormentarmi ed ero stata rapita da quelle poche stelle che riuscivano ancora a brillare nel cielo della chiassosa New York.La luna era completamente coperta dalle nuvole nere e la pioggia scivolava a piccole righe lungo i muri colorati. Gettati un'occhiata alla finestra della stanza di Cameron e desiderai che fosse con me.
Quella sera avevo una terribile sensazione di angoscia che mi aveva invaso ogni nervo, ogni vaso sanguigno, mia aveva annebbiato la mente e fatto accelerare notevolmente l'unico organo che era anche un muscolo.
Pensai di scrivere al mio migliore amico e di chiedergli di venire da me, ma poi mi ricordai che Logan era nella sua stessa stanza e non potevo di certo farlo uscire a quell'ora.
Cercai di fare dei respiri profondi ma non servi a niente perché il piede destro iniziò traballarmi insistentemente.
"No, cazzo!" sputai non non appena mi resi conto che le mie unghie, perfettamente affilate, erano entrate a contatto con la mia pelle e il sangue minacciava di uscire da essa.
Perché l'ansia arrivava così, di botto e senza un apparentemente motivo. Ero esausta.
Mi alzai velocemente accendendo la luce, subito dopo presi in mano il libro della scuola cercando di distrarmi, e riuscì ad immergermi nella storia di Renzo e Lucia fino a che non mi addormentai tra le lacrime.
Io non sapevo il motivo della mia ansia improvvisa, ma sentivo come se qualcosa stesse per capitare e avevo la netta sensazione che quel ricciolino c'entrasse
qualcosa, perciò mi riporomisi di evitarlo finché non se ne fosse andato dalla mia città.Mi risvegliai con il frastuono della sveglia nelle orecchie la mattina dopo, e mi accorsi di essermj addormentata con il libro sul petto.
*
"Lila!" mi richiamó il mio migliore amico dall'altra parte del tavolo della mensa scolastica qualche ora dopo.
Scrolla la testa tornando nel mondo reale. Mi accorsi un attimo dopo che avevo di nuovo una gamba traballante e le mani rosse per quanto le avessi stritolate."Non vado in classe finché il tuo piatto non è vuoto." mi ricordó indicando il piatto sul mio vassoio rosso.
Spostati lo sguardo dai suoi occhi preoccupati all'insalata di pollo che avevo preso appena arrivati in mensa, poi mi resi conto del silenzio.
Mi volta per dare uno sguardo al resto della stanza e notai che era mezza vuota, difatti c'erano pochissime persone a mangiare.
"È terminata, l' ora di pranzo." disse avvicinando il vassoio al mio corpo.
Afferrai la forchetta mentre le mani mi iniziavano a tremare, e mi misi in bocca un po' di insalata."Qualcosa non va, tata?" mi domandò preoccupato.
Scossi all'istante il capo e mi concentrai sul dolore che mi stavo imponendo con le mie stesse unghie, sulla palle.
"Metti le braccia suo tavolo." ordinò all'istante mentre sospirava. Si era accorto che qualcosa non andava, era evidente.
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Riscalderó il tuo cuore di ghiaccio.
Romance⚠TW: DCA. ⚠ Camila ha passato diciassette natali in canada nella villa dei Dawson e il diciottesimo non sarebbe sicuramente cambiato. Diciotto natali tutti uguali, ma di cui non avrebbe cambiato una virgola. I suoi genitori le avevano fatto passare...