2. Specchio ghiacciato.

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Nella villa dei Dawson c'erano cinque camere da letto e ognuno di noi aveva la propria stanza. Quelle di noi ragazzi erano al primo piano, mentre le altre due erano al piano di sopra, ed erano quelle dei genitori.

Io e Cameron avevamo un bagno che divideva le nostre stanze e che condividevano quando soggiornavamo nella casa in Canada, mentre Matihas e Asya avevano la camera condivisa un po' più distante dalle nostre, nello stesso corridoio.

Appena misi piede fuori dall'auto con cui lo zio del mio migliore amico ci era venuto a prendere in aeroporto sentii le mie air force sprofondare nella neve soffice e scricchiolante, perciò capii di essere finalmente a casa.

Recuperai la valigia e poi alzai lo sguardo sulla faccia del mio migliore amico, che sorrise, a quel punto capii che stavamo pensando la stessa cosa.

Se pur ormai diciasettenni, lasciammo le valigie sul portico e prima che i nostri fratelli raggiungessero il retro del giardino lo facemmo noi, lanciandoci a peso morto sul dondolo bianco del giardino.

"Arrivano sempre per primi!" esclamò mio fratello arrendendosi e mettendosi seduto sugli enormi scalini del retro della villa, pieni di neve.

"Sarà sempre così!" gli fece la linguaccia Cameron.

Mi spostai leggermente appoggiando la testa sul petto di quest'ultimo e feci segno a sua sorella di sedersi vicino a me, lei mi sorrise e si mise al mio fianco seguita dal suo migliore amico.

"Buone vacanze invernali amici!" esclamai prima di chiudere gli occhi e beandomi dell'aria gelida sul viso, il rumore degli uccellini e il fruscio delle foglie, finalmente ero di nuovo in paradiso e sperai che durasse a lungo.

"Ragazzi togliete le valige dal portico!" urlò Rose dalla finestra della sua camera, a quel punto riaprii gli occhi e mi alzai mettendomi davanti ai miei amici.

"Mangiamo, ci cambiamo e scendiamo giù al lago?" proposi sapendo già la risposta di ognuno di loro, ma aspettai lo stesso.

Come previsto avevano accettato, perciò un ora dopo ero in camera mia che mi vestivo abbastanza pesante per scendere giù al lago, avrei dovuto mettere anche gli stivali da neve ma nel mio armadio non c'erano più, ed essendo un capo di abbigliamento che di solito tenevo nella mia stanza in Canada, non capivo proprio dove potevano essere finite, perciò scesi al piano di sotto per chiedere a mia madre.

"Mamma hai visto i miei scarponi bianchi?" domandai entrando in cucina ma senza ricevere nessuna risposta e a quel punto notai io padre del mio migliore amico.

John alzò il capo dal computer che teneva sulla penisola della cucina e mi squadrò.

Era il migliore amico di mio padre e con lui avevo sempre avuto un ottimo rapporto, era praticamente come uno zio.

"Scendete giù al lago?" mi chiese riportando gli occhi sul monitor del pc.

Ogni anno da quando eravamo bambini, appena arrivati in Canada andavamo sempre al lago sotto casa loro, fino ai dodici anni ci avevano sempre accompagnati i nostri padri ma da allora andavamo da soli, ma dovevamo sempre dirglielo, perciò gli risposi di "si" rubando un biscotto dal barattolo di vetro della cucina, ma lo mangiai solo una volta sparita dalla sua vista.

"Credo che Grace te li abbia messi in soggiorno prova a guardare là." Mi disse sorridendo, perciò avanzai verso il soggiorno e li trovai proprio vicino alla porta, dove di solito tenevamo tutte le scarpe.

Urlai un grazie al padre del mio migliore amico e poi uscii dalla porta sul retro, raggiungendo Asya e Matihas che ci stavano già aspettando sul dondolo.

"Ei Lila" mi abbracciò da dietro Cameron riscaldandomi subito il corpo a contatto con il suo, gli stampai immediatamente un bacio sulla guancia rosea e poi seguii i nostri fratelli lungo il sentiero innevato.

Cameron Dawson era l' amico che tutti avrebbero voluto, era gentile, premuroso, dolce e talvolta anche geloso, ed essendo cresciuti insieme ormai era parte della mia quotidianità.

I nostri compleanni erano entrambi nel mese di Aprile, ma io ero nata esattamente tre giorni dopo di lui, perciò lo avevamo sempre festeggiato insieme, le nostre famiglie avevano passato insieme ogni festa di compleanno e ogni festività e a noi andava bene così.

"Che ne dite se facciamo un pupazzo di neve?" chiese improvvisamente Asya mentre camminavano intorno al lago.

Portai i miei occhi sulla riccia e le sorrisi in segno di consenso.

"Ma dai, ormai siamo grandi." puntualizzò mio fratello cercando di fare il superiore, ultimamente lo faceva spesso ed io pensavo proprio di saperne il motivo.

"Vicino alla passerella?" domandai distogliendo l'attenzione da mio fratello, con il sorrise sempre stampato in volto.

Asya riprese a sorridere e mi seguii vicino alla passerella di legno, poi, insieme, iniziammo a formare una palla di neve con l'aiuto dei ragazzi.

Una volta formato il pupazzo raccolsi dei rametti da terra vicino al un albero, mentre Asya prese delle foglie per gli occhi, e walà: un bellissimo pupazzo di neve, non bello perché era fatto bene ma perché l'avevo fatto con le persone a cui tenevo di più.

"Ei ragazzi si sta facendo buio, vogliamo rientrare?" Chiese Cameron, interrompendo la lotta di palle di neve "maschi contro femmine" che avevamo iniziato ormai da un po'. Mi blocca sul posto mentre ne componevo una e, alzando gli occhi lo vidi allontanarsi da noi e camminare verso il sentiero, perciò gliela tira in piena schiena, poi lo raggiunsi correndo.

"Questa Lila, me la pagherei!" annunciò facendomi il solletico invano. Merito della stoffa spessa della tuta da neve.

Mi voltai un attimo per vedere in tempo il lago che si colorava di arancione grazie al bellissimo tramonto che si stava lasciando quella bellissima giornata alle spalle, e non poeti fare a meno di trattenere un sorriso.

Il mio migliore amico mi mise un braccio intorno alle spalle e, appoggiando la testa sulla mia, mi ricordò il motivo per cui amavo quel posto.

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