3. È ancora un po' estate.

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«Ero 'n casino... cioè, so' ancora 'n casino ma, ti giuro, so' contento che se semo conosciuti mo. Solo du' anni fa sarebbe stato troppo complicato... ero capace solo a fa' sta' male 'a gente...»

Il mare era calmo quel giorno.
Avevamo già fatto il bagno un paio di volte e adesso stavamo cercando di asciugarci al sole, sui nostri due teli buttati un po' in disordine sulla sabbia.

Stavo seguendo con gli occhi una goccia d'acqua che scivolava sulla sua pelle, mentre lui se ne stava con gli occhi chiusi. «Mmh. Due anni fa ero un completo disastro. Anch'io ho fatto del male a un mucchio di persone. Ma... non lo so. Credo che mi saresti piaciuto comunque...»

I suoi occhi si erano aperti giusto quanto era bastato per osservare la mia espressione. «Nun ne valevo proprio 'a pena, fidati. A malapena me sopportava mi' madre...»

Avevo scosso la testa. «Non è che quella sera davanti al ristorante fossi sicuro di che persona avessi di fronte. Ti ho guardato e... lo sai. Penso che sarebbe successa la stessa cosa.»

Manuel ci aveva riflettuto per qualche secondo. «T'avrei fatto der male de sicuro, Simò. Ero 'n deficiente. E nun avevo manco capito niente de' sta cosa ancora...»

La maniera vaga in cui aveva accennato alla sua sessualità rendeva chiaro quanto tutto fosse ancora nuovo per lui, quanto fosse difficile.

Avevo scrollato le spalle. «Anch'io stavo a malapena cominciando a rendermene conto. Ma con te... non penso che avrei potuto fare a meno di notarti. Probabilmente mi sarei fatto spezzare il cuore... avrei fatto in modo di esserti amico per sondare il terreno. So' un tipo testardo, di solito non mi arrendo finché non ci sbatto la faccia.»

«Nun ne avevo amici e nun ne volevo» mi aveva informato, senza smettere di osservarmi di sottecchi.

Avevo sorriso. «So essere parecchio insistente»

A quel punto si era alzato a sedere, forse per sostenere il punto in maniera più convincente. «Nun ce stavo co' a testa» aveva insistito. «T'avrei menato»

Non avevo mostrato particolare sorpresa per quella considerazione. «... non posso assicurarti che non lo avrei fatto prima io»

Manuel aveva inarcato le sopracciglia. «Te?»

Avevo fatto di sì con la testa. «Te l'ho detto che pure io ero un disastro. Ho quasi menato mio padre.»

La sua risposta era arrivata dopo diversi sguardi carichi di domande che ancora non sembrava avere il coraggio di fare. «... nun avevi detto che probabilmente avresti provato a esserme amico?»

«Sì ma ci sarei arrivato col tempo. In quel periodo non m'andava giù di essere quello che sono.»

Mi diede una spintarella sulla coscia: «Peggio me sento! Nun ce saremmo proprio sopportati!»

Ne avevo approfittato per prendergli la mano. «Perché? Sei un tipo che porta rancore?»

Quando aveva alzato gli occhi al cielo avevo riso. «Se me meni de certo nun te dico grazie!»

Le nostri mani erano intrecciate ma ben nascoste dallo sguardo dei bagnanti, un po' dal ginocchio che tenevo sollevato a posta, un po' dal corpo di Manuel, che stava seduto di sbieco. Perciò avevo azzardato qualche carezza col pollice e una pacca distratta al suo ginocchio con la mano libera.  «Dopo avrei cercato di farmi perdonare, però...»

Il suo sguardo si era subito addolcito ed aveva tentato inutilmente di impedire alle sue labbra di distendersi in un sorriso. «... ok, forse nun me la sarei proprio legata al dito. Ma solo perché, pure senza capire il vero motivo, de sicuro nun me saresti stato indifferente...»

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