9. Vivere abbracciando la paura.

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Il letto di Manuel era troppo piccolo per due, ma aveva insistito talmente tanto che mi fermassi a dormire da lui, che non sarei riuscito a rifiutare neanche volendo.

Non sembrava preoccupato che Anita potesse trovare strana la nostra eccessiva intimità ma, dopo quello che era successo con Chicca, avevo capito che Manuel era molto più avanti di quanto lui stesso si fosse reso conto.

La notte era stata lunga. Avevamo parlato a lungo, fino a farfugliare in maniera incoerente con le palpebre pesanti.

Manuel mi aveva ripetuto che mi amava un milione di volte. Sembrava che non riuscisse più a smettere. Avevo l'impressione che fosse il suo modo di ringraziarmi di tutto il supporto che gli avevo dato.
Aveva insistito per raccontarmi per filo e per segno e senza filtri come i suoi sentimenti fossero cresciuti a poco a poco durante l'estate e tutte le cose che aveva evitato di dirmi, per timore o imbarazzo.

Ora che la faccenda era stata abbondantemente approfondita, Manuel si divertiva persino a prendermi in giro per l'inspiegabile capacità che avevo avuto di escludere ogni singolo elemento attraverso il quale avrei potuto scoprire chi fosse.

«Te ricordi quando hai proposto la regola dei telefoni?»

«Sì. Avevo notato che sembravi riluttante quando toccavamo anche solo lontanamente l'argomento e ho pensato che se ti avessi chiarito che davvero ero pronto a viverti per una sola estate, ti saresti fidato di me un po' di più»

«Me so' sentito 'na merda, invece. Ho pensato: guarda 'sto santo ragazzo che cerca de sta' appresso a tutte le pare tua, mentre tu sei un egoista del cazzo!»

«Mi 'spiace aver causato questo conflitto interiore...»

«Comunque, a na certa ho capito che nun m'avresti mai nominato co' tu' padre, eccetera. Però m'ero convinto che prima o poi m'avresti beccato pe' colpa delle foto sul profilo Instagram de Chicca...»

«Chicca non c'ha foto con te! Me ne sarei accorto!»

«C'è 'na foto co' tutta la classe nelle storie in evidenza. E ce n'è una co' me, Giulio e Matteo tra quelle in cui è taggata...»

«...»

«Però, considerato che se l'avessi scoperto prima probabilmente m'avresti accannato—»

«Mmh, ne dubito...»

«— so' contento che le cose so annate così.»

Superato questo argomento, mi aveva parlato più apertamente di tutta la faccenda riguardante lui e mio padre. La conoscevo già ma all'epoca aveva tralasciando parecchi particolari che ora sembrava ansioso di approfondire ed era stato a un certo punto di quella conversazione che eravamo crollati.

Quando mi svegliai, la mattina dopo, Manuel occupava la maggior parte dello spazio disponibile e io facevo fatica a restare aggrappato al materasso.

Dopo un paio di minuti di tentativi di riguadagnare terreno, decisi di alzarmi. In effetti, Manuel aveva scommesso che mi sarei buttato giù dal letto ben prima che la sveglia suonasse.
A conti fatti però, era stato lui a buttarmi sul pavimento.

Cercai a tentoni il cellulare che avevo abbandonato sulla scrivania lì accant0: erano quasi le sette e venti.
A casa, mi sarei considerato in estremo ritardo, dato che avrei avuto molta più strada da fare fino a scuola. A Manuel invece rimanevano ancora una decina di minuti di sonno.

Mi vestii con calma e poi uscii dalla stanza in punta di piedi, sperando di bere un bicchier d'acqua in sordina e tornare indietro senza disturbare Anita.
Non avevo messo in conto il fatto che lei potesse essere già seduta al tavolo della cucina.

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