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Manuel mi aveva assicurato che avremmo avuto casa sua tutta per noi quel pomeriggio, perché Anita era stata costretta a fare il doppio turno a lavoro. All'uscita di scuola avevo detto a papà di non aspettarmi e che probabilmente sarei rimasto da Manuel a dormire.

Papà non aveva fatto una piega ma mi ero appuntato mentalmente di raccontargli la verità appena possibile: in effetti, un po' non vedevo l'ora e dato che Manuel sembrava talmente impazzito da avere voglia di gridarlo ai quattro venti, non c'era ragione per continuare a nasconderglielo.

Quando arrivammo a casa sua però, Manuel frenò di botto e cercò di guardarmi a fatica, girando il collo. «Nun c'avemo da magna'!»

«Non dicevi che paragonato a me potevi esse' considerato uno chef stellato?»

Lui annuì, ridacchiando. «Quello è vero, ma avevo detto a mamma che sarei annato a fa' la spesa...»

Meditai per qualche minuto e poi gli feci cenno di ripartire. «Passiamo a casa mia. Ieri nonna mi ha scritto per dirmi di aver lasciato il polpettone con le patate. La spesa la facciamo più tardi.»

«Sicuro che tu' padre nun se l'è già spazzolato?»

«... mal che vada rubiamo qualcos'altro, dai cammina!»

Mi sfuggì il momento in cui decidemmo che quella fosse una missione da compiere di nascosto. Comunque, non mi andava di dire a papà che avevo così poca voglia di cucinare da preferire rubare quella che forse aveva pianificato essere la sua cena - soprattutto perché avevamo una discussione in corso per decidere chi sei due fosse più svogliato - perciò non obbiettai quando Manuel parcheggiò lontano e procedette fino alla porta in punta di piedi.

Una volta dentro, mi feci trascinare dalla situazione e decisi che prima di compiere il furto, sarei andato in ricognizione.

Perlustrai il salotto, la cucina e lo studio, ma di papà neanche l'ombra.

«È perfetto, mi sa che sta di sopra!»

Manuel alzò i pollici, tornò velocemente in cucina e recuperò la refurtiva in meno di dieci secondi.

A quel punto la situazione era talmente comica che dovemmo tapparci la bocca a vicenda per evitare di rovinare tutto con un eccesso di risatine.

Manuel prese il compito di zittirmi troppo sul serio però, perché a un certo punto mi trovai spalmato sulla porta che cercavo di aprire mentre lui mi tappava la bocca in una maniera molto poco appropriata per una missione in incognito.

In effetti, ero parecchio distratto, perciò non notai subito il fatto che la maniglia mi stesse scivolando via dalle dita.

All'improvviso fummo investiti dalla luce del giorno e, quando ci voltammo, le figure di Anita e mio padre avvinghiate in un abbraccio molto simile al nostro comparvero sullo sfondo.

«Ma che cazzo...?!»

«Simone! Credevo fossi...»

«Aspetta un secondo...!»

Ci studiammo a vicenda a bocca spalancata per almeno trenta secondi, poi parlammo tutti insieme.

«State insieme?!» chiedemmo io e papà nello stesso momento, seguiti subito da Manuel e Anita. «Perché non ce lo avete detto?!»

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Note autrice:

... chiedo scusa! 😂

Ho immaginato questa scena così tante volte che alla fine ho dovuto inserirla per forza.
Avevo disseminato qualche indizio durante i capitoli e mi sembrava uno spreco lasciarli buttati lì. Avrei potuto inserirla alla fine dell'ultimo capitolo, ma avevo l'impressione che rovinasse il momento finale.

Adesso è finita davvero. Ancora grazie e ancora scusa 💘💘💘

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