XXII - Il colloquio

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C'era una silenzio ben poco piacevole, in quell'ufficio tanto particolare. E, se solo non fosse stato tanto preso da quella strana conversazione, Earl si sarebbe interessato tantissimo a tutti quegli oggetti curiosi di cui conosceva soltanto il nome e la funzione, ma che mai aveva visto.
- Ho forzato il Gargoyle a rivelarmi la parola d'ordine- ammise. Silente saoeva già la verità, o comunque l'aveva intuita di certo.
- Un Omnia Revelio non è un incantesimo da principianti, signor MacMillan, e di sicuro non si trova in nessuno dei libri della nostra scuola- e il Corvonero tacque, sapendo che sarebbe stato inutile controbattere. Era vero. Quell'incantesimo figurava fra quelli sconosciuti al Ministero, quelli non rintracciabili.
- Ma non è questo di cui volevo parlarle, non strettamente, almeno- e un sentore di pericolo cominciò a balugginare nella mente del giovane, mentre Silente congiungeva le mani sotto il mento aguzzo.
- Il professor Lupin mi ha riferito quanto successo nella sua classe pochi giorni addietro. E, come me, ha riconosciuto gli effetti di una delle tre Maledizioni Senza Perdono.
E ora? Che dire? Che inventare? Che scusa usare? Se Lupin aveva riconosciuto la Cruciatus, che cos'avrebbe potuto dire a Silente?
Questi, però, non fece pressione e, semplicemente, attese che dicesse qualcosa. Si limitavano a guardarlo da sopra quei suoi occhiali a mezzaluna, scrutandoli con quegli occhi chiari e penetranti.
- Cosa vuole che le dica, professore... preside?
- Professore va benissimo- lo rassicurò Silente ed Earl annuì.
- Cosa vuole che le dica? Che mi sono trovato in una situazione in cui non sarei mai dovuto capitare?- Silente non disse nulla e si limitò a sospirare, quasi quella scena gli fosse familiare.
- C'entra per caso quel suo libro?- e il giovane annuì di nuovo.
- Una grande conoscenza, se non guidata, può essere soltanto nociva- commentò il preside - E può portare a situazioni incerte o pericolose.
- Si sta riferendo a lui, vero?- domandò a quel punto Earl. Se fosse stato necessario si sarebbe messo a parlare di Schiopidi, piuttosto che esser costretto a rivivere anche di giorno quell'incontro.
- Voldemort?- e il giovane annuì senza scomporsi, con grande soddisfazione di Silente - Esatto. Ha seguito la strada dell'ambizione e della follia. Come lei, aveva incominciato a voler apprendere di più, a voler apprendere da solo.
- Le posso assicurare che non diventerò come lui.
- Ne sono certo. E non è per questo che le ho chiesto di restare- lo studiò ancora un attimo, poi annuì, quasi fosse giunto ad una conclusione privata - Suppongo non si sia recato al San Mugo, o adesso il signor Malfoy non sarebbe più in libertà.
- Suppone correttamente.
- Come sa non c'è cura per la maledizione che le è stata scagliata contro quel giorno, ma, oggigiorno, ci sono molte pozioni utili ad alleviarne gli effetti, almeno nell'immediato.
- Certo- eppure, perché sapeva che non era solo quello il nocciolo della questione? Perché aveva l'impressione che Silente stesse valutando le sue risposte, prima di esprorgli il vero problema? - Ma ormai il peggio e gli effetti principali sono svaniti. È passato abbastanza tempo.
- Vero. E, infatti, è bastato soltanto un Molliccio per costringerla all'infemeria- Earl si pietrificò per l'ennesima volta quella mattina - E per obbligare la nostra Madama Promfery a dimenticare di averla incontrata e di doverla trattenere.
Earl strinse i pugni sotto la scrivania, serrando tanto le mani da farsi male.
- E perché non ha denunciato il suo aggressore?- domandò subito Silente. Un moto di furore traversò Earl, che cercò di far sfumare il nervosismo attraverso moti concentrici delle dita sui palmi.
- Perché ha troppo potere al Ministero. Come è riuscito a far cacciare lei l'anno scorso sarebbe riuscito facilmente a sfangarla. E avrebbe fatto quel che ha fatto a me anche a mio fratello. Ma non si sarebbe fermato.
- E lei perché sta dicendo tutto a me?- era evidentemente un test. Un esame di qualche tipo.
- Perché me l'ha chiesto. E perché so che lei può capire perché non ho intenzione di dire nulla- spiegò, sempre più guardingo.
- In sostanza, si fida di me- asserì Silente.
- Fiducia è una parola molto ingombrante, non crede?- e il preside accennò ad un sorriso, prima di scostarsi appena dalla sedia.
- Potrei aiutarla. Il signor Malfoy ha già causato molti problemi, e con la sua testimonianza e la mia influenza potremmo evitare molti altri problemi futuri- Silente si era alzato e in quel momento guardava fuori dalla finestra, con le mani intrecciate dietro la schiena.
- Con il dovuto rispetto, professore, Malfoy è già riuscito, l'anno passato, a cacciarla dalla scuola. Con quel che sta accadendo ora con Sirius Black in libertà, credo sia più saggio che lei rimanga ad Hogwarts- Silente annuì impercettibilmente. Earl non poteva saperlo, ma un sorriso compiaciuto gli aveva increspato le labbra.
- È un caso terribile e curioso ad un tempo, quello di Sirius Black. Lei cosa ne pensa?- da quando era diventata una conversazione sullo zio della sua amica?
- Onestamente?- Silente annuì, ancora voltato di spalle - È stato il primo ad evadere da Azkaban, e per questo, in qualche modo, merita un certo malsano rispetto. Non è un'impresa facile- Silente annuì. Non era quello che gli premeva - Non ha avuto processo e nessuno si sofferma mai su questo.
- C'erano Babbani a testimoniarlo. O la parola di uno di loro non è importante per lei?- domandò il preside, ancora affacciato alla finestra chiusa.
- Non ho detto questo, professore. Sirius Black ha, evidentemente, fatto saltare in aria una strada, uccidendo dodici Babbani. È quasi sicuramente un assassino ed un folle, ma non è stato processato. Il Ministro della Magia di quel tempo, Bartemius Cruch Sr., ha trovato un comodissimo capro espiatorio, un colpevole, e l'ha abilmente utilizzato.
- Lei crede che Black sia innocente?- un lampo di interessa guizzò negli occhi del preside: capire quel ragazzino si stava rivelando incredibilmente interessante.
- Non ho detto questo. Come potrebbe essere innocente? È un folle e un assassino, ma non ha avuto un processo. Non avrebbe meritato giustizia anche lui?
- Credo che i familiari di quei dodici Babbani uccisi non siano d'accordo, come non lo è la madre di Minus.
- No, ovviamente, ma io non sono un loro familiare e possiedo una mia capacità di pensiero, se permette.
- Crede che abbia fatto bene?
- Perché me lo sta chiedendo?
- Sono in molti, di questi tempi, che credono Annie Black complice di suo zio. Come ha detto lei prima, Sirius Black meriterebbe una certa forma di... rispetto, per essere riuscito ad evadere da Azkaban e a beffardo i Dissennatori non una, ma ben due volte senza essere scoperto. Ora le chiedo, lei la crederebbe capace di uccidere o d'essere complice di un omicidio?- da quando Silente era tanto schietto? Earl non seppe rispondere subito: quel modo di fare del.preside l'aveva decisamente destabilizzato.
- Perché lo chiede a me?- subito dopo averlo detto, si pentì di quella sua uscita. "Stupido" si riproverò, ma ormai non poteva più rimangiarsi quella frase.
- Non è lei il Corvonero?- indagò Silente ed Earl si morse la lingua, trattenendo un'imprecazione contro la sua stessa stoltezza.
- Intende se ne ha le capacità o se ne ha il sangue freddo?
- Entrambe, suppongo- rispose questi, voltandosi di nuovo verso il giovane e tornando a sedersi alla scrivania.
- Tecnicamente parlando, è inutile negare che non ne abbia le capacità, come la maggior parte delle persone in questo castello. In quanto alla seconda questione, non la credo capace di commettere un simile crimine- possibile che Silente volesse semplicemente una conferma dell'innocenza di Annie? Eppure, gli sembrava davvero inverosimile.
- E lei, signor MacMillan? Lei ne sarebbe capace?
- Ne avrei le possibilità, suppongo, come chiunque altro qui dentro.
- E questo lo sappiamo. A me interessa sapere se lei lo farebbe mai- Earl scosse il capo - Nemmeno per vendetta? O per proteggere suo fratello?
- No. Dovrei essere tirato, anche se si trattasse di Malfoy.
- Ed è un bene- rispose Silente - Con le sue abilità magiche, è un bene.
Eppure, continuava insistentemente a scrutarlo. All'improvviso, qualcosa si affacciò alla mente di Earl, ma le sue permanenti barriere mentali risposero al velato attacco del preside.
Questi, segretamente sorpreso, disse - Essere un abile Occulumante è raro persino nei maghi adulti. I miei complimenti. Ed è precisamente a questo che mi riferisco.
- Sa che il primo anno, la signorina Black ha ricevuto lezioni avanzate dalla professoressa McGranitt?- Earl annuì - Le potrebbero interessare lezioni simili?
Non voleva sembrare scortese o presuntuoso o supponente o altro, ma, per quanto stimasse la professoressa di Trasfigurazione, temeva ci fosse poco, oltre al diventare un Animagus, che lei sapesse in più rispetto alla grande biblioteca del castello. E Silente parve capirlo, perché accennò ad un sorriso.
- Si sta rannuvolando- annunciò, accennando all'esterno - Potrebbe accendere quella lampada? Temo di aver scordato la mia bacchetta nell'altra stanza- anche uno stolto sapeva che Albus Silente non necessitava di una bacchetta, ma non era l'illuminazione della stanza che premeva al preside.
Earl fece scivolare una mano alla bacchetta, ma l'occhiata arguta dell'uomo lo trattenne. Silente sapeva. Sapeva davvero troppo.
Così lasciò stare la bacchetta e le lampade si accesero all'istante, stuzzicate da una magia silenziosa.
- Come immaginavo- annuì il preside.
- Le ripropongo la mia offerta: vorrebbe seguire delle lezioni private per affinare i suoi doni?- Earl tentennò. Come rifiutare senza apparire scortese? E se poi si fossero rivelate più utili del previsto? - Non si preoccupi. Non sarebbe la professoressa McGranitt ad occuparsi di questi incontri. Sarei io- e, a quel punto, Earl non riuscì a trattenere lo stupore e strabuzzò gli occhi celesti, incastonandoli spudoratamente in quelli chiari del preside, che sorrise compiaciuto, esattamente come poco prima. Era potente, quel ragazzino davanti a lui, ma aveva un cuore buono. E, da quel che lui stesso aveva potuto vedere, le due cose raramente erano racchiuse nello stesso mago o nella stessa strega.
- Perché?- domandò dopo un po' di tempo il giovane, imporvvisamnete più diffidente.
- Perché lei mi ricorda qualcuno che un tempo conoscevo- spiegò brevemente l'uomo - Quindi? Accetta la mia offerta?
- Certamente professore- annuì prontamente Earl, senza riuscire a trattenere il sorriso che gli si era dipinto in volto.
- Bene, direi che può andare. Temo che sia quasi in ritardo per la lezione successiva. Le auguro una buona giornata- e si alzò anche il preside, mentre Earl salutava e faceva per uscire - Ah, un ultima cosa. I suoi compagni di dormitorio potrebbero spaventarsi alla vista di una fenice?- domandò e il Corvonero sorrise furbescamente.
- Spero di no, professore- e senza aggiungere altro si chiuse la porta alle spalle.

La figlia di Regulus Black - HogsmeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora