XXVI - L'albero

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Come poteva Silente non riconoscere quell'oggetto d'argento che, in un secondo, si era avvolto attorno al polso di un suo studente?
Era appena entrato in Sala Grande e nessuno si era accorto di lui. C'erano soltanto tre persone in tutta la Sala, due al tavolo di Corvonero e una a quello di Serpeverde.
Sedendosi al tavolo, però, aveva subito notato quella catenina stringersi attorno al polso del Corvonero, prima che questi la nasvondesse sotto la camicia.
Poi l'aveva visto sorridere, rivolgendo un'occhiata guardinga al Serpeverde.
E, a quel punto, Silente aveva capito chi fossero i due interessati in quel patto di sangue.
Silente aveva arricciato impercettibilmente le labbra, sempre più convinto di quel che aveva pensato la prima volta che quel ragazzino era entrato in quella Sala: era come lui.
Era rimasto lì, senza esser visto, a lungo, osservando i tre uscire insieme dalla sala dei banchetti. Eppure, sulla porta, un paio di occhi celesti avevano cercato i suoi e avevano sorriso quando li avevano trovati: l'aveva percepito quando era entrato.

Annie cominciava ad essere davvero stanca. Seguiva tutti i corsi disponibili e non si lamentava, ma quel continuo passare da un'ora all'altra come se nulla fosse la stava distruggendo lentamente.
Era seduta sul prato, appoggiata a quell'albero, aspettando che Earl riemergesse dalla biblioteca, dove sapeva si era rifugiato dopo pranzo, nell'ora buca di Pozioni. Piton era stato, stranamente, assente quel giorno e nessun altro insegnante l'aveva sostituito.
E poi, c'era la questione Sirius Black. E, anche da solo, era un gran bel problema.
Poi, si era aggiunto Earl, con quella Maledizione Senza Perdono che aleggiava sopra la sua testa e dietro di lui; ora, però, s'era aggiunto addirittura quel patto di sangue.
E, in fine, c'era lui. Suo padre, Regulus Black. E quel medaglione. Quell'Horcrux. Diamine, quanto lo odiava. Odiava ciò che, non l'avrebbe mai ammesso, temeva esser successo a suo padre. Lei lo vedeva annegare, ogni notte, eppure tutti dicevano che Voldermort l'aveva ucciso. Perché? Non c'era Voldemort nelle sue visioni. C'era soltanto quell'elfo, Kreacher. Per quello, però, avrebbe dovuto aspettare fino a Natale. Un'attesa terribilmente lunga.
Cercò di allontanare i pensieri, concentrandosi sul mondo attorno a lei. E, in parte, ci riuscì: il Lago Nero scintillava, placido, e la Piovra Gigante agitava mollemente i suoi tentacoli; l'albero sopra di lei agitava le ultime foglie, scuotendosele di dosso con ferocia; in lontananza poteva scorgere il Platano Picchiatore; davanti a lei, però, si stagliava Hogwarts in tutta la sua bellezza. E, proprio da questa, stava arrivando una figura slanciata, annunciata da un'elettrica chioma bionda. E da un flusso terribilmente intenso di pensieri caotici.
- Alla buon'ora- esclamò, quando fu abbastanza vicino. Il Corvonero appoggiò velocemente i libri che teneva in mano, sedendosi sull'erba umida.
- Scusa- disse soltanto, abbozzando un sorriso, e lei scosse il capo.
- Allora- cominciò subito lui - Cos'è successo?
Annie valutò seriamente l'ipotesi di mentirgli, ma l'accantonò subito, quando vide quella venatura di preoccupazione spezzare il sorriso dell'amico.
- Ho fatto un incubo particolarmente... doloroso- incominciò - Un incubo che credo tu faccia ogni notte- e potè facilmente scorgere un lampo allarmato scintillare in quell'azzurro imporvvisamnete turbolento. Al contrario di quanto si sarebbe aspettata, però, Earl non disse nulla, limitandosi a fissarla, attendendo che porgesse quella fatidica domanda.
- Cos'è successo davvero quel giorno?
Earl si inumidì velocemente le labbra, improvvisamente secche, e si morse la lingua, come a voler trattenere la verità.
- Non è così complicato da capire- rispose soltanto. Non era una risposta precisa, ma un qualcosa che era lì e aleggiava, detto e non detto.
- Lucius... lui ha...- ma Earl la interruppe.
- Non chiederlo anche tu- supplicò, cercando improvvisamente il suo sguardo. E ad Annie bastò quello. Non servì nessun'altra spiegazione. Quello sguardo era più chiaro di qualsiasi altro discorso del Corvonero.
- Ora tocca a me- decise di cambiare argomento, forse per depistare l'attenzione di MacMillan, forse per pura curiosità.
- Il patto di sangue... perché?- domandò ed Earl attese qualche istante, prima di rispondere.
- Perché arriveranno giorni bui, molto bui, e tu, come me e Nott, lo sai. Sai quel che mormorano i... insomma, i Purosangue. E sai quel che potrebbe succedere- Annie annuì mestamente, gettando uno sguardo all'avambraccio immacolato - La nostra è stata una... precauzione. Abbiamo stretto questo patto per prudenza, in modo che uno non tradisca, anche se involontariamente, l'altro.
- Non basta fidarsi?- domandò. Eppure saoeva che era una domanda sciocca, terribilmente sciocca: per loro non poteva esistere fiducia, come non poteva esistere amore.
- Immagina di trovarti in pericolo, in una battaglia, e questo tuo amico ti potesse salvare. Ecco, entrambi sapete che questo tuo amico sarebbe subito colpito da una maledizione. E non rimane che decidere chi dei due si deve sacrificare. Ora, un patto di sangue è infrangibile. In questo modo, Nott non potrà avere niente da ridire se dovessi salvargli la vita.
- E lui a te- mormorò dopo qualche istante Annie, ma Earl scosse il capo.
- No. Nott ha promesso di non dire nulla di quel... insomma... di Notturn Alley, a chi non sa per lo meno. Io di proteggerlo, per quanto mi è possibile.
Annie si passò una mano in viso, frustrata. Erano due folli, non c'era altra spiegazione.
E stava per dirglielo, ma qualcuno alle loro spalle li interruppe. Una nuvola informe di capelli biondi era sparpagliata in aria alla rinfusa e una figura correva precipitosamente verso di loro.
- Abbott?- domandò confuso Earl, alzandosi in piedi velocemente. L'unico motivo per tanta fretta poteva essere soltanto suo fratello.
- Earl, per fortuna sei qui!- esclamò, con il fiatone, appoggiandosi con i palmi sulle ginocchia e riprendendo fiato. Passati circa cinque minuti, però, Hannan non aveva ancora detto nulla.
- Parla, Abbott!- sbottò Earl, poiché questa non dava segni di voler spiegare - Che sta succedendo?
- Tuo cugino. È in dormitorio, lui...- iniziò ed Annie si voltò un istante verso l'amico. E, come si aspettava, lo trovò con quell'espressione gelida identica a quella che aveva assunto da Mielandia.
Per uno che si farebbe uccidere per il gemello, è un po' poco affettuoso verso quello stesso, ragionò Annie, mentre Hannan proseguiva.
- Non vuole vedere nessuno. Poco fa ha urlato un "A meno che tu non sia Earl vattene immediatamente". Si rifiuta di far entrare persino Justin- e probabilmente Hannan sarebbe andata avanti a spiegare ancora a lungo, se Earl non l'avesse superata di corsa, senza degnare di uno sguardo nessuna delle due figure alle sue spalle. Che cosa poteva esser successo ad Ernie, quella volta?
Ed Hannan rimase lì, a torcersi nervosamente le dita candide, incerta se attaccar bottone con la Black oppure no.

La figlia di Regulus Black - HogsmeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora