XVIII - "Avevano paura di me"

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Hogsmead era viva. Non saoeva in che altro modo definirla. Hogsmead respirava, pensava e provava emozioni, al pari di Hogwarts. Hogsmead era magica. Ed effettivamente era popolata interamente da maghi e streghe.
Ed Earl ne stava assorbendo velocissimamente l'essenza più incantata. Si guardava attorno, curioso, senza nemmeno preoccuparsi più di quel che la gente avrebbe pensato. Quand'era arrivato si era diretto subito ai Tre Manici di Scopa, senza visitare il borgo, e poi, quando si era accorto che Annie tardava a raggiungerlo, si era recato alla svelta da Mielandia. E lì aveva atteso pazientemente per circa una mezz'oretta, curiosando fra gli scaffali e sperando sia di non incontrare il fratello sia di non inciampare nelle scomode domande dell'amica. Scomode ed inevitabili.
Insomma, le sue speranze erano state brutalmente distrutte nel seguente ordine:la prima direttamente in quel negozio di dolci, la seconda appena fuori da questo.
E, in quel momento, Annie Black attendeva la risposta alla sua domanda, camminando silenziosamente accanto a lui com quel suo passo felpato.
"Perché non mi hai aspettata dai Tre Manici di Scopa come avevamo stabilito?" aveva chiesto Annie. E lui che avrebbe dovuto rispondere? Che aveva cominciato a temere che i due Weasley avessero opposto più resistenza del previsto? Perché poi? Con lui erano stati molto condiscendenti... soprattutto erano stati di grande aiuto... perché avrebbero dovuto? Suonava stupida, quella preoccupazione, a ripensarci, ma sul momento quel nervosismo non gli aveva permesso nemmeno di godersi quella prima uscita al villaggio incantato.
Annie non lo incalzò, limitandosi di tanto in tanto a scoccargli occhiate curiose. Per fortuna aveva lasciato la presa sul polso appena usciti dal negozio ed Earl aveva potuto tornare, dopo molti minuti, a respirare.
-Curiosità- liquidò l'argomento. Capì, però, che l'altra aveva già intuito tutto, ma nessuno dei due volle dire nient'altro. E così ripresero a parlare di questo e di quello, senza mai sfiorare quell'argomento che aleggiava sospeso fra loro. Da una parte, Annie non aveva il coraggio né la faccia di tolla di chiederglielo, dall'altra, Earl non aveva voglia di affrontare la questione.
-No - protestò ad un certo punto Earl, aprendo la porta del locale e facendole cenno di entrare. Passata lei entrò e si chiuse la porta alle spalle.
Cominciava a fare freddo seriamente e il caldo avvolgente de "I Tre Manici di Scopa" era ben gradito a chiunque. E, proprio per questo, non c'era posto a nessun tavolo. E nemmeno al grande bancone.
- Sì, invece- ribattè Annie, intestardita, mentre facevano un rapido conto delle persone per tavolo: magari avrebbero potuto guadagnare almeno due sedie.
- No, ti dico: un Olivander, per la precisione Garrick Olivander, era un Mezzosangue. Sua madre era una Babbana.
- E io ti dico che sua madre era una Nata Babbana- protestò Annie. E, rara occasione, aveva ragione lei. Perché poi si fossero messi a discutere proprio su quello, nessuno dei due lo sapeva davvero.
- Cambiando argomento- incominciò Earl ad un tratto - Sembra che non ci sia proprio posto. E a questo punto abbiamo due scelte: uno, prendere qualcosa e berlo fuori; due, prendere qualcosa e berlo qui in piedi ammassati alla gente laggiù- e accennò ad un folto gruppo in piedi come loro.
- Cambiare locale?- domandò invece Annie, ma Earl strose il naso.
- Senza offesa, ma c'è un motivo se tutta questa gente è affollata qui dentro: al Testa di Porco rischi una bella intossicazione solo entrando e negli altri... non so di preciso quanto siano affidabili.
- Esageri- assicurò Annie e a quel punto Earl dovette cedere. Così, con uni scuotere di capo, prese la porta ed uscì assieme all'amica, al suono di "Testa di Porco, siamo pronti all'infemeria!".

Annie Black avrebbe scoperto, con il tempo, che quando Earl MacMillan suggeriva qualcosa, era meglio ascoltarlo. Soprattutto quando lei non aveva mai sentito nemmeno il none di una tal cosa o di un tal luogo.
Quel giorno, però, non l'aveva ancora capito appieno e, per questo motivo, erano seduti ad un tavolo sudicio, in un locale vuoto, con davanti al naso due pinte di Burrobirra. Sempre che di Burrobirra di trattasse: era più scura del normale e gorgogliava in modo sospetto.
- Secondo te è commestibile?- domandò lei, agitando appena quella poltiglia informe.
Earl, ch'era già stato lì, le rifilò un'occhiata d'accusa. Poi, con un movimento fluido, afferrò il boccale e ne bevve un bel sorso. Increspò appena le labbra coperte di spuma, arricciando le sopracciglia e storcendo il naso. Appoggiò il boccale sul tavolo spesso e unto, poi fece per prendere il mano un tovagliolo, ma si fermò con la mano a mezz'aria. Quei tovaglioli erano, se possibile, più sporchi del tavolo e delle finestre incrostate.
-Merlino!- si lasciò sfuggire il giovane, recuperando un fazzoletto dalla tasca e pulendo la bocca con quello - Questo posto è peggiorato... non credevo fosse possibile!- e si rifiutò di bere anche solo un altro sorso di quella bevanda che l'oste spacciava per Burrobirra. Annie, d'altro canto, assicurò che non poteva essere tanto terribile. Appena quella sostanza poltigliosa, però, le sfiorò le labbra, allontanò il boccale e lo appoggiò sul tavolo vicino a quello dell'amico. Questi, senza dir niente, le passò un fazzoletto che lei accettò con un muto "grazie".
- Eri già stato qui?- domandò ad un certo punto lei, cercando di ignorare quel sapore orribile che le aveva invaso la bocca e la gola assieme.
- Sì. Mi ci ha portato mio zio- spiegò, gettando un'occhiata al vecchio al bancone, che non li perdeva d'occhio un solo istante.
- Perché? Cosa gli hai fatto di tanto orribile?- indagò ed Earl lasciò che una risata lo scuotesse senza opporsi, piegando appena il collo e socchiudendo gli occhi brillanti.
- No- riuscì a dire dopo qualche istante, riassumendo un certo contegno. Forse fu complice anche l'occhiataccia che ricevette dall'amica.
- No, mio zio è un Babbanofilo... anche l'oste, qui- e abbassò il tono di voce, sporgendosi apoena verso Annie - anche l'oste lo è. Si sono conosciuti anni fa, ai tempi della Guerra Magica. Non so come, ma sono diventati amici. E lui viene spesso qui. Quel giorno ha deciso di portare anche me- spiegò, accennando ad un sorriso.
- Per questo hai tanto da ridire con Malfoy, vero? Tuo zio è Babbanofilo.
- E mio fratello come lui. È un traditore del suo sangue, come nostro zio. Per questo tuo cugino e tuo zio mi trovano particolarmente fastidioso.
Annie annuì. Non dovette leggergli la mente per capire che la sua mente era inevitabilmente corsa a quel giorno. Era facile desumerlo dalla posa rigida che aveva assunto la sua schiena, dai pugni serrati sotto il tavolo e dall'espressione troppo rilassata del suo viso.
Così, fuoco spegne fuoco, decise di depistare del tutto la sua attenzione.
- E tuo fratello?- Earl non dovette nemmeno chiedere spiegazioni: doveva per forza aver notato quello scambio fra loro, poco prima.
- Non sta a me criticare, sia chiaro: in famiglia siamo esperti di situazioni così- specificò, ma il Corvonero aveva già annuito prima ancora che lei finisse di parlare. Non aveva frainteso. Come al solito.
- Non ho bisogno di usare la bacchetta per compiere magie, come hai visto tu stessa, e non è certo un segreto. Ora, la gente pensa che siamo soltanto cugini, almeno, quelli che sanno della mia esistenza. Forse è il momento che spieghi come le due cose sono collegate.
- Ecco, abbiamo conosciuto dei ragazzi, in Belgio, prima di venire a scuola. Diciamo che il Ministero della Magia non riesce a percepire sempre le magie che compio, proprio perché non uso la bacchetta. E poi, prima di Hogwarts, poteva passare come magia involontaria. Così ho continuato a compiere magie, a volte nemmeno senza accorgermene. Quei ragazzi si sono spaventati. Hanno avuto paura, di me- prese un respiro profondo, socchiudendo appena gli occhi. Annie non poteva saperlo, ma da quando aveva incontrato Lucius Malfoy, quell'estate, non poteva fare a meno di chiedersi se quei ragazzini non l'avessero visto come lui aveva visto Malfoy Senjor.
- Si sono allontanati anche da Ernie, per colpa mia, e lui ha deciso che ad Hogwarts avremmo dovuto fingere di non essere fratelli. L'abbiamo deciso quella stessa estate- eppure, quel "abbiamo" suonava pericolosamente come "ha". Ma Annie non chiese nient'altro.
Se fosse stata Hermione, o la sorella di Ron, o una di quelle due gemelle, Patil?, probabilmente gli avrebbe stretto I pugni serrati.
Con lei, però, nessuno l'aveva mai fatto. Nemmeno Draco. Questi si era semplicemente limitato a sorriderle, sfiorarle una spalla nei casi di maggiore crisi.
E lei non avrebbe fatto niente di diverso, né con il cugino né con Earl stesso.
Semplicemente, annuì e non disse nulla. Avrebbe soltanto sprecato delle parole e infarcito quella conversazione con convenevoli inutili e fastidiosi. Poteva interessare a quel Corvonero se lei mormorava un "mi dispiace"? O era meglio se restava semplicemente zitta, seduta vicino a lui.
Non incontrarono Nott, quel pomeriggio, perché questi era troppo preso da quel libro prestatogli da MacMillan quella mattina.
Nè incontrarono Draco, che era troppo preso a rimirare la nuova scopa da corsa e ad intrattenere la sua cerchia di purosangue Serpeverde, non senza una punta di nervosismo al pensiero della cugina, sola al castello, libera di scoprire tutto quel che voleva su suo zio. Non poteva sapere che proprio quella cugina era a pochi edifici da lì, seduta ad un tavolo sudicio a cercare di alleggerire la tensione che era scesa dopo la rivelazione di un suo amico. E di certo non poteva sapere che quel figlio di Babbanofili di Earl MacMillan aveva cambiato velocemente argomento, cercando di accantonare dei ricordi fastidiosi.
Nessuno di loro, però, poteva immaginare cosa sarebbe successo di lì a poche ore.

Angolo autrice:

Tre in un pomeriggio... bastano? O proseguo?
Jessica_Lokidottir sei soddisfatta? 😁
🐾

La figlia di Regulus Black - HogsmeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora