IX - "Cosa mi stanno nascondendo?"

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Theodore Nott era un gran bel mistero. Quasi quanto Earl McMillan, almeno.
Stava sempre solo, a parte rare, rarissime, eccezioni in cui lo vedeva camminare affianco a Draco Malfoy. E, inutile dirlo, stava appena scostato da loro, con un sorrisetto combattuto fra il mesto e il sarcastico, mentre osservava con, quasi, disprezzo i due scagnozzi del biondo.
Non gli aveva mai parlato, come lui non aveva mai parlato a lei. L'unica cosa che avevano in comune era il loro essere Purosangue. E il vedere i Thestral, anche se l'avrebbe scoperto solo anni dopo.
Quel giorno, però, il Seroeverde sembrava inspiegabilmente intenzionato a parlarle. Era da quando era entrata in Sala Grande che sentiva il pungente sguardo castano del giovane puntato sulla sua schiena e in quel momento stava attraversando il parco di Hogwarts a passo svelto, puntando dritto dritto ai piedi di quell'albero dov'era seduta Annie Black.
Non cercò di infiocchettare il suo arrivo con una banale scusa, come "stavo passando di qui e ti ho vista", perché quante altre volte era già successo che si incontrassero per i corridoi e si rivolgessero a malapena un cenno freddo con il capo?
In quel momento, però, continuava imperterrito a camminare, rallentando apoena l'andatura, con sempre le mani ben nascoste nelle grandi tasche della divisa. Pareva non toglierla mai, a oarte quando la cambiava con quella di riserva.
In tre anni nessuno l'aveva mai visto con indosso qualcosa di diverso. E di certo, non avrebbe cominciato quel giorno.
- Black- salutò, quando fu abbastanza vicino per rivolgerle la parole, e si fermò lì dov'era, a tre metri da lei, come s non intendesse avvicinarsi nemmeno d'un passo.
- Nott- rispose, celando in modo magistrale la curiosità che l'aveva catturata. Appoggiò una mano sulla copertina del libro che stava leggendo, tenendo un dito alla pagina a cui era arrivata: non voleva che il giovane vedesse, e riferisse, il genere della sua lettura. Horcucx.
- Non è mia intenzione disturbare, se...- iniziò, con quella voce enigmatica che lo contraddistingueva. Non strascicata, come quella di Piton, non annoiata come quella di suo cugino, non calorosa come quella di Harry. Era, semplicemente, indifferente. Com'era indifferente la sua frase. Non se ne sarebbe andato, perché non gli importava davvero che lei stesse leggendo.
Lei, però, scosse comunque il capo e lui, solo dopo aver ricevuto una conferma di non esser proprio odiato, si accostò a lei.
Due metri. Forse uno e mezzo. Restava comunque a distanza, come se fosse già pronto ad andarsene, esattamente come se fosse passato solo per salutare. Ma, dal piglio dei suoi occhi, Annie capì che c'era qualcosa sotto.
Almeno, però, era stato educato bene, questo dovette ammetterlo. Non che non se lo aspettasse da un Nott, ma da quel che aveva sentito sul signor Nott non saoeva cosa potersi aspettare e cosa no. Pareva quasi che intorno a loro aleggiasse un mistero. Certo, non intricato come quello dei Black, ma un bel mistero con i fiocchi comunque.
- Ti stanno mentendo- Annie non l'aveva mai fatto così schietto.
- Chi?- domandò, anche se aveva già un'idea, prepotente e indesiderata, a gorgogliarle in mente.
- Sai Black, si dicono molte cose su di te, ma di certo non si rende giustizia alla tua intelligenza- sottile, letale come una serpe. Poteva sembrare un complimento, ovviamente, ma anche uno stolto avrebbe capito la vera natura di quella frase.
- Sai Nott, non rendono giustizia alla tua gentilezza- replicò, sapendo bene quanto fosse necessario dimostrare di poter, e saper, rispondere a tono in quelle situazioni. Infatti, dopo un istante di indecisione, Nott sorrise e le si sedette accanto.
- Perfetto- annunciò, prima di sganciare la bomba - Tutti- rispose, mentre Annie innarcava un sopracciglio.
A vederlo da vicino aveva un volto magro, affilato, dagli zigomi marcato e il naso ben definito. Troppo per essere quello di un tredicenne. Anche gli occhi sembravano appartenere ad una persona più grande, ma Annie non poteva certo rimproverarglielo: non voleva sapere quali misteri nascondesse la famiglia Nott. Ogni famiglia delle sacre ventotto aveva i suoi, chi più, chi meno. Anche i Weasley.
Eppure, quando Nott si voltò verso di lei, la Black cominciò a capire cosa, fra le altre stranezze, lo rendesse così distante, così lontano: gli occhi, ciò che trasmettevano. Nulla. Di solito, anche lo sguardo più gelido rivela la natura di una persona: altera, indifferente, scorbutica. Quello, però, pareva in qualche modo finto. Fasullo. Troppo indifferente, distante, lontano, persino per un Nott. Anzi, persino per Nott. Come mai fosse così strano quello sguardo, però, attese a chiederlo, perché altro le premeva più di quella superflua informazione. Cosa le stavano nascondendo? Perché di sicuro qualcosa le stavano nascondendo. Era quasi Halloween e i mormorii, il vociare, i bisbigli erano sempre più frequenti.
- Cosa mi stanno nascondendo?- domandò infatti, mentre il giovane la guardava con quel suo strano sguardo.
- Sirius Black è evaso, quest'estate. Sta cercando Potter, per questo i Dissennatori a Hogwarts: vogliono proteggere il tuo amico- diretto, schietto. Esattamente come Annie desiderava che fosse nel rivelare qualcosa di così fondamentale.
- Mio zio è evaso?- domandò, incredula - Da Azkaban?- continuò, eppure tutto tornava: i mormorii, l'attacco alla Sala Comune... tutto.
- È stato il primo a farcela... forse avete davvero qualcosa di insolito, voi Black- questa volta era stato troppo diretto e se ne accorse anche lui, ma non diede cenni di nervosismo quando Annie lo scrutò con astio. Era il primo. In assoluto.
- E perché me lo dici solo ora?
- Perché ho scoperto dieci minuti fa, da Malfoy, che non ti avevano detto nulla- rispose, semplicemente. Solo in quel momento Annie si accorse che suo cugino, il suo amatissimo cugino, le aveva mentito. E per quasi due mesi. Senza fare una piega.
Sentì una furia cieca, distruttrice, invaderle le membra, ma la trattenne entro di sé, senza accorgersi del taglio glaciale assunto dal suo sguardo di tempesta.
Annie annuì solo, prima di tornare a concentrarsi sul libro, sperando che Nott capisse e se ne andasse. Questi, però, sembrava intenzionato a restare lì.
- Allora?- chiese, seccata, molto seccata, dopo dieci minuti in cui il moro non aveva fatto altro che restare seduto accanto a lei a sbirciare il suo libro.
- Cosa leggi? Sembra un libro del Reparto Proibito- disse, accennando alle pagine ingiallite e ai caratteri stiracchiati.
- Non sapevo t'intentessi di libri- replicò lei, senza spostare lo sguardo dal volume.
- Solo quelli del quarto piano- rispose con un ghigno e Annie scosse appena il capo: al quarto piano c'era il Reparto Proibito della biblioteca.
- Allora?- ripeté lei, dopo un po', ma Theodore non sembrava intenzionato a schiodarsi dal prato. E lei non si sarebbe certo alzata da lì, o avrebbe dato l'idea di star fuggendo dal giovane Serpeverde.
- Cosa?- domandò lui, giocherellando con un filo d'erba.
- Non te ne vai?- e lui scosse il capo, senza distogliere lo sguardo da quello stelo d'erba, ancora attaccato al terreno del parco.
- No. Ora che sai, tuo zio manderà qualcuno per cancellarti la memoria. Sai, sarebbe seccante diverti raccontare tutto di nuovo- spiegò, prima di voltarsi verso di lei con un sorrisetto sarcastico - Sembri molto meno "Black" quando sei sorpresa com'eri poco fa- e Annie sentì le gote andare in fiamme e tingersi di porpora.
- So cavarmela da sola, grazie- tagliò corto lei.
- Ah-ah- rispose lui, annuendo, ma non si mosse dal prato e rimase lì, a giocherellare con quel filo d'erba verde.
- Hai intenzione di seguirmi tutto l'anno per impedirmi di perdere la memoria?- sbottò ad un certo punto, voltandosi di nuovo verso di lui. Non che fosse fastidioso, o continuasse a parlare. Anzi, stava tutto il tempo in silenzio, a pensare ai fatti suoi, e non la degnava di un solo sguardo.
- Se è necessario- rispose lui con un'alzata di spalle e Annie strinse i pugni nella divisa, stropicciando la stoffa nera.
- Vattene!- sbottò allora, chiudendo il libro con una manata e alzandosi in piedi - So badare da sola a me stessa, grazie per l'interessamento- aggiunse poi, cercando di simulare una calma cbe priprio non provava. Voleva restare da sola, ma sembrava che Nott fosse di tutt'altro avviso.
- No- rispose semplicemente lui e, a quel punto, Annie perse completamente la pazienza. Si alzò in piedi, sfoderando la bacchetta, e puntandogliela contro.
- Vattene, prima che ti schianti, Nott- intimò e lui, con un sorriso storto si alzò.
- Come fai a sapere che tutto questo non sia già successo?
- Perché poco fa hai detto di aver scoperto solo un'ora fa che non mi avevano detto nulla di mio zio- rispose lei, senza abbassare di un centimetro la bacchetta, sempre puntata al volto del giovane.
- E come fai a sapere che non abbia mentito?- Annie tentennò, ma fu abile a nasconderlo e accennò ad un sorriso.
- Sarai anche un poco eccentrico- Theodore storse il naso e le labbra chiare - Ma non sei un bugiardo.
"Non ancora" pensò e, dallo sguardo di Nott, capì che anche lui aveva avuto il suo stesso pensiero: in famiglia come le loro mentire era come respirare, essenziale e abitudinario.
- D'accordo- replicò lui, sollevando le mani - Sappi, però, che tornerò a farti ricordare tutto. Anche a costo di essere schiantato- aggiunse con un sorriso sarcastico.
- Quanta galanteria- esclamò Annie, prima di agitare aooena la bacchetta in un gesto seccato - Grazie di avermi informata sulla verità, te ne sono grata. E ora sparisci- senza farselo ripetere Nott si allontanò a passo lento, mani in tasca, fischiettando un motivetto che Annie avrebbe assicurato conoscere anche lei.
Prima di poterci davvero riflettere una vice alle sue spalle sussurrò un "Oblivion" e, in un istante, non sentì più nulla.
Theodore Nott, poco distante, sospirò. Saoeva che qualcuno le avrebbe cancellato la memoria, ma non pensava subito, non così in fretta. Lucius Malfoy dive avere servitori anche fra quelle mura, ragionò, per essere così rapido a intervenire.
- Sai che le farò ricordare tutto, vero?- domandò Nott, senza voltarsi.
- Non mi aspetto di meno, Nott- rispose lo sconosciuto, mentre sollevava delicatamente Annie da terra, sistemandola meglio contro il tronco dell'albero. Quasi con affetto.
- Perché non cancelli la memoria anche a me?- domandò lui, osservando quel volto nascosto dal cappuccio. Da sotto il mantello, però, sbucavano quei colori blu e neri che aveva visto anche Draco.
- Riusciresti a difenderti. E tanto, se anche le raccontassi tutto di nuovo, le cancellerei ancora la memoria.
- E io le racconterei ancora tutto, Corvonero- il giovane sobbalzò, affrettandisi a nascondere meglio la divisa - È un circolo vizioso.
- Già- rispose laconico l'altro, sistemando una ciocca di capelli della Black, spostandoli dietro un orecchio in modo che non le irritassero il viso.
- Fino a quando hai intenzione di andare avanti così? Ha il diritto di sapere.
- Finché mio fratello non sarà al sicuro, Nott. Di ricatti ne dovresti sapere qualcosa anche tu, o no? Non era tuo nonno, quello abile nel settore?- ignorò la piega irata che assunsero le labbra del Serpeverde - La Black ha il diritto di sapere, hai ragione, ma cosa c'entra mio fratello in tutto questo? Rischia tutto oer un mio errore, non posso permettere che gli facciano del male, non per colpa mia.
- Che nobili intenzioni- commentò Theodore, osservando il Corvonero - Sai che non puoi continuare così per sempre, vero?
- Esattamente come so che Malfoy non può continuare a minacciare mio fratello per sempre.
- Non conosci Lucius.
- Non conosci me- rettificò il Corvonero - È mio fratello, farei di tutto per lui.
- Uccideresti Malfoy, Corvonero?
- Un Mangiamorte? Forse, se necessario Nott- e senza aggiungere altro se ne andò, dileguandosi nelle ultime ore della sera.
Nott sospirò, passandosi una mano fra I capelli corvini. Quella situazione e davvero preso un apiega spiacevole. A conti fatti, però, c'era una sola persona con abbastanza agganci all'interno e all'esterno della scuola da sapere sempre tutto quello che succedeva a Hogwarts e ne mondo magico, prima ancora degli stessi giornali e Ministri: Earl McMillan, Corvonero del terzo anno. Se poi il giovane in questione apparteneva apparteneva sua stessa casa, per McMillan sarebbe stato ancora più facile rintracciare quello strano giovane. E a quei pensieri in mente si allontanò, un po' rammaricato di non poter aiutare, in quel momento, la Black, ma consapevole che, se si fosse trivato lì al suo risveglio, l'avrebbe solo confusa.

La figlia di Regulus Black - HogsmeadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora