Le stanze di quell'appartamento, fredde e vuote, accoglievano un'anima altrettante vuota e fredda. Jungkook. Un giovane ragazzo abbandonato a sé stesso. Un giovane guerriero, un militare tornato straziato dalla sua ultima missione. Sdraiato sul suo divano con la luce del televisore aperta come aiuto alla solitudine, non che la stesse guardando ma, in quel momento, era l'unica amica che potesse avere. In sua compagnia cercava morfeo per recare riposo al suo corpo ormai troppo stanco, sapendo, però, quello fosse solo un viaggio verso l'inferno.
I suoi occhi si erano finalmente chiusi, il respiro era leggero. Più si rilassava, più cadeva in quell'abisso. Cosa poteva farci? Aveva bisogno anche lui di riposare.
Non sognava, non sapeva più cosa fosse svegliarsi da un sogno piacevole. Tutto ciò che la sua mente era capace di riprodurre durante i suoi pochi momenti di riposo, era l'inizio di un film horror il quale lo aveva visto protagonista.
La sua fronte si iniziò a ricoprire di piccole goccioline di sudore. Il suo corpo iniziò a ribellarsi, cercava una via d'uscita. Ma dove altro poteva andare? Quella era la sua prigione. Urlava in cerca di aiuto, ma nessuno era con lui. Nessuno poteva sentirlo in quell'esilio che si era creato. Una trappola mentale pronto a trascinarlo sempre più giù.
"Aiuto!" Urlava mentre, con i pugni serrati colpiva una parte indecifrata del divano. "No! No!" Continuò. Era un loop. Chiudeva gli occhi e l'oscurità lo travolgeva in quella notte. Quella maledetta notte che non riusciva a togliersi di dosso. Non erano le cicatrici sul suo corpo, ormai guarite, ma quelle nell'anima che ancora sanguinavano.
Continuò a dimenarsi e ad urlare, inconscio, cercando di non lasciarsi andare, almeno questa volta...
"Toc-Toc" qualcuno bussò alla sua porta ripetutamente. Il ragazzo si alzò dal divano di scatto, sudato e tremante. Si osservò le mani per qualche istante. Ci vollero pochi secondi prima che riuscisse a mettere bene a fuoco ciò che era nella sua visuale. Le sue mani non erano sporche di sangue, non più.
"era solo un sogno." Sospirò. "Era solo uno stupido incubo." Si passò una mano sul petto. Poteva sentire il suo cuore battere così forte quasi da volergli uscire dal petto.
"Era un sogno" continuava a ripetersi, ma esso non era altro che il ricordo di quanto accaduto. Cercava di prendere respiri profondi, proprio come il suo hyung gli aveva insegnato durante uno dei suoi soliti attacchi notturni. Non era la prima volta che la notte lo portava indietro nel tempo a quel giorno. Certo, ci aveva fatto il callo, ma non sapeva quanto avrebbe resistito ancora, poiché era cosciente che, i suoi sogni, sarebbero stati interrotti da spaventosi incubi.
Dentro, fuori. Inspirava ed espirava. Nel mentre fuori, qualcuno continuava a bussare.
Si alzò dal divano e si recò verso la porta. Chiunque egli fosse, lo aveva salvato. Lo aveva tirato fuori da un oblio dal quale non sarebbe uscito così facilmente.
Fronte sudata e gola secca, Jungkook, aprì la porta trovandosi davanti ai suoi occhi un ragazzo dallo sguardo dolce. Perse un battito.
Il giovane davanti a lui, avvolto nel suo pigiama con indosso delle ciabatte più grandi del suo viso, lo osservò attentamente, dal basso verso l'alto.
Jimin, il suo vicino, non che il ragazzo che lo aveva svegliato, aveva bussato alla sua porta con un intento ben preciso.
"Ciao, lo so che è tardi, ma..." prese un bel respiro. "non è che potresti prestarmi dello zucchero?" Disse tutto d'un fiato porgendo avanti, con entrambe le mani, un bicchiere vuoto.
Jungkook rimase qualche secondo ad osservarlo.
"uh!" Annuì lui facendo segno di aspettare. Sparì dietro la porta lasciando Jimin sul pianerottolo come un cane abbandonato.
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Healing #jikook
FanfictionQuando due anime spezzate, Jimin&Jungkook, trovano pace l'uno nei dolori dell'altro e la forza di curare ferite ancora aperte. Un militare in congedo ed un cuoco con tanti sogni, riusciranno ad andare laddove non osavano andare: nel profondo della...