Capitolo 13

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Capitolo 13

Immaginate di svegliarvi in piena notte perché il vostro sonno non è più tranquillo. Immaginate di svegliarvi con il cuore che vi esplode nel petto ed il sudore che vi scola giù dalla fronte nonostante fuori piova.

Immaginate di avere talmente tanta paura da iniziare a tremare, da non avere il controllo di voi stessi.

<La paranoia non è altro che una forma di consapevolezze; la consapevolezza altro non è che una forma d'amore> - Charles Manson-

Forse quel sentimento di paranoia che era cresciuta inconsciamente nell'io di Jimin era una forma si amore verso sé stesso. Voleva essere libero, ma si era trovato nella prigione della paura. Con la mano sul cuore come se potesse essere un calmante per il suo attacco di tachicardia e il respiro affannoso, aveva controllato tutte le porte e le finestre per assicurarsi fossero chiuse a dovere rendendosi conto che quel rumore che aveva sentito e che lo aveva svegliato non era reale. Probabilmente lo aveva sognato.

Proprio quella mattina Taehyung si era recato a casa del fratello, il quale lo aveva accolto volentieri per colazione.

"Allora piccola pulce, cosa ti porta qui?" Chiese facendolo accomodare uno dei proprietari di casa. Era strano il fratello si alzasse così presto per andarlo a trovare.

"Volevo passare del tempo con te." Mise in mostra i denti sorridendogli. "Ma per caso hai sentito Jimin in questi giorni?" Chiese abbassando lo sguardo.

"No, perché?" Lo guardò sospettoso.

"Niente, niente... chiedevo." Fece spallucce.

"Parla. Ora." Lo intimò fermandosi ad osservarlo con un sopracciglio alzato.

"Non lo so, è strano." Si arrese allo sguardo del fratello.

"Strano come?" Si accomodò di fianco Tae come un padre in pena.

"L'altra sera ha sbagliato dei piatti, mi evita... sento che mi sta tagliando fuori..." Amareggiato si poggiò sulla penisola della cucina.

"Sbagliare piatti per Jimin è come per me dirmi che sono brutto."

"Perché fa ridere..." Forse per lo squallore di quella pessima battuta i ragazzi seduti vicini schiamazzarono una leggera risata.

"Comunque, in questo periodo Jungkook sta passando del tempo con Jimin e non credo abbia notato qualcosa di strano." Cercò di tranquillizzarlo il maggiore.

"A dire il vero, l'altro pomeriggio l'ho incontrato al locale. Sono settimane che va lì ogni giorno e cena o pranza con Jimin, ma da un paio di giorni Jimin gli ha dato buca senza avvisarlo.

"Proverò a parlargli ma tu insisti, non lasciarlo solo e soprattutto assicurati he mangi." Il suo sguardo si posò sul pavimento preoccupato, facendo mente locale su cosa avrebbe potuto fare.

"Lo sto già facendo... per quanto me lo permetta..." Sconfortato Tae si lasciò cadere, quasi come per appisolarsi, sulla penisola della cucina del fratello.

Quella strana sensazione che qualcosa di sbagliato stava accadendo non la ebbe solo Taehyung, bensì, quel pomeriggio, Jungkook si recò dall'unica fonte saggia che conoscesse: Namjoon.

"Jungkook, cosa ci fai qui?" Rispose sorpreso di vederlo sulla porta della caserma alla fine del suo turno.

"Ho bisogno dei tuoi consigli." Ammise fissandolo negli occhi.

"Andiamo a prendere un caffè?" Propose il più grande.

"Magari camminiamo, mi sento meglio se sono in movimento." Era arrivato fin li a piedi ed ancora non aveva trovato pace, ma non demordeva.

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