Hermione aveva ripreso a respirare.
Per quanto folle potesse sembrare, per quanto scombussolante, atrofizzante e nostalgico potesse apparire, il ritorno ad Hogwarts, scuola di magia e stregoneria dei più grandi maghi di tutti i tempi, faceva zampillare nel cuore di ogni giovane fanciullo, uno sprazzo di quel colorato ritorno alla normalità.La guerra toglie, strappa, scarna i cuori di tutti. La guerra priva di amore e umanità, ti cambia per sempre. Ed Hermione lo sapeva bene. E sapeva che lo sapessero anche i suoi amici, Harry, Ron, Ginny, Luna e Neville. E sapeva che lo sapessero anche i suoi non-amici...
La guerra aveva segnato chiunque, profondamente e psicologicamente. I nomi degli studenti a cui era stata selvaggiamente tolta la vita, la giovinezza e la speranza in un mondo migliore, torreggiavano una lunga pergamena all'ingresso della scuola. La ragazza la osservava minuziosamente, soffermandosi, con un tuffo al cuore, al nome di Fred Weasley. Un rantolo le chiuse lo stomaco e la pelle era ricamata da brividi. Quei nomi stavano a significare soltanto una cosa: che non siete più li, non ci impedisce di amarvi ancora, perché il nostro cuore, è più cocciuto persino della morte stessa.Una folata di vento le accapponò la pelle, ma fu subito riscaldata dal sorriso malinconico e rassicurante dei suoi più cari amici. Lo sguardo aguzzo e verde di Harry le andò incontro, la abbracciò quasi a consumarla, se la strinse forte al petto e, in un batter d'occhio, come dei lampi a ciel sereno, si videro passare davanti agli occhi i dolori e le gioie che avevano vissuto l'uno a fianco all'altro. E, in quell'istante, Hermione ne era davvero certa: Harry era più di un migliore amico. Harry era un fratello.
Si voltarono all'unisono verso delle voci familiari e l'orizzonte fu invaso dal tipico rosso Weasley.
«Oh, Ginny, sono così contenta di vederti!» Hermione le saltò addosso in un abbraccio quasi materno, nel vedere la piccola Weasley, forte come non mai, per salvarla da quel sentore di disagio che aveva avuto alla schiena, alla visione del fratello maggiore Ron, dopo ciò che era successo prima del ritorno a scuola. Per un attimo pensò che Ginny le serbasse del rancore proprio in riferimento a quei episodi, ma si lasciò andare in un sospiro di sollievo nell'esatto momento in cui l'amica la strinse più forte, riconoscendo in lei l'odore familiare della Tana in cui si era rifugiata milioni di volte.
«Quindi non mi odi per essermi lasciata con Ron?» mormorò la mora sulla sua spalla. Ginny si lasciò andare in un risolino delicato e comprensivo e scosse la testa.
«Andiamo zuccherino, sei riuscita a sopportare mio fratello per mesi e, fidati, già ti invidio per questo. Dovresti trovare qualcuno che ti calzi come un cappello-»«Qualcuno ha detto "cappello"?»
Harry Potter, salvatore del Mondo Magico, stava afferrando il suo migliore amico per un braccio, improvvisando un balletto simile alla Macarena.«*Un cappello, fratello,
sai che non è tanto bello.
Non lo cambi, non lo getti,
è più adatto ai folletti,
che follìa, che follìa,
fossi in te l'avrei dato via!»
E conclusero la loro coreografia immobilizzandosi in una barocca posa teatrale, indicando si a vicenda con l'indice.
Hermione sbattè le palpebre un paio di volte e Ginny inspirò profondamente, chiudendo gli occhi. Un paio di ragazzine del primo anno, che si trovarono a passare di lì, soffocarono una risata nascondendosi tra le mani, mentre dei ragazzi Serpeverde, li guardarono come se avessero visto un fantasma. Mione si affrettò ad afferrare l'amica per un braccio e a correre dentro, urlando un sonoro e basito: «Noi non li conosciamo!»
*
L'ora di pranzo era arrivata troppo tardi per i poveri stomaci degli eroi ormai diciottenni che, nonostante avessero affrontato più volte la morte, si lamentavano per una banale lezione di Storia della Magia.
STAI LEGGENDO
Scusa ma ti chiamo Granger - #Dramione HPFF
Fanfiction«Una mia amica dice che finché ci stai dentro è difficile capire pure le cose elementari» un sorriso vacillò sul volto della Grifona. «La tua amica non capisce proprio un cazzo, Granger» sbottò, divertito, la Serpe. "Ci sono cose che sono quasi succ...