Quella mattina, il meteo che incombeva su Hogwarts, rispecchiava placidamente l'umore di Draco Malfoy, intento a radersi e a bere una disgustosa boccetta che lo avrebbe aiutato a far scomparire quelle odiose occhiaie violacee. Rientrare in quella scuola dopo essere stato etichettato come il 'Traditore', sia dai buoni che dai cattivi, non era di certo come andare al luna park. In verità, Draco non ne voleva sapere di niente. La psicologa che frequentava da quando la guerra era finita, gli aveva detto che non gli faceva bene nascondere il dolore e anche la gioia dietro quella maschera di fredda indifferenza, ma il biondo non poteva farne a meno.
«Oggi ci saranno i primi allenamenti della squadra, dopo le lezioni. Non dimenticatevene» Urquhart stava già tirando le orecchie nella Sala Comune alle Serpi e, quando l'erede Malfoy comparì sulla soglia, il gelò calò su tutti.
«La formazione è quella di sempre, dico bene?» Draco si avvicinò a passo lento, con un sorrisetto beffardo sul volto e una sigaretta pronta da accendere tra le mani.
I componenti della squadra di quidditch serpeverde si guardarono tra di loro ed evitarono gli occhi grigi ed inquisitori del Caposcuola.
«Dico bene?» insistette ancora Malfoy, questa volta con più durezza, diretto specialmente verso il capitano.«Be', ecco... noi veramente- non pensavamo che tornassi a scuola. Quindi, ecco.. avevamo pensato ad un nuovo cercatore. È Vincent e sembra se la cavi davvero bene-»
Urquhart balbettava, gli sudavano le mani e provava a guardare ovunque, eccetto che il biondo. Ma non fu facile mantenere quella posizione, dal momento che il re delle Serpi lo afferrò per il colletto del mantello, alzandolo così da fargli sfiorare il pavimento con le punte dei piedi. Il volto del capitano divenne viola come una melanzana e tossiva sputando.
«E allora direte a Vincent che è fuori dalla squadra, se ci tenete ancora alla vostra pelle squamata»
Era una minaccia, ma il tono di Draco era talmente tranquillo e sorrideva divertito, tanto da non farla sembrare tale. Mise giù Urquhart, che prese un respiro profondo, cadendo all'indietro con le gambe all'aria. Il biondo girò i tacchi, dal momento che nessuno osò contraddirlo. Fu prontamente affiancato da Pansy, Blaise e Goyle, diretti verso la Sala Grande, mentre fumava beatamente la sua sigaretta, ignorando qualsiasi divieto.*
«Ehi, Malfoy, il campo era prenotato per noi! Scendete da quelle scope e andatevene via»
Un deja-vù tipico tornò alle menti delle Serpi e dei Grifoni, che gli fece assaggiare un po' di quella vecchia normalità che mancava alle vite dei giovani ragazzi.
Malfoy, ancora in volo, osservò dall'alto le facce furibonde dei rosso-oro, che imprecavano verso il cielo. Si stampò il suo solito sorriso divertito sul volto e scese in picchiata verso Harry Potter in persona, rischiando di investirlo. Si fermò a mezzo centimetro da lui.
«Bimbo sopravvissuto, la cicatrice fa ancora male?»
«Malfoy, è meglio per te non iniziare col piede sbagliato quest'anno» ringhiò l'occhialuto, che fu subito raggiunto dai suoi amici, pronti a difenderlo a qualsiasi costo. Ronald Weasley aveva ancora delle briciole di torta di mele sulle labbra, ma non esitò ad andargli incontro e spingerlo per le spalle, seppur non smuovendolo minimamente.
«Furetto, la lezione in gattabuia non ti ha ancora insegnato niente?»
«Lenticchia, se non vuoi rigettare la torta di mele che stai ancora masticando, ti conviene tornare da dove sei venuto» Zabini si precipitò spalla a spalla con l'amico, di fronte a quella tribù dalla divisa scarlatta.
Quando poi Hermione fece la sua comparsa al campo, con i libri sotto braccio e un cipiglio sul volto, le costole di Draco furono scosse da una risata ed esclamò con veemenza:«Eccoli al completo. I Chipmunks*»
Zabini non si trattene dal ridere, mentre dalle orecchie di Harry e Ron pareva uscire del fumo e avevano le narici dilatate come dei tori.
«Ragazzi, lasciatelo perdere. Non cacciateci nei guai per uno come lui» quando quelle parole di scherno, lasciarono la bocca di Hermione Granger, la Serpe si sentì quasi stupido per averla lasciata vivere. Quasi. E la grifona dovette capirlo a causa dello sguardo di fuoco che la investì violentemente. Si sentì in colpa, avrebbe dovuto ringraziarlo.
Ringraziarlo di cosa? Di non averla fatta morire?«Ancora lei?» una voce stridula e acuta proveniente da Pansy Parkinson fece capolino tra la folla che si era creata. Se c'era una persona che Hermione odiava, era proprio quella ragazza dai lunghi capelli neri e la pelle olivastra. Era stata con Draco, sicuramente, e non seppe se pensare ciò le diede più fastidio del previsto.
«Per tua sfortuna sono viva, Parkinson» le rispose con una smorfia infastidita, ma ciò non fece altro che incendiare la serpe ancora di più.
«La tua cicatrice non ti ha fatto capire le cose come stanno, sudicia sangue sporco?» la voce suadente e cattiva con la quale pronunciò queste parole, fece scattare nel cervello di Hermione i ricordi più nascosti e dolorosi. Fu come ricevere un pugnale al petto. La voce per rispondere le morì in gola ed i suoi amici se ne accorsero, rivendicandolo come solo loro sapevano fare. Harry schiantò Blaise con un colpo di bacchetta. Qualche Serpeverde riuscì a mettere Ron al suo posto, mentre in un angolo, in ginocchio sull'erba fresca, la mora si teneva la testa tra le mani, scuotendola nevroticamente, come se non fosse in lei e fosse stata catapultata in una realtà che non era più la sua.
«Tesoro!» la voce della piccola Weasley risuonò forte per il campo, quando andò incontro all'amica, abbracciandole la schiena con tutta la sua forza.
Presa dalla rabbia, Ginny afferró la sua bacchetta a denti stretti e scagliò un incantesimo dritto verso il bel faccino di Draco Malfoy. Ma, nonostante lui fosse distratto, lo schivò prontamente, andandole incontro con disdegno.
«Questo posto non è fatto per le piattole, vattene via Weasley» ringhiò il biondo, notando solo allora le condizioni della grifona tra le braccia dell'amica.
Per un attimo, ma fu solo un secondo, schiuse la bocca in un'espressione di riflessione. Poteva solo immaginare cosa portassero quelle parole alla mente di Hermione. La guerra li aveva traumatizzati, tutti. Nessuno escluso. Malfoy scese finalmente dalla sua scopa e si avvicinò alle due.«Dammela, la porto in infermeria»
Ginny si portò avanti ad Hermione, come a difenderla.
«Te lo scordi, Serpe» avanzò la bacchetta verso di lui, pronta a colpirlo per difendersi.«Ginny, che succede lì?» lo sfregiato - come lo chiamava Draco, nella sua testa - si catapultò verso di loro, lasciando perdere quell'inutile scontro e preoccupandosi per la sua migliore amica.
«Hermione sta avendo un attacco di panico, dobbiamo portarla via da qui» blaterò velocemente la giovane.Harry, Ron, Ginny ed altri Grifondoro, si occuparono di portare via la più brillante strega dei loro tempi, riservando - specialmente a Draco - dei sguardi guardinghi e carichi di odio ed astio.
Un silenzio glaciale si propagò per il campo, silenzio interrotto da Malfoy stesso, assicuratosi che nessuno degli amici della Granger fosse nei paraggi.
«Non voglio più sentire queste stronzate uscire dalla bocca di ognuno di voi. Sono stato chiaro?»
Li sgridò come se fossero dei cani randagi al suo servizio. Qualcuno annuì, alcuni abbassarono lo sguardo.
Non capivano - non avrebbero potuto - qualsiasi cosa partorisse la bocca e la mente di Draco Malfoy, per i Serpeverde, era legge.Solo una di loro, osò rispondergli:
«Cos'è, ti sei rammollito? Sei diventato uno di loro? Quella grifona è una nata babbana, se te lo ricordi bene!» Pansy incrociò le braccia al petto e puntò un piede per terra.
Ma tutta la sua sicurezza vacillò quando Draco le si avvicinò a passo svelto e si fermò solo ad un centimetro dal suo volto. In passato si erano già ritrovati così vicini, eppure mai per questo motivo, mai per un litigio.«La Granger non si tocca, Parkinson»
Malfoy era sicuro del fatto che tutti i suoi Serpeverde lo avessero sentito. Quello che non sapeva, era che Ginny era tornata indietro per riprendere la bacchetta caduta alla sua amica, che aveva ascoltato ogni singola parola, visto ogni singola reazione ed era tornata in infermeria con dei dubbi che le solleticavano il cervello.
*Nota: probabilmente non esistevano ancora, ma mi faceva sorridere il paragone :)
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Scusa ma ti chiamo Granger - #Dramione HPFF
Fanfic«Una mia amica dice che finché ci stai dentro è difficile capire pure le cose elementari» un sorriso vacillò sul volto della Grifona. «La tua amica non capisce proprio un cazzo, Granger» sbottò, divertito, la Serpe. "Ci sono cose che sono quasi succ...