13. La verità

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Draco era così disorientato che, a momenti, avrebbero dovuto prendere da terra anche lui. L'unica cosa che riusciva a fare era urlare il nome della ragazza, con gli occhi fuori dalle orbite, la gola secca e la bacchetta in un pugno ferreo. Urlava contro chiunque gli capitasse a tiro, chiunque cercasse di intralciare il cammino tra lui e la fanciulla, stesa per terra.

Qualcuno chiamava i soccorsi, altri urlavano nei corridoi. La folla si accalcava e Draco faticava a respirare.

Quando presero Hermione e la caricarono su una barella, il ragazzo impazzì. Inseguiva Madama Chips e gli elfi come un segugio, con le narici dilatate e minacce di morte a chi guardava troppo. Non la perdeva di vista neanche un secondo.

«Draco! Ma cosa sta succedendo?» Daphne, Blaise, Pansy e Goyle entravano dall'ingresso del Campo da Quidditch - che ormai si stava svuotando di corsa. Il biondo lanciò uno sguardo di fuoco agli altri, che subito si zittirono, restando interdetti in un angolo.

«Malfoy, che diavolo le hai fatto? Figlio di...»

Comparve davanti a Draco il più grande incubo di quel momento. Lenticchia, Potter e la Piattola, seguiti a ruota da Neville e Luna, correvano nella sua direzione, col sudore che gli colava sulla fronte. Gli si coprì la visuale quando Ron gli balzò addosso, in una morsa dettata dalla rabbia, facendolo barcollare all'indietro e cadere.

Draco afferrò prontamente la bacchetta e lo schianto, con un urlo gutturale.

«Hermione, Hermione mi senti?» l'occhialuto pensava alla sua amica, la scuoteva dalla cima della barella, tentava di aprirle gli occhi. Ma Draco schiantò anche lui, facendolo rimbalzare su un'armatura.

«Via, tutti» ringhiò il biondo, tenendo la bacchetta alzata. I capelli lunghi era scompigliati sul suo viso, il respiro corto. Solo una persona ebbe il coraggio di affrontarlo.

«Ma come osi, insulso di un furetto?» i suoi occhi color ghiaccio, iniettati di una rabbia ceca, si scontravano con quelli di Ginny, i quali ardevano di preoccupazione e voglia di ucciderlo.

«Hermione è la mia migliore amica!» ringhiava, ferma nella sua posizione, puntando a sua volta la bacchetta verso la Serpe.

«Nostra!» precisò Ron, Draco era tentato di schiantarlo di nuovo e fargli perdere i sensi del tutto, ma Hermione non gliel'avrebbe mai perdonato.

«E tu non puoi tenerci lontani da lei. Abbiamo il diritto di stare con lei, tanto quanto te» Ginny continuava a gridare con una rabbia tale da farla sembrare una gigante. Una lacrima le solcò il viso e Draco non riuscì a reagire contro.

«Se proprio volete fare qualcosa di utile, cercate il colpevole» sputò il biondo, velenoso, verso i due che si stavano rialzando a stento.

La scuola si era quasi del tutto radunata attorno a loro, affamati di qualche informazione in più su ciò che era successo alla strega più brillante dei loro tempi.

«Rivoltate la scuola, fate saltare in aria tutti. E quando l'avrete trovato, portatelo da me» questa volta, stava parlando in direzione di tutti i loro spettatori, compresi tutti i candidati ai provini, che - spaventati - annuivano.

«Quando l'avrò scoperto, lo ucciderò con le mie stesse mani, lo giuro su Salazar»

Draco uscì dalla stanza, seguendo la barella che veniva scortata in infermeria, lasciando un alone gelido dietro di lui, che aveva ammutolito tutta la scuola.

*

Erano passate sette ore da quando Hermione era stata ricoverata. A Draco non era permesso entrare, quindi stava seduto fuori, con la schiena contro la porta e la faccia di un fantasma. Aspettava notizie che non gli venivano fornite, gli formicolavano le mani e un senso di impotenza si impadroniva di lui. La testa poggiata sul legno della porta e gli occhi chiusi, cercando una spiegazione.

Quello che aveva provato, nel vederla distesa per terra, con il volto bianco e la bocca aperta, incosciente e coi capelli sparsi sul collo, gli aveva fatto tornare in mente, di getto, quella notte a casa sua. Distrutta, priva di vita.

Si stropicciò il volto con le mani. Poi la porta si aprì e lui si alzò di scatto, fiondandosi dentro contro le urla di Madama Chips.

«Puoi vederla, ma solo per cinque minuti! Stiamo cercando di capire cosa l'ha ridotta così»

Draco si avvicinò piano, come se potesse farle male solo accorciando la distanza tra di loro. La vide, esattamente come l'aveva trovata prima nella stanza di Pozioni. Non era cambiato nulla. Solo che adesso non aveva una posa innaturale, ma pareva dormisse, come la Bella Addormentata.

Si sedette sulla sedia accanto al letto e sospirò. Poggiò lentamente le dita su quelle fredde e bianche di Hermione, quasi gli veniva da piangere. La strinse a stento, come se fosse di vetro, come se potesse spezzarla da un momento all'altro.

Il suo cuore le stava più a cuore del proprio.

«Draco, lo abbiamo trovato!» la voce di Daphne lo risvegliò dai suoi pensieri. Scattò sulla sedia, la bionda lo raggiungeva di corsa, col fiato corto.

«C'è qualcosa che devi sapere Draco, c'è molto che devi sapere...» Daphne provava a cercare lo sguardo dell'amico, cercava di attirare la sua attenzione, ma lui si era già rivolto altrove, spinto fuori dalla stanza da una rabbia frenetica.

«Voglio il nome» urlò, appena fuori dall'abitacolo.

Un gruppo di Serpeverde stanziava la davanti, Blaise lo raggiunse. In quel momento, come una saetta, arrivarono i tre Grifondoro.

«È stato lui! È colpa di quel Serpeverde!» urlò Ron, appena arrivato. Era pronto a scagliargli un incantesimo, ma Goyle lo fermò, prendendolo per il collo e alzandolo di pochi centimetri.

«Pel di carota, ma sei serio? La tua amica sta morendo sul letto e tu accusi noi?» sbottò Blaise, con un cruccio sul viso.
Draco non ne voleva sapere di questi stupidi battibecchi, perciò si concentrò sull'amico.

«Sono stati Nathan Quebec e Milos Morrison. Li hanno visti entrare poco prima di voi nell'aula di Pozioni. Gli ho dato il siero e hanno confessato tutto»

Draco, per la prima volta dopo ore, si aprì in un piccolo sorriso e sospirò. Stava per correre via, ma tornò sui suoi passi e mise una mano sulla spalla del suo migliore amico.

«Ti devo la vita, Zabini» sussurrò, per non farsi sentire da nessuno. Draco non aveva mai provato così tanta solennità nel dire qualcosa. E non esprimeva mica i suoi sentimenti così facilmente.

Blaise abbozzò un sorriso. Poi gli diede una pacca sulla spalla.

«Adesso va, sai quello che devi fare»

Scusa ma ti chiamo Granger - #Dramione HPFFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora