7. Camera Malfoy

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La Grifona tornò nella sua stanza, in punta di piedi. Aprì la porta lentamente, per non svegliare Ginny, che russava alla meglio. Guardò l'orologio sul comodino: 4:47 del mattino.
Poteva dormire ancora qualche ora, prima dell'inizio delle lezioni. Si infilò nel letto senza nemmeno cambiarsi, scomparve tra le coperte e si addormentò, ma il cervello andava ancora a quello che era successo qualche ora prima.

Si era risvegliata in un letto comodo, da mille cuscini di seta ed un profumo di mandorle, quasi a disgustarla per il dolore lancinante alla testa che avvertiva. Quando aprì gli occhi, il soffitto tappezzato di stemmi verdi e argento e la luce della lampada accesa la acciecarono. Si coprì con una mano e un verso infastidito. Così, qualcuno spense la lampada e restava solo un bagliore argenteo che veniva da una parente completamente trasparente, che dava sul Lago Nero.

Qualcuno si schiarì la voce.
«Stai meglio?»

Hermione pensò di esserselo sognato, che l'elisir le aveva dato troppo alla testa e le aveva giocato brutti scherzi. Invece, riconobbe la sua voce ed il suo odore e tutto nella sua testa, prese senso: era stato lui ad avergli tolto lo sconosciuto di dosso. All'improvviso le venne da piangere. In silenzio, le guance le si bagnarono di lacrime salate. Tirò su col naso ed attirò l'attenzione di Draco. Lo sentì sedersi sul letto, accanto a lei, che si alzò appena, appoggiando la schiena ai cuscini.

Il ragazzo la osservò, in silenzio. Forse non sapeva che dire o pensò che niente poteva consolarla in quel momento. Inoltre, era estremamente una situazione nuova.
Dopo qualche minuto, riuscì a calmarsi e respirare in maniera regolare. Anche se aveva ancora gli occhi gonfi e il naso rosso.

«Chi era?»

Quelle erano le prime parole che pronunciava. Avvertì la gola secca, non pensò nemmeno che lui la capisse, tanto che aveva parlato a bassa voce e senza guardarlo negli occhi.

«Malcom Graves, Tassorosso»

Solo allora Hermione, si voltò, incontrando i suoi occhi. Improvvisamente, lui sembrò preoccupato, ma dopo pochi secondi quello sprazzo di emozione, scomparve. Lasciando spazio ad una gelida apatia.

«Perché non mi hai portata in infermeria?»

«Perché le voci girano e non ti avrebbe fatto piacere che tutti, oggi, avrebbero parlato di te, di me e di quello che era successo ieri» sospirò.

Il cuore della ragazza perse un battito al pensiero che lui si fosse preoccupato per lei. Quindi nessuno sapeva niente. Riprese a respirare, più tranquilla.

«Cosa mi hai dato?»

«Una pozione per evitare che finissi in coma. Ci ha messo un po' a fare effetto, ma sembra aver funzionato» la indicò.

«Mi fa male la testa»

«Cosa ti è saltato in mente, mh?» ed eccolo. Hermione ne era sicura che avrebbe cacciato fuori l'argomento, infatti sbuffò, contro la faccia imbestialita di lui.
«Sei stata un'irresponsabile, Granger! Non me l'aspettavo da te. Una vera stupida»

Hermione si portò le mani a coprirle il viso e, per la prima volta in sette anni, non sapeva cosa rispondere a Draco Malfoy, perché... aveva ragione.

«Grazie» gracchiò lei, per tutta risposta, voltando lo sguardo dall'altro lato della stanza. Lui era sorpreso quanto lei, ma non rispose. Sospirò e si alzò dal letto, per darle dei vestiti puliti da indossare, avendo ancora quello scomodo abito.

«Pare che sia la seconda volta che ti salvo la pelle» puntualizzò ironico lui, perché l'unico modo che conosceva di parlare era proprio quello: provocarla.
Un sorrisetto tornò sul volto e parevano tornati alla normalità di quella bolla di poco prima.

Scusa ma ti chiamo Granger - #Dramione HPFFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora