10 Parte due

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Margherita pov's

«Ca ci fai ca ciùciù? Te mancav da morir o ver»

Disse dipingendo un sorriso soddisfatto.

«Assai Cirù, assai»

Gli sorride lei soddisfatta di rimando.
Estrasse il coltello affilato nascosto nella stava posteriore dei pantaloni, sorridendo ancora di più.

«Ah si? me commuov se me ric accusi»

Margherita si avvicino a passo spedito a lui, ma di risposta si allontanò facendo il giro del tavolo.

«C vuo fa co chillu la»

Gli chiese riferendosi al coltello.
Margherita guardo le sue mani ghignando.

«mo o và ti 'cciabbìsa»

Sali sopra al tavolo pronta ad stare vicino a lui per concludere il suo scopo.
Quello di ucciderlo.

«Pecché me vor accir'?»

Gli domandando mentre cercava di allontanarsi da lei.

«Pensi che non sappia che hai ascoltato la conversazione tra me e mio padre?»

Gli dice lei ancora sul tavolo.

«E cert che l'ho ascoltata, ma ancora nun ho capit pecché me vor accir'»

Margherita scese dal tavolo andando verso di lui.

«Tu hai dato l'ordine di uccidere a Nina»

Spinse il coltello verso la sua testa ma lui la schivò.
Poi sul suo braccio, che l'unica cosa che riusci a fare fu quella di graffiarlo, perché lui riusci a schivarla.
Quando tocco al petto, Ciro le bloccò il braccio, spingendola all'indietro, approfittando di quel distanziamento per andare dall'altra parte.
Margherita lo segui, alzando il braccio e mirando il coltello, questa volta sulla sua spalla.
Ciro gli blocco un'altra volta il braccio destro, e la sbatté al muro, mettendosi davanti a lei per bloccargli ogni passaggio.

I loro volti vicini, i loro corpi attaccati, facevano sembrare la situazione quasi piacevole, ma quando Margherita senti le parole che uscirò dalla bocca di Ciro scaccio totalmente quell'idea dalla sua testa.

«Era da fare ciùciù»

Con il braccio dentro gli sferrò un busto in pieno petto, facendolo scansa dal dolore.
Anche se era femmina, non voleva dire che non aveva la forza di fargli del male.

«Non azzardarti a dire una cosa dei genere di lei»

Con la mano destra cerco di colpirlo in pieno petto, riuscendogli a bucargli la maglietta, facendo un grosso graffio sul petto.

«Voglio che la tua morte sia dolorosa per te, come quello che ho provato io quando me l'hai portata via»

Si avvicinò a lui, che si toccò la ferita piena di sangue.
La maglietta bianca si imbratto di rosso, facendo evidenziare il taglio più di quanto era.
Bruciava da morire, Ciro doveva ammetterlo.

Si avvicinò a lui pronta a infligergli altro dolore.
Quando provò a tagliarlo, lui si scansò, facendogli prendere in pieno un sacco di farina bucandolo.
Ora sia lei che Ciro erano pieni di farina dalla testa hai piedi, proprio come Carmine una trentina di minuti fa.
Guardò il coltello, distraendosi per un secondo, che gli costò molto, perché senti suoi polsi circondati dalle mani di Ciro, che la straio al tavolo dietro di loro, posizionandosi sopra di lei.
Le fece cascare il coltello hai loro piedi, assicurandosi che lei non cercasse di ucciderlo.

«Ora mi hai stancato. Chi era lei per te, una sorella? una amica?»

Gli disse guardandola negli occhi.
Margherita guardò le sue labbra, scordandosi per un minuto quello che stava facendo fino a due secondi fa.

«Era la mia miglio amica»

Gli disse ringhiando a denti stretti, mentre assumeva un po' di lucidità.

Ciro la osservò per svariati minuti, mentre rifletteva guardandola negli occhi.
Quegli occhi così chiari da riuscire a perdersi dentro lo facevano impazzire.
La incuriosiva da morire, anche se stava cercando di ucciderlo, la incuriosiva.

«Carmine ha cercato di uccidermi»

Sussurrò lui con le labbra sempre più vicine a quelle di lei.

«E tu di risposta hai ucciso sua moglie, per questo codice di merda che avete»

Gli ringhio lei contro.
Lo odiava con tutta se stessa per avergli portato via una parte di lei, la più bella probabilmente.

«Codice di merda?»

Chiese lui dubbioso, la intrigava e non poco.

«Si, voi uccidete qualcuno solo se vi tocca una persona a voi cara»

Rimase zitto a fissarla.
Era così bella, anche se stava cercando di ucciderlo, lui provava una strana attrazione per lei.
Si avvicinò ancora di più alle sue labbra, sfiorandole tra di loro, quasi a toccandorle tra di loro.

«C re? Il gatto ti ha mangiato la lingua»

Lo provocò lei, vedendo inumidirsi le labbra.
Aveva usato le stesse identiche sue parole che lui gli aveva detto una paio di giorni fa, imitandolo quando prima lui aveva usato la stessa idea di riprendere le frasi passate.

«Nun fa accusi ciùciù, che me fai asci pazz»

Gli disse guardandola negli occhi.

Gli disse guardandola negli occhi

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Margherita doveva ammetterlo.
Per quanto cercasse di dire che non la attirava e che il suo scopo era solo quello di farlo fuori, lo doveva ammetterlo.
Era davvero bello.
Forse era il fatto che era identico a lei caratterialmente, oppure era il fatto che pur dovendo uccidere lo trovava attraente?
Eppure aveva già ucciso in passato ragazzi molto più belli di lui, eppure solo Ciro gli faceva quell'effetto.
Come era possibile?
Ancora le teneva le mani bloccate sopra alla testa, e non aveva intenzione di lasciarle per nessun motivo.
Se fosse un'altra persona già avrebbe lasciato le mani e l'avrebbe uccisa senza pensarci, eppure lei era così simile a lui che sapeva che se la lasciava andare, lei non ci avrebbe messo così tanto tempo a provare ad accoltellato per la quinta volta o più in una giornata.
Eppure qualcosa dentro di lui lo spingeva a sfidarsi di lei.

La porta si aprì, facendo intravedere il comandante e Carmine davanti alla porta.

«Che sta succeren ca eh?»

Urlò Massimo facendoli guardare dritti davanti a loro per vederlo.
Carmine li guardò spiazzato, come il comandante, ma dal tronde chi non lo sarebbe stato vedendoli in quel modo?
Due nemici pronti ad uccidersi a vicenda per odio, stavano uno sopra altro, così vicini da baciarsi quasi.

«Niente Comanda»

Disse Ciro alzandosi da sopra di Margherita che fece uno scatto in avanti seguendo Ciro davanti a lei.

«A me niente nun sembra. Pecché siete conciati accusi?»

Gli chiese il comandante.
Solo ora Margherita si rese conto che la farina si era attaccata persino sui vestiti, e la macchina di sangue che Ciro aveva sul petto, era coperta dalla farina.

«Te l'ho già dittu comanda. Nun è success niente, si è semplicemente rotto un pacco di farina »

Aveva lo sguardo duro e calmo, come se veramente non fosse successo niente.
Lo sguardo di Margherita ricadette su suo fratello, che sembrava volerla uccidere da un momento all'altro.
Aveva sbagliato, doveva ucciderli e non c'era riuscita per via di quella strana sensazione.
Doveva capire cosa era, ma aveva paura, paura che se l'avrebbe capito, tutta la sua vita sarebbe cambiata.

Troppo uguali / Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora