16: Aiutarla

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Margherita pov's

La minore della famiglia Di Salvo evitò Carmine come la peste.
Si sentiva tradita, delusa, abbattuta, smarrita.
Suo fratello non le aveva detto niente.
L'aveva tenuta all'oscuro di tutto.
Anche in questo momento, stava cercando di parlarle, ma lei era entrata nel campetto da pallavolo per le ragazze, dove lui non poteva entrare, o almeno era lui che non voleva entrare in esso.

Arrivo una macchina della polizia all'interno dell'IPM.
Uscì un ragazzo da essa.
Edoardo gli corse in contro, abbracciandolo.
Margherita lo guardò attentamente, gli era così familiare, che non riusciva a capire dove l'aveva visto.
Andò verso il gruppo di Ciro, abbracciandolo.
Per quanto cercava di stare lontano da quello sguardo e più lo attraeva.
Era come una calamita. Si alzò, andando verso Liz  dicendogli che aveva bisogno di andare al bagno o sarebbe scoppiata.

L'educatrice annui, accompagnandola nel bagni dell'edificio più vicini.
Margherita entro in esso, sedendosi sulla panchina.
Sentiva la sua testa esplodere, in un buco nero.
Poggiò i polsi sulle sue gambe tenendo il suo volto con esse.
Si fermò un attimo a riflettere a tutto ciò che le era successo in questi mesi.
La morte di Nina, suo fratello caduto in depressione, Futura, Filippo e Nadiza, i problemi con suo padre e Palermo, Carmine che riesci ad superare la morte di sua moglie, la vendetta su la sua migliore amica, Ciro. 

 «C tien ciùciù?»

Alzò il capo con una velocità quasi ridicola e usando vide il volto di Ciro, appoggiato alla porta, roteo gli occhi verso l'alto quai esausta. 
Vederlo li gli ricordava la ragazza che fino a un minuto fa stava pensando. Nina.
Lo odiava con tutta se stessa, non gli avrebbe mai perdonato la morte della sua migliore amica, ma non riusciva a fare niente in sua presenza. 

«E ca te che ti importa?»

Chiese lei acida, vedendolo sospirare.
Si avvicinò a lei con passo lento, con le braccia incrociate che gli evidenziavano i muscoli scoperti per la mancanza della maglietta.

Si avvicinò a lei con passo lento, con le braccia incrociate che gli evidenziavano i muscoli scoperti per la mancanza della maglietta

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«Ciùciù bast cu sta storia di sta semp sulla difensiva. Ritira sti ar
tigli che eje nun te vogl fa del male»

Gli dice avvicinandosi al suo viso. Margherita gli rise sul viso, guardandolo dal basso.

«Ironico da parte tua lo sai? Non mi vuoi fare del male, ma già me ne hai inflitto molto»

In viso di Ciro rimase duro e colpito, non aspettandosi quasi quella risposta così vera da parte sua.
Non poteva negare l'evidente attenzione che aveva verso quella ragazza, ma di certo non poteva nemmeno negare di non avergli inflitto dolore.
Non si sentiva in colpa per quello che aveva fatto, ansi era sempre più convinto di aver fatto bene, aveva mantenuto il rispetto e l'autorità da parte di tutti lì ha Napoli, e si sentiva più che fiero per questo.
Però non capiva perché ogni volta che sentiva parlare Margherita dell'accaduto, dentro di lui nasceva una sensazione di fastidio.
Ma si era auto convinto che era lei ad infastidirlo e non lui stesso per le azioni che faceva.

«Eppur o dovresti sape meglio di eje cumme funziona la camorra»

Se si potessero uccidere le persone solo con lo sguardo, Ciro sarebbe morto all'istante.
Il ragazzo si sedette accanto  a lei, una volta passati cinque minuti che i loro occhi erano incastrati a vicenda, guardandosi male.

Si mise ha guardare il suo profilo, notando per la millesima volta quanto fosse bello, ma con la differenza che questa volta era più che vicino ha lei.
Le piccole lentiggini color mattone, erano leggere sul naso e sulla parte superiore delle guancia.
Quasi non si vedevano, ma Ciro le trovava dannatamente belle.
Il naso perfettamente dritto e minuto.
Le labbra sottili a differenza di quelle delle sue altre coetanee dentro all'IPM, la caratterizzavano molto.
Rendevano i suoi lineamenti delicati ma marcati allo stesso tempo.
Si sentiva quai fortunato per averla incontrata, la riteneva la ragazza più bella che avesse mai visto, l'unica che si era intrufolata nel suo pensieri, senza fargli capire  più niente.
Non era mai stato un ragazzo legato molto hai sentimenti, non sapeva nemmeno cosa fosse la parola AMORE, oltre a quello fraterno che provava per sua sorella.
Con lei provava una sensazione bellissima, simile a quella che provava con Rosa, ma ben diversa allo stesso tempo.
Ogni volta che gli stava vicino non capiva più niente.
Come adesso.
La stava fissando letteralmente con gli occhi incastrati sul suo viso, e quando Margherita si volto pronta per dire una delle sue solite battutine, si blocco.

«Se continui a guardarmi così mi sciupi»

Rimasero come uniti da quello sguardo, così intenso e vicino, che non ci capirono proprio niente.
Ciro si avvicinò con una lentezza sopra umana, aveva quasi paura, paura di fargli male, paura di andare contro la sua volontà.
E questo non andava bene, perché lui non aveva mai provato una cosa simile, con nessuna.
Appoggiò le mani delicatamente sulla sua guancia sinistra, e avvicinò lentamente le labbra verso le sue.
Sentirono i loro respiri così vicini, che la tentazione di unirsi in un bacio, si fece sentire sempre di più.
Non poteva.
Lui aveva ucciso la sua migliore amica, come poteva baciarlo?
Come poteva dare una cosa del genere a lei? 

«Nun me pozz scurda, che agg uccis a miglior amic mia⟩

Disse ad un soffio dalle sue labbra, lo sguardo di Ciro sembro quasi dispiaciuto, ma non poteva crederci, lui era come lei, non avrebbe mai fatto vedere le sue adozioni.
Certo non poteva negare ch ora lei non lo stava facendo, ma fece finta di non pensarci.
Sposto il viso di colpo, auto coinvolgendo si, che se non l'avesse guardato, il desiderio di unire le loro labbra in un bacio sparisse.
Ma Ciro dopo averla osservato per sbagliati minuti gli afferrò il mento con due dita, cercando di essere più delicato possibile. 

«So che fa mal, ma lo devi superare» 

Per la prima volta nella sua vita, uscirono delle parole dolci dalla sua bocca, verso qualcuno.
Non si riconosceva per niente, e questo non andava bene, ma in quel momento l'unica cosa che gli importava era consolarla, fargli sentire che lui era li accanto a lei in ogni occasione, manche se era tatto lui l'artefice dei tutto il dolore che le portava appresso, voleva fargli capire che era li, pronto ad aiutarla. 

«È facile parlarne se non si sa cosa ci si prova»

Disse Margherita non riflettendo effettivamente su cosa stava dicendo.
Lei non sapeva nulla di lui, non sapeva se aveva mai perso qualcuno a cui voleva veramente bene.
Ma non si penti, o almeno finche non sarà lui a dirglielo. 

Non rispose, non sapendo esattamente cosa dirle.
Si sentiva estremamente ferito, e non sapeva nemmeno perché.
Si alzo da lì, non prima di aver guardato Margherita e sussurrato con parole piene di freddezza e odio.

«Guarda a dove metti i piedi»

Uscì da lì, facendo venire una marea di dubbi alla ragazza.
Perché tutto ad un tratto aveva cambiato modo di comportarsi con lei?
Cosa aveva fatti di sbagliato?  
Forse anche lui aveva perso qualcuno di importante?
Oppure è semplicemente lunatico?

Andò verso il lavandino, per sciacquarsi in viso.
Doveva riprendersi al più presto.

Troppo uguali / Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora