Nathan

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Le solite serate al Renève. Musica troppo alta, luci stroboscopiche, corpi che si muovono al ritmo di bassi profondi, tutti alla ricerca di qualcosa: divertimento, fuga, piacere. Per me è sempre stato tutto molto semplice: vado, mi diverto e me ne vado, lasciando alle spalle promesse che non manterrò mai. Ma stasera no.
Non ho voglia di unirmi alle solite ammucchiate o di scopare in generale. Oggi mi limiterò solo a guardare, come un cacciatore che studia la sua preda.
"Nathan, amico, guarda che culo," dice Alexander accanto a me, sollevando il bicchiere con il suo solito Gin Tonic. Gli lancio uno sguardo distratto, osservando la tipa che ha adocchiato. Niente di che.
"Non mi va stasera," rispondo, sorseggiando il mio Jack Daniels.
Alexander mi guarda come se fossi impazzito. "Mi dispiace per le signore, allora. Sai che sei il loro preferito. Ma, a proposito, che cazzo fai a tutte? Non lo capirò mai. Cosa hai tu che io non ho?"
"Centimetri in più," rispondo senza pensarci troppo, sapendo benissimo quanto gli dia fastidio parlare delle sue dimensioni.
"Ehi, guarda che quello non conta," ribatte, alzando il mento come se fosse convinto di ciò che dice.
"Per le signore, invece, conta eccome. Secondo te perché pure le quarantenni vengono da me?" rispondo con un sorriso divertito.
Alexander scuote la testa. "Sei uno schifoso. Anche se devo dire che non sono niente male."
"Caro Alexander, non è colpa mia se preferisci le neofite verginelle," lo stuzzico. È un suo punto debole, e non posso non approfittarne. Sappiamo entrambi che con le inesperte si sente più sicuro.
"Sei molto cattivo stasera. Sai che ti dico? Me ne vado a cercare una delle mie verginelle," dice, alzandosi con un sorriso di sfida. Alzo la mano per salutarlo mentre si perde tra la folla in cerca della sua preda.
Finisco il mio Jack Daniels con calma, lascio i soldi sul bancone e me ne vado. C'è una cosa che mi piace fare quasi quanto il sesso: guidare di notte. La città è un altro mondo quando si svuota. Le strade illuminate dai lampioni sembrano infinite, il silenzio è quasi confortante.
Stasera, però, c'è un bonus al mio solito giro. Davanti a me, a un angolo della strada, c'è una ragazza. Cammina lenta, le braccia strette intorno al corpo come per proteggersi. È nuova, ne sono certo. Conosco tutte le facce del quartiere, e lei non l'ho mai vista.
Abbasso il finestrino. "Ehi, ragazza sperduta, cosa pensi di fare qui da sola nel cuore della notte?"
Si ferma, mi guarda di traverso. Ha un'aria incazzata, lo sguardo duro, ma sotto quella corazza c'è qualcosa che mi intriga. È giovane, probabilmente troppo giovane per i miei gusti, ma c'è qualcosa in lei che mi spinge a fermarmi.
"E tu chi saresti?" mi risponde, fissandomi con una sfida negli occhi.
"Nathan. Piacere." Le allungo una mano, ma lei la ignora senza pensarci due volte. Questo mi fa sorridere. Ha carattere, lo si vede subito. "E tu invece come ti chiami, ragazza sperduta?"
"Il mio nome è Non sono cazzi tuoi. E comunque, il piacere è tutto tuo."
Mi scappa un sorriso. Cazzo se lo è, piccola sperduta.
Continuiamo a stuzzicarci per qualche minuto, un gioco fatto di battute taglienti e risposte sprezzanti. Ma alla fine riesco a strapparle il suo nome. Lisa. Persino il nome è perfetto, semplice e bello, proprio come lei.
La guardo mentre si allontana, e qualcosa in me cambia. Non saprei dire cosa sia, ma so che non sarà l'ultima volta che la vedrò. Lisa non è come le altre. Non so ancora cosa sia, ma so che sarà interessante scoprirlo.

Senza Via Di FugaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora