Capitolo 2: Una giornata tranquilla... O forse no
Non ho parole. Ma chi si crede di essere? Quel pallone gonfiato si è davvero fermato a parlarmi come se fossi una di quelle ragazze che aspettano un cavaliere a salvarle? E poi quel sorriso... Non so come descriverlo: una combinazione di arroganza, sicurezza e qualcosa di inspiegabile che, purtroppo, ho notato. Non voglio ammetterlo nemmeno a me stessa, ma è come se si fosse incastrato nella mia testa.
Devo assolutamente smettere di pensarci. Tornando a casa, il freddo della notte mi aiuta a schiarirmi le idee. Finalmente, quando mi infilo sotto le coperte, sento il sonno arrivare, pesante. Non so se è stata la stanchezza accumulata, quel giro senza senso o semplicemente quell’incontro surreale, ma almeno riesco a dormire.
---
Quando mi sveglio, il sole è già alto, e sembra che la giornata abbia deciso di essere ancora più ostile di ieri. Il mio stomaco brontola, ma l'idea di scendere e affrontare i miei zii non mi entusiasma. Alla fine, la fame ha la meglio e trascino i piedi fino in cucina.
Nancy è già lì, ovviamente con il grembiule addosso e quell'aria da perfetta padrona di casa. David legge il giornale e sorseggia il caffè come se fossimo in un ritratto di famiglia felice. Mi viene da ridere solo a pensarci.
"Lisa! Buongiorno. Ho preparato i pancake, ne vuoi un po'?" chiede Nancy con quel suo tono dolce.
Fame o no, non voglio darle soddisfazione. Scuoto la testa. "No, grazie. Non ho fame."
Vedo la delusione nei suoi occhi, ma non insistere è una delle cose che apprezzo di lei. Aspetto che finiscano la loro colazione e se ne vadano a lavoro prima di tornare in cucina e mangiare qualcosa in pace. Pancake, ovviamente. Non li avrei mai ammessi davanti a lei, ma sono buoni.
Tornata in camera, mi sdraio sul letto, il mio rifugio. Fissare il soffitto è diventato un'abitudine. A volte penso che potrei starci per ore, semplicemente a osservare la luce che cambia. Ma oggi non posso. Un bussare alla porta interrompe la mia tranquillità.
"Lisa? Posso entrare?" chiede Nancy, cauta come sempre.
"Ormai sei dentro," rispondo, con il solito sarcasmo che sembra scivolarle addosso.
Nancy entra e si siede sul bordo del letto. "Volevo solo dirti che oggi andrò a iscriverti a scuola. So che non è facile, ma penso che potrebbe farti bene. Potresti fare nuove amicizie, costruirti una routine. E, almeno, diplomarti."
La guardo, combattuta. La sua dolcezza è esasperante, ma allo stesso tempo sincera. Non so perché, ma decido di darle una tregua.
"Va bene, andrò a scuola," rispondo, sorprendendomi da sola con un sorriso.
Nancy sembra sollevata. "Bene. Ah, ti abbiamo lasciato dei soldi sul tavolo, nel caso volessi uscire. E ricorda, se hai bisogno, puoi chiamarci."
Finalmente, la porta si chiude e la casa torna silenziosa. È una sensazione che adoro. Metto le cuffie, faccio partire la musica e mi perdo nelle pagine di un libro. Le ore passano veloci quando leggo. Mi aiuta a dimenticare, a non pensare.
Verso il pomeriggio decido di uscire. Un po' d'aria fresca non potrà che farmi bene. Jeans, maglietta, niente trucco. Tanto non devo impressionare nessuno.
---
La città sembra diversa durante il giorno. È meno minacciosa, più viva. Cammino senza una meta precisa, finché non vedo un bar. Decido di entrare per bere qualcosa.
"Un caffè, per favore," dico alla barista, una ragazza giovane che mi sorride come se fossi una vecchia amica.
"Sei nuova qui?" mi chiede, mentre prepara il mio ordine.
"Si, sono nuova," rispondo, cercando di non sembrare troppo scostante.
"Io sono Stephanie, ma tutti mi chiamano Steph," dice, allungando una mano. Per una volta, decido di accettarla.
"Lisa. Piacere."
Steph si illumina. "Che bello! Sai, qui non capita spesso di vedere volti nuovi. Da quanto tempo sei qui?"
"Sono arrivata ieri," rispondo, sentendomi un po' fuori posto.
"Beh, sei fortunata. Anche se, onestamente, qui c'è un sacco di gente strana," dice ridendo.
Rido anch'io, per la prima volta da giorni. "Non mi sorprende. Ho già avuto il dispiacere di incontrarne uno."
"Chi?" chiede, incuriosita.
"Un ragazzo... Nathan, credo si chiami."
Appena sente il nome, i suoi occhi si spalancano. "Nathan Peterson!? Oh, ragazza mia, ascolta un consiglio: stai alla larga da lui. È un tipo pericoloso."
"Pericoloso come?" chiedo, anche se una parte di me non vuole davvero sapere la risposta.
Steph scuote la testa. "Non nel senso criminale. È... complicato. Fidati, ti conviene ignorarlo."
Annuisco, anche se qualcosa nel tono di Steph mi lascia più curiosa che spaventata.
---
Appena esco dal bar, mi scontro contro qualcosa. O meglio, contro qualcuno.
"Ti sono mancato, Sperduta?"
Alzo lo sguardo e vedo lui. Nathan, con quel sorriso strafottente che sembra divertirsi a irritarmi.
"Si, come un dito nel culo," ribatto senza esitazione.
Nathan sorride, divertito. "Hai appena citato uno dei miei preliminari preferiti, mia cara."
Infastidita, lo spingo via e mi allontano. Ma non è così facile liberarsi di lui.
"Aspetta, Sperduta, dove vai?" chiede, continuando a seguirmi.
Alzo il dito medio senza voltarmi.
"Adoro questa ragazza," sento sussurrare alle mie spalle.
Non appena vedo che continua a inseguirmi, mi fermo e mi giro per affrontarlo.
"Senti qua, cretino, e ascoltami bene perché non lo ripeterò mai più: stammi lontano. Ignorami. Se mi vedi, fai finta di niente. Io non esisto per te. Chiaro? Se no ti giuro che ti farò rimpiangere il giorno in cui mi hai incontrata!"
Le sue parole, però, non sembrano scalfirlo. Mi guarda con quella maledetta calma e si avvicina ancora di più.
"Sono davvero così insopportabile per te, de Lis?"
Non so perché, ma mi sento destabilizzata. Le parole mi muoiono in gola.
"Io... Io devo andare. Ciao," balbetto, prima di girarmi e scappare.
STAI LEGGENDO
Senza Via Di Fuga
RomanceDopo un tragico incidente che le porta via entrambi i genitori, Lisa è costretta a trasferirsi a vivere con i suoi zii, in una città lontana da quella che chiamava casa. Persa e sola, trova sollievo solo nelle lunghe passeggiate notturne, durante le...