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Quando rientro a casa dopo una lunga nottata al Renève, trovo mia nonna già sveglia, seduta al tavolo della cucina con una tazza di tè tra le mani. È un’immagine insolita. Lei non è mai mattiniera, e l’idea che sia alzata così presto mi lascia subito un filo di inquietudine. Forse ha dormito male?
La saluto, cercando di mascherare la mia stanchezza.
"Buongiorno, nonna," dico con un tono leggero, sperando che non inizi a farmi troppe domande.Alza lo sguardo dalla sua tazza e mi osserva con una calma che conosco fin troppo bene, quella calma che precede sempre una piccola ramanzina.
"Buongiorno, tesoro. Come mai non sei tornato a casa stanotte?"Anche se il tono è pacato, riesco a percepire il sottile fastidio nelle sue parole. Odia quando non torno, ma non lo ammetterebbe mai apertamente.
"Sono semplicemente rimasto da un amico. Scusami, mi sono dimenticato di avvisarti," mento, sperando che non noti la sfumatura esitante nella mia voce. Non posso certo raccontarle del Renève. Se scoprisse dove passo le mie notti, probabilmente avrebbe un infarto.
Lei sospira, prendendo un sorso di tè. "Ok, ma la prossima volta almeno avvisami. Va bene?"
"Certo, nonna."
Le sorrido e mi avvicino per darle un bacio sulla guancia. È l’unica persona a cui tengo davvero, e l’idea di preoccuparla mi dà fastidio. Salgo in camera mia, deciso a lasciarmi alle spalle le bugie e la notte appena trascorsa.
Appena sotto l'acqua calda della doccia, i pensieri iniziano a scorrere come un fiume in piena. Penso a lei. Quella ragazzina dagli occhi di ghiaccio che sembra avere un talento naturale per detestarmi. Ogni volta che la vedo, il suo atteggiamento provocatorio mi colpisce più di quanto dovrebbe. Lei mi odia, questo è ovvio, ma è proprio questa sua resistenza che mi spinge a tormentarla. C’è qualcosa in lei che mi sfida, qualcosa che mi attrae in un modo che non riesco a spiegare.
Mi ritrovo a pensare a come portarla al Renève, anche solo per dimostrarle quanto posso essere irruente, quanto posso spingerla fuori dalla sua zona di conforto. E sì, potrete chiamarmi pazzo, ma l’idea di entrare nella sua testa, di tormentare persino i suoi sogni, è fin troppo allettante.
Finita la doccia, mi vesto velocemente e decido di andare nel mio bar preferito. È il mio rifugio, un posto dove nessuno mi cerca, e dove posso rimanere da solo con i miei pensieri.
Ma il destino, a quanto pare, ha altri piani per me.
Quando entro, la prima cosa che vedo è proprio lei. Seduta al bancone, con le mani intorno a una tazza di caffè. Gli occhi sono socchiusi, e il suo volto è già carico di quella tipica espressione di fastidio che sembra riservare solo a me.
Non resisto. Mi avvicino con il mio solito sorriso da provocatore.
"Ciao, Sperduta. Ti sono mancato?"Lei alza lentamente lo sguardo, fissandomi come se volesse fulminarmi. E con tutta la calma del mondo, risponde:
"Sì, come un dito nel culo."Scoppio a ridere, trovando irresistibile il suo modo di rispondermi.
"Hai appena citato uno dei miei preliminari preferiti, mia cara."Questa volta, invece di rispondermi, mi spinge di lato e si alza, pronta ad andarsene. Ma non riesco a lasciarla andare così. La seguo.
"Aspetta, Sperduta! Dove vai?"
Non si gira nemmeno, ma alza il dito medio, un gesto che mi fa sorridere ancora di più. Dio, quanto adoro questa ragazza.
Lei si ferma improvvisamente, voltandosi verso di me con uno sguardo che potrebbe incenerire chiunque altro.
"Senti qua, cretino," inizia, puntandomi un dito contro. "Stammi lontano. Ignorami. Se mi vedi, fai finta di niente. Io non esisto per te. Chiaro? Se non lo fai, ti giuro che ti farò rimpiangere il giorno in cui mi hai incontrata."Le sue parole sono taglienti, e per un attimo sento un leggero fastidio nel petto. Non che mi facciano paura, anzi, ma la sua ostinazione ha un modo tutto suo di ferirmi.
"Ma sono davvero così insopportabile per te?" chiedo, avvicinandomi a lei senza nemmeno rendermene conto. È come se qualcosa mi attirasse verso di lei, un magnetismo che non riesco a controllare.
Lei indietreggia leggermente, sorpresa dalla mia domanda.
"I... Io devo andare," balbetta, e prima che io possa dire altro, si volta e se ne va.Questa volta la lascio andare. Forse darle un po’ di spazio non è una cattiva idea. Non prometto nulla, ma ci proverò. In fondo, prima o poi dovrà accettare la mia presenza, anche solo per tollerarmi. E quando quel giorno arriverà, sarà davvero interessante vedere chi dei due cederà per primo.
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Senza Via Di Fuga
RomanceDopo un tragico incidente che le porta via entrambi i genitori, Lisa è costretta a trasferirsi a vivere con i suoi zii, in una città lontana da quella che chiamava casa. Persa e sola, trova sollievo solo nelle lunghe passeggiate notturne, durante le...