Vi è mai capitato di sentirvi inutili? Senza una ragione per svegliarvi la mattina? Io sì. Ogni fottutissimo giorno mi chiedo perché non sia morta anch'io insieme ai miei genitori. Perché io sia ancora qui. E ogni giorno arrivo alla stessa conclusione: non lo so. Forse non lo saprò mai.
Nonostante i tentativi di mia zia di riportarmi a una parvenza di normalità, continuo a trascinarmi per la vita. Non riesco a mangiare regolarmente, a vivere come se niente fosse successo. Non ho voglia di ridere, di vivere. Sopravvivo, e basta. Ogni volta che cerco di distrarmi, c'è sempre quel pensiero costante, un virus che si è insediato nel mio cervello. Sta divorando tutto quello che sono, piano piano, fino a quando non rimarrà più nulla. E a quel punto, forse, smetterò di sentire qualsiasi cosa.
Quanto sarebbe facile poter estrarre i sentimenti, come si toglie una scheggia dalla pelle. Non sentire più nulla.
Eppure, anche se mi duole ammetterlo, c'è una persona che riesce a farmi sentire qualcosa di diverso. Quel fastidioso arrogante alto tre metri, con quegli occhi che sembrano scrutarmi fin dentro l’anima. Ridacchio tra me e me al pensiero. Se mai glielo dicessi, se mai sapesse che penso queste cose di lui, si monterebbe la testa ancora di più. E già è insopportabilmente "modesto" così com'è.
Nonostante gli abbia detto di lasciarmi in pace, non riesco a ignorarlo. Mi dà fastidio, ma è un fastidio… piacevole, se questo ha senso. Certo, a pensarci non ha nessun fottuto senso, ma per me lo ha.
Il punto è che non voglio legarmi a nessuno qui. Non intendo restare in questa città più a lungo del necessario, e affezionarmi a qualcuno non farebbe altro che complicare le cose. Con questa convinzione ben chiara in mente, decido che è meglio mantenere le distanze. Ma in questo buco di città, evitare qualcuno sembra quasi impossibile.
Sono le due di notte. Come al solito, non riesco a dormire.
Scendo in cucina, cercando qualcosa che possa aiutarmi a spegnere il cervello. Il mio sguardo si posa sulle bottiglie di scotch di mio zio. Sorrido, sapendo già quale sarà la mia compagnia per la serata. Il whisky mi aiuta a dormire senza quegli incubi orrendi che mi perseguitano ogni notte. E, per fortuna, David non si è ancora accorto delle bottiglie che mancano dalla sua preziosa collezione.
Dopo qualche minuto di camminata, raggiungo il parco che avevo visto di recente. È deserto, come mi aspettavo. Mi siedo sulla prima panchina che trovo, aprendo la bottiglia. Il liquore mi esplode sul palato e mi brucia la gola. Perfetto. Esattamente quello di cui avevo bisogno.
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Nathan
Certe notti, quando non ho niente da fare, vado al parco. Di giorno è pieno di marmocchi che urlano e si rincorrono, ed è una rottura di palle. Ma di notte, il parco è perfetto. C'è silenzio, il fresco della sera, e quel senso di pace che difficilmente trovo altrove.
Solo che stasera, invece di trovare il parco vuoto come al solito, vedo una figura familiare. Lisa.
È distesa su una panchina, mezza addormentata, con una bottiglia vuota di whisky accanto a lei. Seriamente? Che cazzo ci fa qui a quest'ora?
Mi avvicino velocemente.
"Lis, cosa stai facendo?" le chiedo, scuotendola leggermente per svegliarla.
Lei solleva lo sguardo verso di me, confusa. Poi mi punta un dito contro, con un’espressione trionfante. "La vera domanda è: cosa ci fai tu qui? Mi segui per caso? Forse sei come quello di un libro che ho letto io in passato. Sei uno stalker!"
Alzo un sopracciglio, divertito dalla piega che ha preso questa conversazione. "Per quanto mi farebbe piacere essere il tuo stalker, Sperduta, no. Non ti stavo seguendo. Vengo qui spesso, e guarda un po’, ti trovo su una panchina, ubriaca."
Mi fulmina con uno sguardo che potrebbe uccidere. "Io non sono ubriaca!" esclama indignata, puntandomi di nuovo il dito contro. "E ora scusami, ma devo andare. Non ti voglio. Ciao."
Prova ad alzarsi, ma le gambe non la reggono. Prima che possa cadere, la prendo in braccio.
"Tu non vai da nessuna parte, Sperduta. Non in questo stato. O mi dici dove abiti, e ti riporto a casa, o vieni con me. Scegli tu."
"Portami dove vuoi," mormora, prima di crollare completamente tra le mie braccia.
Sospiro, guardandola. Anche quando è incosciente, riesce a farmi perdere la testa.
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Senza Via Di Fuga
RomanceDopo un tragico incidente che le porta via entrambi i genitori, Lisa è costretta a trasferirsi a vivere con i suoi zii, in una città lontana da quella che chiamava casa. Persa e sola, trova sollievo solo nelle lunghe passeggiate notturne, durante le...