CAPITOLO 3

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« Grazie mille..» dico rivolgendomi al tassista.

« Grazie a lei signorina e buona serata. »

Mi avvio un passo per volta verso l'interno dell'hotel scelto dalla società di mia madre per il ricevimento di questa sera.
Lei è un architetto, e la sua carriera ormai è all'apice.

Mi accorgo solo adesso di quanto stia tremando.
Mi guardo un'ultima volta riflessa in uno dei tanti specchi presenti, assicurandomi di essere perfetta...cosa assai impossibile se riguarda me...ma mi sono fatta aiutare da Amber, che in questo genere di cose ci sa fare a differenza mia, quindi dovrei quantomeno risultare presentabile.

Lascio il mio nome all'uomo che appartiene alla vigilanza ed entro in sala.
La scena che mi si presenta è sempre la stessa in questi casi. Gente super chic ed elegante, impeccabili nei modi e nei sorrisi assurdi che si rifilano l'un l'altro pur odiandosi a morte.
È la stessa che vedo e rivedo da anni. Una noia mortale.

Intravedo mamma al centro che parla con un gruppo di persone. Mi fermo un attimo ad osservarla. È così diversa da me... mi piacerebbe dire che essendo il suo opposto c'è una buona probabilità che io abbia preso da mio padre se solo sapessi chi sia. Ma non lo so, non l'ho mai visto e a quanto pare ci ha abbandonate prima ancora che nascessi, una volta aver appreso della mia presenza.

Ci sono momenti che se ci ripenso mi chiedo come abbia fatto...come abbia fatto a voltare le spalle al suo stesso sangue, ma sono domande destinate a non avere risposta. E ormai credo di averlo accettato.

Se poi, guardo alla donna che sta solo a qualche passo da me, mentre da una parte provo una profonda stima per lei e per quello che ha raggiunto pur da sola e con una figlia, dall'altra non posso fare a meno di ricordare una bambina di soli cinque anni da sola a casa intenta a prepararsi la colazione, il pranzo o la cena.

Non è stato facile crescere con una donna come lei. Anzi, direi il contrario. Per questo ho sempre considerato Amber e Phil come la mia famiglia. Perché ho potuto contare su di loro quando ero sola, o in difficoltà.

E sono stati tanti, tanti quei giorni. Tuttavia non sono venuta su piena di rancore o rabbia. La tratto esattamente nel modo in cui vorrei essere trattata io da lei. Non mi impongo, mai, non dico mai una parola fuori posto, non alzo mai la voce, né dico parolacce. Non mi sono mai comportata male e non ho mai fatto niente che potesse metterle imbarazzo addosso.
Credo di essere una buona figlia, di sicuro, molto di più di quanto lei non lo sia stata come madre.

« Tesoro...»

La sua voce mi mette i brividi. Detesto quello che diventa in occasioni così.. Per carità sarebbe pure bello se solo non lo facesse per una sceneggiata alla quale mi presto sempre.

« Ciao mamma..» dico andandole vicina.
Lei mi sorride e mi prende per mano.

Dio che assurdità..

« Signori, lei è mia figlia Amy. »

Gli occhi dei presenti saettano su di me e alcuni di questi mi mettono i brividi. Specie quello di Mark, che a quanto pare da qualche tempo a questa parte è l'accompagnatore di mamma, o quello che è. Lui è una di quelle persone viscide che mi fa venire da vomitare solo al pensiero di respirare la sua stessa aria.

« Amy, che piacere rivederti. Sei sempre più bella. » si rivolge a me proprio lui ed ecco che mi sale lo spuntino pomeridiano in bocca.

Fingo un sorriso, ma nemmeno mi preoccupo di rispondere. Preferisco stargli alla larga.
Con una scusa mi allontano defilandomi in maniera educata, in caso contrario so già che mia madre vorrebbe la mia testa se le facessi fare brutta figura.

Cammino un po' per sala addobbata a festa, con un lusso che farebbe girare la testa. Ma sono sempre così. O perlomeno quelle alla quale ho partecipato io.

Ipocrita e nauseante.

Mi guardo un po' in giro mentre mi siedo su un divanetto e il cuore blocca il suo battito e il sangue interrompe la sua corsa nelle vene quando i miei occhi trovano la sua figura.
Schiudo la bocca e sento la bocca diventare secca.

Come diavolo è possibile che sia più bello ogni volta che lo guardo?
È impeccabile nel suo smoking nero, i capelli tenuti fermi indietro. Una mano in tasca e nell'altra un bicchiere di champagne - ci scommetto la testa che sia tra i più costosi-.

Qualcosa si incrina dentro di me e nel mio umore quando vedo la persona al suo fianco. Vanessa. La ragazza più bella e stronza che abbia mai conosciuto. Nonché ragazza storica di Scott Hunter, mio vicino di casa, mia cotta da che ho memoria e a quanto pare...padre del pisellino che ho nella pancia.

Cerco di deglutire ma è come se me ne fossi dimenticata. Tutta la mia testa e il mio corpo sono immobilizzati e ho questo tremore che a quanto pare non desidera altro che starmi appiccicato addosso.

Lo vedo sorridere insieme al padre, un uomo che non ha mai suscitato la mia simpatia, mentre sua madre sembra in un altro mondo in questo momento. Lei, al contrario del marito, mi sta molto simpatica. È una donna elegante e bellissima, e ho ricordi diversi di lei, fin da quando sono bambina. E tutti positivi.

Il mio cuore batte più del dovuto quando Vanessa gli artiglia un braccio e lo bacia. È un bacio casto, veloce, ma a me sembra che il tempo si sia appena bloccato.

« Dovresti smetterla di isolarti sempre Amy... Dovresti fare conversazione..»

E una parte di me vorrebbe tanto mandarla a quel paese in questo momento, ma non ne ho mai avuto la forza, figuriamoci adesso che il mio umore è sotto zero.

« Cosa ci fanno qui gli Hunter mamma? » domando cambiando discorso.

« Oh beh, Jake Hunter è il nuovo investitore della società. È normale che ci sia. »

Oh.

« Non lo sapevo. »

« Perché non ti sei messa le scarpe che ti avevo lasciato in camera Amy? »

Dici quelle trappole mortali che stando ad Amber erano qualcosa come quattordici centimetri? No grazie.

« Non ci so camminare, lo sai. »

Mi guarda male e sono sicura che stia per dirne una delle sue quando la anticipo : « Queste le ha scelte Amber. » dico indicando con gli occhi quelle che invece indosso.

Il suo sguardo cambia e sono sempre più certa del fatto che avrebbe desiderato avere Amber come figlia piuttosto che me.

« Si vede. Voglio dire conoscendoti, non riesci ad abbinare i colori, di certo non avresti scelto queste..dovresti fare un monumento a quella ragazza. »

Ha ragione, dovrei, ma per motivi ben diversi da questi.

« Oh Johnny! »

Se ne va e io torno a respirare. Quando alzo lo sguardo però, Scott non è più dov'era prima.
Sospiro e decido di prendere una boccata d'aria fuori.

L'aria durante la sera, comincia a essere più fresca, ma ora come ora è persino piacevole.

Il cielo è sgombro di nuvole ed è tappezzato di stelle. Mi piace guardare il cielo ma delle volte divento nostalgica.

« Due palle la festa eh? »

Sussulto portandomi una mano sul cuore.

« Ciao..»

Occhi negli occhi e un sorriso dolcissimo.

Mai più soliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora