CAPITOLO 9

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La sala d'aspetto della dottoressa Fisher è una di quelle che sorprende visto il quartiere dove ci troviamo.
Mia madre si è assicurata di portarmi ben lontano dal centro abitato così che potesse essere sicura di non incontrare nessuno di sua conoscenza.

Non sono solita giudicare, né le persone né i luoghi, però per una che raramente è uscita dal suo quartiere e solo in compagnia - se escludiamo l'università ovviamente- credo sia normale che mi sia guardata attorno di continuo.

Tutto sommato però, mentre l'edificio fuori era piuttosto vecchio e con un cantiere aperto in corso, l'interno dell'appartamento che ospita lo studio è molto fine, elegante ma semplice e il fatto che ci sia del bianco dappertutto da' una sensazione piacevole di spazio e luminosità.

A parte noi non c'è nessun altro, esclusa la persona che sta visitando nel suo studio proprio ora.

Osservo mia madre, tiene gli occhi e l'attenzione fissa sul suo telefono. Da quando è tornata dal weekend, non ha spiccato parola tranne che per informarmi che aveva prenotato una visita per me.
E ora eccoci qua.
Dal canto mio, le ho rivolto a stento la parola, e ho accettato di venire in primis per assicurami che pisellino stesse bene.

« Jones? »

Sussulto quando sento la voce della dottoressa e rimango senza parole quando incontro il suo sguardo.
È una donna giovane e bellissima e il suo sorriso mi trasmette tranquillità e mi spiazza allo stesso tempo.
Mi alzo seguendo mia madre all'interno dello studio.
Proprio come il resto dell'appartamento anche qui è tutto minimal e semplice. Mi piace.

« Allora, innanzitutto buongiorno, io sono la dottoressa Fisher, Emily Fisher, potete chiamarmi un po' come volete anche se io preferirei Emily. Mi piace avere un contatto diretto con le mie pazienti e trovo che darci del tu sia uno dei primi passi fondamentali affinché ciò accada. »

Un sorriso spontaneo mi nasce sulla bocca. La mia prima impressione è stata più che giusta a quanto pare.
Come al solito però, mamma deve fare in modo di spezzare l'entusiasmo e l'atmosfera sana.

« Chiedo scusa, dottoressa. » comincia sottolineando il fatto che lei non vuole avere nessun contatto diretto e dandole volutamente del lei « Credo ci sia un errore perché mia figlia non è intenzionata a diventare una paziente. Come le avevo già spiegato a telefono, siamo qui per un'interruzione volontaria della gravidanza.»

Gelo. Gelo è tutto quello che sento accadere al sangue nel mio corpo.

La guardo truce mentre la dottoressa guarda me.

« Certamente signora Jones, capisco la sua posizione. »

« La nostra ... La nostra posizione. » replica mamma interrompendola.

« Veramente finora è stata solo lei a parlare. »

E mentre a me scappa una risata, non posso fare a meno di notare la vena sulla fronte di mia madre pulsare in maniera anomala direi.

« Come stavo per dire prima che mi interrompesse, io non sono obiettore di coscienza. Sono favorevole alla totale libertà della donna di scegliere se continuare o meno la gravidanza. »

« Non c'è nessuna donna dottoressa. Non so se si è accorta del fatto che mia figlia è una bambina. »

E allora i suoi occhi si posano su di me. Deglutisco.

« Quanti anni hai? »

« Quasi venti. »

La dottoressa annuisce.

« Vuoi abortire? »

« Io..»

« Certo che lo vuole! Siamo venute a posta. »

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