4. Can you stay away from me?

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La porta d'ingresso finalmente si aprì, segnando il rientro di Sean a casa. Rimasi seduta sulle scale, mentre faceva il suo ingresso. Si liberò della valigetta e della giacca elegante e una volta incontrato i miei occhi, la stanchezza spiccò evidente nel suo sguardo.
Mi sorrise raggiante, felice di vedermi. In quel suo modo dolce e familiare, mostrando la dentatura perfetta.

«Che fai ancora sveglia?» domandò e non riuscii ad ignorare la punta di sorpresa nella sua voce.
«Va tutto bene?» continuò avvicinandosi, d'un tratto preoccupato.

«Si, ti stavo aspettando per cenare insieme» dissi in un filo di voce e la sua espressione mutò in un battito di ciglia. La preoccupazione nel suo sguardo divenne sollievo, divenne felicità che mi scaldò dentro, come il più innocuo dei fiammiferi.

«Sono le 22, Alia» mormorò, chinandosi per arrivare alla mia stessa altezza. «Non c'era bisogno mi aspettassi»

Sollevai le spalle «Lo so»
Era lui l'adulto fra i due, ma non ero affatto abituata a non vederlo per una giornata intera. Sin da quando mi prese sotto la sua custodia, fece il possibile per restare sempre al mio fianco. Faceva turni di lavoro ristretti per essere presente al mio rientro da scuola.. e quando oggi rientrai sapendo di non avercelo in casa, un senso di malinconia e tristezza mi riempii il petto.

«Ho preparato la cena» dissi ancora, alzandomi e dirigendomi verso la cucina. Sean mi seguii e una volta dentro apparecchiai la tavola e gli servii gli spaghetti al pomodoro, un piatto italiano.

Non ero molto brava a cucinare, conoscevo solo qualche semplice ricetta che memorizzai guardando Sean cucinare. Ricordo che in Italia non faceva altro che cucinare gli spaghetti, gli piacevano tanto.

Ci accomodammo e iniziammo a mangiare. Si portò alla bocca una forchettata di spaghetti e io rimasi in attesa, curiosa della sua reazione.
Era la prima volta che gli cucinavo qualcosa. Chiuse gli occhi assaporandone il gusto e io rizzai la schiena colpita.
«È buono?» domandai.

«Buonissimo, sei stata bravissima! Non posso crederci, la mia bambina è cresciuta e mi prepara il mio piatto preferito» mi guardò fiero, con quegli occhi verdi, profondi e sorridenti nonostante la stanchezza. Le rughe attorno alla bocca si allargarono e lui rise di una risata liberatoria che fece sorridere anche me.

Sembrò subito notarlo, quando smise di ridere e si concentrò sulle mie labbra ancora increspate in un sorriso.
«Sembri stanco» commentai prima che potesse dire qualsiasi cosa. Non ero solita sorridere così. Sorrisi sinceri, sorrisi dolci. Sorrisi naturali che venivano dal cuore. Erano più smorfie le mie.

«Un pò. C'era parecchio lavoro oggi. Ho dovuto organizzare una revisione generale di tutte le armi dell'arsenale. L'industria della difesa degli Stati Uniti è decisamente più grande di quella degli altri paesi in cui siamo stati, ed è stato un lavoraccio» spiegò prima di finire il suo piatto.

«Sei il migliore in queste cose» commentai sinceramente.

Sean era il rappresentate di un'azienda dell'industria delle armi. Non ero esperta sul campo, sapevo quanto Sean mi raccontava ma dal ruolo che aveva, dal modo in cui gestiva le cose e organizzava i dipendenti era chiaro il motivo per cui fosse così importante. In qualsiasi paese in cui andavamo finiva per ricoprire lo stesso ruolo.
«Ti ringrazio, piccola»

Sean mi schioccò un bacio dopo avermi dato la buonanotte e ci infilammo nelle rispettive camere.
Afferrai il Mac e mi buttai a letto.

June mi aveva mandato dei messaggi:
"Che fai questo fine settimana?"
"Ti va di andare a bere qualcosa?"
Lessi e rilessi i messaggi sullo schermo più volte, non abituata a riceverne. Mi chiese il numero di telefono dopo la lezione di inglese, così da sentirci anche al di fuori dell'università e organizzare qualche uscita.
"Si" risposi semplicemente prima di chiudere il Mac e sdraiarmi sul letto.

Unlimited - La paura dell'ignotoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora