Parte 4

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Decido di riposarmi dopo l'intensa giornata, così dopo aver chiuso la chiamata con Apollo, pongo il computer sulla mia scrivania e mi adagio sul letto come se avessi appena fatto una maratona.
Prendo le mie cuffiette e le collego al cellulare sul quale riproduco You Know You're Right dei Nirvana, mentre ripenso alla figuraccia di oggi fatta con il professore.

Chiudo gli occhi e mi rilasso, o almeno ci provo, perché nel preciso istante in cui ho percepito uno dei miei muscoli rilassarsi odo un urlo stridulo che proviene dal piano inferiore della casa, che pronuncia il mio nome.

«BERENICE,SCENDI IMMEDIATAMENTE!» strilla mia madre.
In una famiglia normale una figlia si sarebbe spaventata all'udire un tale urlo, ma non io. I miei urlano per tutto, beh non proprio i miei genitori, più specificamente mia madre. Mio padre è severo e intransigente, ma lo fa sia da amico che da genitore, mia madre no, lo fa da allenatrice alla vita, come se fossi un soldato. Lo so che lo fa per il mio bene, ma a volte sembra non conoscermi completamente, e no, non è l'adolescenza che mi porta a pensare ciò, ma ben si la mia vita. Infatti per via del suo lavoro, non ancora del tutto definito e compreso dal mio cervello, siamo state anche anni senza vederci, e al suo ritorno non ho mai ricevuto un abbraccio, ma solo la tipica frase "com'è andata a scuola?" sembra che conti solo quello, più del mio benessere fisico e mentale. Ma è la mia famiglia e devo accettarla così.

Mi preparo al peggio e scosto le coperte da sopra il mio corpo, raccolgo le mie forze e mi siedo su esso. Mi elevo in posizione eretta e apro la porta scura abbassando la maniglia color argento, raggiungo le scale a chiocciola che portano direttamente alla sala da pranzo unita alla cucina, nella quale è posto un tavolo al centro, il piano da cucina sul lato destro rispetto alle scale e un divano sulla sinistra sotto una finestra alla quale affianca la porta d'ingresso. Nella parete frontale invece si trova un mobile ornato da una televisione e un vecchio gira dischi anni 60 che apparteneva al mio fantastico nonno, nonché il mio migliore amico che si affianca ad Apollo.

Raggiungo mia mamma intenta a preparare la cena di questa sera alla quale faremo parte noi e i miei zii.
«È successo qualcosa?» chiedo insospettita alla donna.
«come sta andando con le lezioni?» domanda fredda
«beh, piuttosto bene, perché?»
«Volevo la conferma di non star buttando il mio prezioso denaro, e tu il tuo prezioso tempo per diventare una ballerina classica»
Non ci credo, un'altra volta con questa storia. Detesto ballare, soprattutto danza classica. Ma non perché sia brutta, ma perché non riesco ad essere composta e aggraziata. Sono decisamente iperattiva e devo costantemente muovermi, anche nel sonno, e questa disciplina non fa al caso mio.

«ne abbiamo già parlato, io non voglio ballare, voglio fare boxe, mi dà energia e allo stesso tempo mi sfoga, la danza no»
Non appena ode le mie parole volta la testa e mi guarda negli occhi, come se l'avessi appena tradita o pugnalata.
A salvarmi dalla sua infinita predica è il campanello, che non esito a cogliere come opportunità per troncare la discussione sul nascere ed aprire la porta, dalla quale entrano i miei cinque fratelli maggiori: Diego il più grande, ha 26 anni e una fidanzata fantastica, Lara, con la quale convive; Flavio è il secondo, ha 24 anni e anche lui convive con la sua fidanzata, Ginevra, ma come Diego pranzano molto spesso qui; Edoardo è il terzo, ha 21 anni e anche lui ha una fidanzata, Gloria, ma vive con me e i nostri genitori; Salvatore ha 20 anni e cambia una ragazza al giorno, come Tiberio di 19 anni, loro, insieme a Diego e Christopher, sono i fratelli con i quali sono più legata fin dalla nascita, assieme a loro la mia infanzia l'ho trascorsa con Maira, mia cugina da parte di papà. Con lei mi tolgo a malapena un anno.

Dietro questi giganti fanno capolino i miei fantastici nonni, saluto mia nonna con un abbraccio che pare non finisca mai, come se fosse l'unica possibilità di salvezza da questo mondo. Poi mi avvicino a mio nonno, e gli stringo la mano come fanno i gangster americani nei nostri film preferiti, per poi ridere come dei bambini.

Mi dirigo ad apparecchiare seguita a malavoglia da Salvatore e successivamente ci accomodiamo.
«Allora Berenice bella, come va a scuola?» azzarda a chiedere mia nonna.
«Beh dai,me la cavo per essere solo l'inizio» rispondo speranzosa di un mancato intervento da parte dei miei genitori che però fortunatamente non arriva, in compenso però, ricevo un'occhiataccia di rimprovero da parte di mia madre.

Finita la cena, dopo aver aiutato a sgomberare la tavola, io e Maira ci dirigiamo al piano superiore ed entriamo nella mia stanza.
«E allora, ci sono scoop?» mi chiede lei speranzosa mentre scosta dal viso i suoi lisci capelli rossi che risaltano nel colore nocciola dei suoi occhi.
«Niente di positivo» le riferisco abbattuta
«Uff dai, io ti dico sempre le solite cose e del romanticismo di Marco e tu mai nulla, parla tu questa volta» dice vogliosa di sapere nuove notizie.
«Beh le solite cose, vado a scuola, litigo con mia mamma, ho un nuovo professore... Tutto qui»
«Nuovo professore? Chi è? È figo?» mi chiede ridacchiando maliziosamente.
«Finiscila Maira, si chiama Iarin Shamani, è albanese. Comunque ti giuro che non so perché, ma mi fa una paura incredibile.» le confesso scherzosa
«Beh se fa paura non vuol dire che sia brutto, e comunque la tua risposta non è né un si né un no» mi canzona facendo spallucce.

Per tutta la serata non ho fatto altro che pensare a quelle parole, è vero mi fa paura, ma non riesco ad ammettere a me stessa che sia davvero bello, tutte le volte che me lo dico sento una fitta allo stomaco che si propaga fino alle gambe facendomi rabbrividire. Non so il perché di questa cosa, ma resta il fatto che ho davvero timore di questo re dell'inferno, bello o brutto che sia.

Insegnami ad amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora