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Ambiente angusto, per i suoi gusti. Avrebbero potuto allestire dei divani più comodi, sarebbe stato perfetto anche se non avesse avuto gambe e piedi ancorati al pavimento con delle corde; le sue ali doveva stranchirsi  sempre, altrimenti si sarebbero atrofizzate. Era una piccola stanza, composta da mura di pietre sovrapposte che creavano solo umidità così forte da farlo tremare ulteriormente, già a quello  contriuivano le ferite che gli erano state inferte dai soldati quando lo avevano prelevato dal suo tempio a Macedonia. Ma non serbava nessun rancore, tranne per quello che lo aveva riempito di pugni andando a rovinare il suo viso, che in quel momento era pieno di ferite e lividi, si sentiva una palpebra pulsare. Nella sua testa era ancora vivido il ricordo di quelle guardie che per tenerlo fermo gli avevano strattonato le ali e un tizio terzo, con il viso coperto da un elmo, che gli aveva tirato dei forti pugni in viso. Alla fine, non aveva visto più nulla e probabilmente era svenuto. In quel momento si era risvegliato, aveva visto l'ambiente nella quale era costretto e aveva storto il naso; quasi gli mancava il suo tempio. Questo era stato eretto appena fuori dalla Macedonia, in mezzo alle terre contadine dove ogni giorno, persone, gli offrivano il pollame che allevavano.
Poi, con lo scoppio della guerra e con l'arrivo dei soldati spartani, non si era capito più nulla.
I problemi degli esseri umani non erano affari suo, ma quando veniva preso come premio di guerra era lì che la vicenda  gli interessava un po'.
Hawks, era quello il suo nome ma non insolito. C'erano dei dei che avevano un nome più strano, come Dike o Nike, la dea della vittoria anch'essa dotata di ali. A differenza loro, Hawks non era un dio, era una creatura che i contadini pensavano fosse mandato da Zeus stesso per proteggere le loro terre, ma non era così. Lui si considerava più un umano che era nato con delle malformazioni, per questo i suoi genitori lo avevano abbandonato, lui non li conosceva ed era sopravvissuto dal solo.
Un colpo di tosse spezzò quel momento di silenzio e riflessione, un rivolo di sangue uscì  dalla sua bocca e si sparse sul pavimento , sentì  un sapore ferroso che si espase sulle sue papille gustative.
Non era buono tanto quanto i polli che gli venivano offerti.
Ad un tratto, l'unica porta presente in quella stanza si andò ad aprire. I suoi occhi gialli si alzarono vero quella direzione.
Un soldato vi era sulla soglia di essa, irriconoscibile  senza l'elmo di poco prima, quello che lo aveva picchiato.
Aveva dei occhi blu profondo, una cicatrice che gli andava a percorrere la guancia, ma in modo lieve.
Nonostante fosse immerso nella quasi oscurità, la vista Hawks di Hawks gli permetteva di captare anche i minimi particolari nel buio.
Il tizio sollevò un braccio, dove vi era una lanterna, per osservare meglio la creatura davanti ai suoi occhi:《menomale che sei vivo. Temevo di averti ferito a morte.》

Spazioautrice
Beh si avevo ancora voglia di scrivere su di loro ed ero ispirata perché sto leggendo la canzone di achille, quindi dovevo dare sfogo alla mia fantasia

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