VIII

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Raggomitolato stretto sotto una coperta, molto più lontano dall'accampamento dei soldati spartani e da Touya, vi era Hawks. Ogni giorno che passava in quella lenta agonia, in quel supplizio silenzioso, desiderava di più la libertà; se avesse saputo che l'ultima volta in cui era volato libero in aria, con il vento che gli andava a scombinare i capelli, fosse stata davvero l'ultima volta, se la sarebbe goduta di più e non avrebbe permesso di lasciare tutto nelle mani del caso. Non avrebbe permesso a quei soldati di prenderlo con la forza, di menarlo a tal punto da ferirlo e di venderlo poi a un soggetto del genere. Era notte fonda, il grassone dormiva al suo fianco, ronfante, lui invece non riusciva perché aveva il corpo pieno di dolori, graffi e lividi lasciati da quell'animale.
Nessuno lo avrebbe salvato, probabilmente gli dei lo odiavano pure perché, nonostante non fosse divino, si faceva venerare proprio come loro. Quindi doveva cavarsela da solo, senza l'aiuto della mano mortale di Ade o della spada di Artemide.
Ah, sé fosse stato nelle grazie di Zeus in quel momento lo avrebbe pregato di lanciare un fulmine al vecchio così forte da fargli venire un infarto.
Ed era brutto quando non c'era nessuno che ti sostenesse, quando si era soli. A parte che lui era sempre stato solo, quindi... Doveva reagire anche in quel momento. Si guardò le corde ai polsi; doveva pur esserci qualcosa nella stanza che avrebbe potuto spezzarle o magari solo allentare un po'.
Si guardò attentamente attorno, la sua vista molto sviluppata gli garantiva di poter vedere anche al buio come in quel momento. Qualcosa luccicò nel buio, illuminata dal bagliore soffuso della luna, a una vista normale non sarebbe risaltata subito ma lui era speciale, si era sempre considerato in quel modo, anche se non aveva nessuna natura divina. Fortuna volle che l'oggetto fosse proprio vicino a lui e gli bastò allungarsi un po' con il busto per raggiungerlo; era una pezzo di vetro. Piccolo,  ma abbastanza  tagliente da andare a spezzare le corde. Lo afferrò tra le dita, cercando di fare meno rumore possibile ma dubitava che l'altro si sarebbe svegliato per così poco, e iniziò a strofinarlo contro le corde.
Continuava a strofinare, i filamenti si spezzavano uno a uno fino a raggiungere l'apice, era quasi vicino e già poteva sentire l'odore della libertà.
Le corde si spezzarono, caddero sul letto e lui si tirò su. Il suo cuore batteva mille, per la paura e per l'emozione, non badava nemmeno al dolore che gli era arrivato alle ossa e ai muscoli per il suo movimento brusco. Spiegò le ali, quelle ampie ali rosse spiccarono sotto la luce della notte, finalmente potette sgranchirsi dopo giorni e giorni di reclusione. Finalmente era libero. Non esistò un minuto in più e spiccò il volo, doveva volare il più lontano possibile da li. Non avrebbero dovuto trovarlo.

Si andò a rifugiare in un posto molto lontano, aveva trovato una grotta naturale scavata all'interno di una montagna, era disabitata. Aveva il  fiatone, come se avesse corso e usato le gambe per scappare, ma il problema erano le alte temperature di quel posto e i suoi vestiti invece erano molto leggeri. Si rifugiò in un angolo della grotta, avvolgendosi le grosse e folte ali intorno al corpo, che subito lo riscaldarono. Il suo respiro si regolarizzò, anche perché era al sicuro, non aveva nessun problema e avrebbe potuto vivere in pace.

Spazio autrice.
Capitolo un po' bruttino lo so ma non avevo nessun idea e prima o poi questo poveretto doveva liberarsi , comunque cercherò di scrivere il prossimo capitolo nel pomeriggio a lavoro e lo pubblicherò stasera non appena torno.
Fatemi sapere intanto come vi sembra, e intanto vi invito a leggere la mia nuova storia su Chainsaw man che potrete trovare sul mio profilo!

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