XVII

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Era notte fonda, il momento adatto per agire dove tutti quanti dormivano a quell'ora.
Riuscì ad entrare nella città, fingendosi un mendicante. Le  guardie che erano di turno a quell'ora se ne stavano appisolate, per metà assonnate, mentre avevano la schiena appoggiata contro il muro. Lui sarebbe potuto passare indisturbato tra di loro e nemmeno se ne sarebbero accorte, ma doveva fare la massima cautela, non doveva metterle in allerta.
Touya, avvicinandosi un po' a quel palazzo, si nascose per non farsi scoprire e studiò la struttura dall'esterno, notando come questa fosse effettivamente impenetrabile. Ma anche la cosa più  forte di quel mondo doveva avere un punto debole; osservò bene, nel minimo dettaglio.
Notò il punto debole; proprio lì, poco lontano da dove si trovava lui, vi era un piccolo all'interno del muro. Probabilmente conduceva alle fogne, ma avrebbe fatto anche quello per Hawks, dopotutto in battaglia faceva cose peggiori e altamente discutibili.
Poi, spostando lo sguardo su una delle guardie, notò che una di esse si fosse addormentata mentre l'altra era in procinto di farlo, aveva agli occhi socchiusi e le braccia contro il petto. Non gli mancava molto per farlo. Si calò il cappuccio sulla testa e sgattaiolò fuori dal suo nascondiglio, arrivò al varco e scivolò perfettamente dentro di esso. Era fatto proprio su misura per lui. L'ambiente era scuro, ma fortunatamente vi era la luce della luna che filtrava da quel buco a illuminare il suo cammino. I suoi calcoli non erano stati errati. Quelle erano proprio delle fogne, un tanfo giungeva alle sue narici così forte che dovette coprirsi il naso per un breve tratto, fino a quando non giunse, infatti, davanti a un cancello in metallo. Lì il fetore si affievoliva e potette respirare senza nessuna costrizione, aprì il cancello che non era bloccato da niente e si ritrovò fiondato dall'altra parte di esso.  Non conosceva nulla di quel palazzo, quindi si fece guidare dall'istinto, aveva  i nervi saldi nonostante una piccola preoccupazione per il biondo c'era. Per la sua missione, avrebbe dovuto controllare in tutte le stanze alla ricerca dell'altro, non vi era nessun'altra opzione. Avrebbe rivoltato qualsiasi stanza da cima a fondo e qualsiasi persona, servo o guardia, che gli avesse ostacolato il cammino. Nessuno e niente gli avrebbe impedito di raggiungere il biondo.
Doveva solo trovare un'arma, qualcosa con la quale si poteva difendere. Aveva fatto una scelta sbagliata ad andare lì senza nulla, ma sapendo che suo padre aveva fatto tutto quello lo faceva andare su tutte le furie e non poco. Per fortuna, riuscì a  trovare una cucina, Hawks non era lì ma trovò dei coltelli. Ne prese uno, quello più affilato e lucente. Lo tenne stretto dal manico e andò alla ricerca di Hawks.
Quando uscì da quella stanza, fu tutto così inaspettato; un paio di guardie erano davanri a lui, le qrmi puntate alla sua gola.
<Fermo dove sei. Non fare nessun passo falso.> Disse una di esse, Touya era spacciato. Doveva arrendersi.
Aveva perso Hawks.
Aveva riposto troppe speranze e aveva fallito. Non gli rimaneva qltro che riporre le armi ormai.

Guardava il muro vuoto davanti a sé, di un deprimente grigio. Quel vecchiaccio aveva usato delle misure più forti per tenerlo stretto e non lasciarlo scappare.
Lo aveva tenuto chiuso in una stanza, senza nessuna finestra, ma almeno aveva un letto comodo.
Si lasciò stendere sul letto e fece un profondo respiro.
Le corde erano state sostituite dalle catene, per tenerlo stretto e assicurarsi che non fosse scappato di nuovo. Si era fatto abbindolare. Era stato uno stupido. Enji pensava che fosse il padre che non aveva mai avuto, ma invece non si era rivelato così. Era solo un bastardo avido che lo aveva venduto per quattro spiccioli. Era deluso ? Ovviamente, ma non avrebbe potuto fare nulla. Non aveva nessuna libertà di parole a riguardo, lui era solo uno schiavo, una puttana del padrone più grasso e brutto dell mondo intero probabilmente.
Non aveva moglie, probabilmente era per il suo aspetto fisico che nessuna gli si avvicinava e doveva quindi accontentarsi dei suoi servizi o di quello delle schiave. Poverine, almeno loro avrebbe potuto risparmiarle e invece no. Era avido anche nel sesso, e i segni che aveva sul corpo ne erano la piena prova. 
Il suo flusso di pensieri venne interrotto quando sentì la serratura della porta scattare e aprirsi. Il suo respiro si bloccò per un'istante; era arrivato il momento per lui di soffrire ancora una volta. 

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