incomprensioni.

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Passo l'intera notte piangendo.

Dall'umiliazione, dal dolore, dalla rabbia.

Ma quando suona la sveglia, non posso che mettermi in piedi, ed iniziare la mia giornata.

Ciò che vorrei, sarebbe stare a letto a tempo indefinito. Ma invece nonostante i soprusi subiti, devo continuare a tenermi stretto questo posto.

Non ho neanche un mezzo per andarmene, oltre a non avere una meta.

Devo tenere duro. Devo perlomeno racimolare qualche soldo, per poi scappare ovunque.

Anche se difficilmente troverò un lavoro con vitto e alloggio. "Al diavolo tutto". Non potrei sentirmi peggio.

Faccio una doccia e mi vesto.

Scendo al piano di sotto, dove trovo Joseph, seduto nel piano colazione che legge il giornale.

Ciò che provo, è una totale indignazione.

Ma se ha pensato di avermi sottomessa, si sbaglia.

Inizio a pulire la cucina, sbattendo oggetti a più non posso.

Voglio attirare la sua attenzione e ci riesco.

"Mi stai disturbando." sento alle mie spalle.

Allora io sbatto ancora più forte uno sportello, poi mi giro e lo fisso.

"Beh, può sempre picchiarmi per farmi smettere. No?" affermo sarcastica.

Lui alza gli occhi dal giornale e mi guarda, scrutandomi per alcuni secondi.

Poi si alza, avvicinandosi a me.

Sento le gambe cedermi, perché penso che lo stia per fare davvero.

Adesso siamo petto contro petto, io poggiata con le spalle nel frigorifero.

Alza una mano ed io istintivamente chiudo gli occhi.

Invece lui mi prende per il collo, girandomi la testa.

Si avvicina al mio mio lobo.

"Non dovresti sfidarmi, Nicole." sussurra.

Sento il mio cuore accellerare.

"Posso sentire la paura che provi. La percepisco. Quindi smettila, lo dico per te." conclude.

Rimette a posto la mia testa, e per pochi secondi ci guardiamo negli occhi.

Non mi da modo di rispondere, perché improvvisamente si allontana da me.

In modo quasi brusco.

Ed io rimango totalmente impietrita.

Cerco di tornare alla realtà, e mentre lui riprende a leggere il suo giornale, io esco da quella stanza.

Passo il restante tempo a ordinare tutta la casa.

È già sera, ed io decido di mettermi nel giardino a guardare le stelle.

Sono sola da tutto il giorno, e questo mi solleva.

Oggi non ho dovuto neanche preparare il pranzo, poiché loro avevano cose da sbrigare.

Ho sentito qualche parola a proposito di un 'grosso problema' che a quanto ho capito devono eliminare.

Non oso pensare a cosa si stessero riferendo, ma una cosa è certa: questi ragazzi hanno parecchi scheletri nell'armadio.

Magari fanno parte di un associazione mafiosa. 'E tu hai pensato bene di sfidare un mafioso' che poteva uccidermi, in men che non si dica.

Sono un disastro. Ed il fatto che io ami il brivido, sarà sempre la mia rovina.

Quando Joseph mi ha guardata negli occhi, ho provato un tonfo allo stomaco.

Ieri mi ha picchiata senza pensarci due volte. Perché è cosi quest'uomo? Dio, se lo odio. Mi fa schifo. Maledetto.

"Nicole" sussulto, al solito. È la voce di Alaric.

Mi alzo in piedi.

"No, stai comoda." si mette dinnanzi a me.

"Posso sedermi qui con te?" mi chiede.

Lo guardo perplessa, ma annuisco.

Si siede.

"Come stai?"

"Bene grazie." fingo un sorriso, abbassando gli occhi.

Allora lui mi sfiora i capelli, mettendomi una ciocca dietro l'orecchio.

Sento un brivido di paura.

"Non serve che tu finga. Puoi parlarmi di ciò che vuoi. Se ti va." lo guardo, adesso sono stordita.

"Non.. Non capisco. Perché è qui, Alaric?"

"Perché mi dispiace."

"Di cosa?"

"Di quello che stai passando qui. Mio fratello, ed il resto." si sta preoccupando per me?

"Non è colpa sua. Lei è... carino, con me."

"Non abbastanza da fermare mio fratello."

"Oh beh, non ho queste aspettative. Sono solo una sguattera." faccio spallucce.

"Posso chiederti una cosa?"

Annuisco.

"Perché una ragazza come te, è finita qui?"

"Stai disprezzando voi stessi?"

"Sto solo dicendo, che.. Non ci aspettavamo una come te. Perché sei finita qui Nicole?" sono confusa.

Come di consueto, non capisco le sue parole.

"Se non vado bene, perché mi avete assunta?"

"Non sto dicendo questo. Tu sei perfetta. Ma di solito abbiamo avuto domestiche di mezza età, o ragazze che non potevano aspirare ad altro. Tu sei giovane, intelligente.. E beh, anche bella. Penso che tu possa avere di più, ed invece scegli di subire i nostri ordini, o addirittura ciò che ti ha fatto o potrebbe rifarti mio fratello. Non capisco."

"Non ho una famiglia, non ho soldi, e non ho un altro posto dove andare. Tutto qui." affermo sincera.

E mi fa uno strano effetto, parlare a cuore aperto con un Lowel.

"Non hai una famiglia?" insiste, nel sapere di più.

Ma io decido di aver già detto abbastanza.

Vedo nel suo sguardo una sorta di "pena" nei miei confronti.

Non può durare questa conversazione.

"Adesso rientrerei se non le dispiace. Inizia a fare freddo" mi alzo in piedi, allora lui fa come me, ma mi blocca per una mano.

"Aspetta." dice, poi si toglie la sua giacca di pelle, e mi ci avvolge dentro, accarezzandomi una guancia.

Rimango impietrita.

"Perché ti comporti così?" dico, sentendomi nella posizione di dargli del tu.

"Perché non meriti nulla di meno. Buonanotte Nicole." lo dice col tono serio, allora io tenendomi stretta la sua giacca gli sorrido debolmente.

"Grazie" scappo quasi correndo dentro, verso le scale.

'Vogliono mandarmi fuori di testa?' uno mi picchia, l'altro è premuroso.

No non va bene.

Non mi fido minimamente neanche di lui.

Insomma, non si era mai comportato cosi prima d'ora. Cos'è cambiato? Magari gli faccio pena? Merda.

Faccio per entrare nella mia camera, quando vedo Joseph con una donna.

Se la sta per scopare naturalmente, visto che si dirigono al terzo piano, dove ci sono le altre due camere da letto.

Li guardo schifata.

Mi chiudo in camera, mi butto sul letto, e tra i mille pensieri mi addormento.

il trio imperfettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora