༄𝐂𝐡𝐚𝐩𝐭𝐞𝐫 𝐓𝐰𝐨

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[❦]: 𝐓𝐡𝐢𝐫𝐝 𝐏𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧 𝐏𝐨𝐯'𝐬: [❦]

I tacchi della giovane sbatterono rumosamente contro il pavimento in legno, avvicinandosi di passo in passo alla porta d'ingresso mentre si sistemava i capelli lunghi sulla schiena.

Si diede un ultima occhiata sullo specchio attaccato alla parete e poi aprì la porta, rivelando il viso dagli zigomi perfetti del figliastro.

«Jisung! Che piacere vederti tesoro, entra! Si gela fuori!» esclamò la ragazza-la sua voce da gallina rimbombò in tutta la casa- facendo roteare gli occhi della persona che si trovava dietro la porta.

Il biondino le fece il sorriso più falso che potesse farle, ed entrò in casa sfilandosi con velocità il giubbotto mentre l'altra lo squadrava dalla testa ai piedi.

Non sarei dovuto venire. Mi da il voltastomaco.

Pensò sospirando.

Era ormai una routine andare dal padre per le feste natalizie, ma questa volta non si trattava solo di sopravvivere al grande banchetto di Natale, era diventato troppo pesante rimanere in quella casa anche solo per qualche ora.

Certo, non era la stessa cosa senza sua madre.

«Dov'è mio padre?» chiese quasi sbuffando, incamminandosi verso il soggiorno, con la ragazza che lo seguiva a ruota, come un cagnolino.

«È in cucina stava-»

«.....bevendo come un disperato un'altra bottiglia di whisky, sí. Tranquilla ho afferrato il concetto.» borbottó aprendo la porta della cucina, come previsto, suo padre era seduto sul davanzale che sorseggiava l'ultimo Champagne dell'anno.

Non appena l'uomo si accorse della presenza del figlio agitó il calice in aria e scoppiò a ridere.

«Jisung! Figliolo! Finalmente sei arrivato! Natasha tesoro, esci il tacchino dal forno, muovi quelle belle chiappe.»
esclamò a gran voce, tirando una pacca sul sedere della sua compagna, mentre quest'ultima si affrettava a fare come gli era stato chiesto.

Jisung si voltò immediatamente dal lato opposto, non voleva guardare nemmeno un altro secondo quella scena così disgustosa.

***

Dopo alcuni minuti si sedettero tutti e tre a tavola, Natasha tagliò il tacchino davanti a Jisung, sventolando sulla sua faccia la scollatura del vestito che indossava.

È proprio senza pudore, che schifo.

Pensò bevendo un po' del soju offerto dal padre.

«Sono rimasto molto sorpreso quando ti ho visto oggi, non pensavo che saresti veramente venuto. Di solito non riesci nemmeno a guardarmi in faccia.» borbottò suo padre alzando con la mano il lembo del vestito di Natasha, per infilarci una mano dentro.

«Se sono qui stasera non è solo per vederti scopare con gli occhi questa...» disse Jisung incrociando le braccia al petto, indicando la ragazza. «È vero, ho compiuto da poco diciotto anni, sono libero di fare quel che voglio senza il tuo permesso ma, essendo che non vivrò più in questa casa, purtroppo hai il diritto di saperlo.»

«Sapere cosa, sentiamo.» mormorò l'uomo, guardando negli occhi il figlio che sospirò a quel gesto.

«Ho trovato un branco, un vero branco. Mi vogliono bene e mi rispettano per quello che sono, quindi non c'è alcun motivo per me di rimanere in questa casa.»

«Un branco? Cosa?!»
Esclamó l'uomo alzandosi in piedi.

«Già, non ci credo nemmeno io.» ridacchiò Jisung.

𝐂𝐫𝐚𝐳𝐲 𝐢𝐧 𝐥𝐨𝐯𝐞 ~𝐌𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora