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Zemo

"Machiavelli" risposi, con tono fermo, alla domanda dell'uomo davanti a me, che mi fissava dall'altra parte del vetro antiproiettile. Feci un leggero cenno con la testa, ad indicare un angolo della mia cella, dove si trovava un tavolino grigio. Non che ci fosse altro, oltre al letto, in quella stanza.
James Buchanan Barnes seguì il movimento della mia testa, e il suo sguardo si inchiodò al libro del noto autore italiani; dopo qualche secondo annuí, quasi impercettibilmente.
Mi guardò un'ultima volta e poi indietreggiò, fino a sparire nel buio.

18 ore dopo

L'idea mi elettrizzava, mancava solo un piccolo dettaglio, ma presto avrei pensato anche a quello.
Guardai l'ora sull'orologio da parete, attaccato sul muro oltre il vetro che mi impediva di essere libero: segnava le dieci meno un quarto.
Come da tradizione, aspettavo pazientemente seduto sul letto, con le mani incrociate e i gomiti appoggiati sulle ginocchia, la ragazza dai capelli rossi. Veniva a trovarmi tutti i giorni, così, quando alle dieci spaccate la porta in fondo al corridoio si aprí, non fui sorpreso.
Sorrisi e inclinai la testa, per osservarla mentre camminava verso di me, ricambiando il sorriso.
"Zemo..." disse, raggiante. La sua allegria mi colpí in pieno, così potente che penetrò il vetro che ci divideva, così forte da far espandere il sorriso sul mio volto.
Pensandoci, ero anche su di giri per quello che sarebbe successo fra qualche ora.
"Ciao, piccola. Cos'hai lì?" dissi, alludendo alla borsa in tela che teneva stretta dai manici con la mano destra.
La guardò, abbassando il viso em alcune ciocche rosse le caddero sul viso.
"È per te, ti ho portato dei libri. Uno l'ho appena finito, è di Dostoevsky. Sono sicura che ti piacerà, sai? Parla di..."
La interruppi, prima che potesse raccontarmi la trama di quel libro, che aveva tirato fuori dalla borsa.
"Non dirmi niente, lo scoprirò da solo. Ascoltami tu..."
La vedi aggrottare le sopracciglia, marroni e sottili, e reprimere qualsiasi istinto di fare domande: sapeva che sarei andato avanti da solo. Prima di continuare, buttai un occhio alla telecamera in alto a sinistra, e subito dopo alla guardia, distante qualche metro da noi.
"Мне нужна поездка через два часа" (mi serve un passaggio, fra due ore) sussurrai, consapevole che avrebbe afferrato comunque.
"Ehi, niente bisbigli" ci ammonì l'uomo in divisa, quasi urlando e avvicinandosi.
Guardai la ragazza davanti a me, che sorrise, comunicandomi silenziosamente che aveva capito.
Parlò subito dopo, voltandosi a guardarlo. "Ci scusi, stavamo sottolineando quanto lei sia sexy con quella divisa blu"
La sentii ridacchiare, e la guardia assottigliò gli occhi per un attimo, per poi tornare alla sua compostezza tipica.
Contemporaneamente, lo sguardo della ragazza tornò su di me, e appoggiò la borsa per terra.
Il protocollo diceva che, prima di consegnarmela, doveva passare sotto severi controlli delle guardie.
Non sia mai che qualche oggetto indesiderato finisse nelle mani di un criminale.
Sgranò gli occhi e poi, per non destare sospetti, si sedette nell'apposita sedia per i visitatori e rilassò le spalle accavallando le gambe, con i suoi movimenti eleganti.
Subito dopo le chiesi cosa avrebbe fatto oggi, e prontamente mi rispose, inventandosi qualcosa di poco interessante, che feci finta di ascoltare.
La mia mente era fissa all'incontro della sera precedente, quando James era venuto a darmi informazioni poco piacevoli, insieme ad un piano per farmi evadere.
Fra tutte le persone di questo mondo, non avrei mai pensato che proprio lui, sarebbe venuto da me con l'intento di aiutarmi a riacquistare la libertà, contando ciò che avevo fatto quando lui era il Soldato d'Inverno; mi sembrava una barzelletta, a dire il vero.
Cercai di ritrovare la concentrazione, ritornando ad ascoltare ciò che diceva la rossa davanti a me.

The Border / Bucky Barnes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora