15. Quello che resta

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Il tragitto verso casa fu breve e silenzioso.
Avevo semplicemente avvisato Sam e Bucky che, fra un'ora, sarei dovuta partire per andare da Zemo.
Sam sembrava dispiaciuto, e mi raccomandò un'infinità di volte di stare attenta, mentre Bucky non disse niente.
Una volta a casa, preparai la mia borsa, mentre gli altri due fecero lo stesso.
Mi preparai un tè subito dopo, e lo bevetti seduta sul divano, cercando di rilassarmi, non pensando a tutto quello che stava succedendo.
"Stai bene? Come va la testa?"
La voce di Sam mi fece tornare alla realtà, e riaprii gli occhi.
"Meglio, grazie" gli risposi.
"Torres mi ha chiamato, lui e la squadra sono già sul posto. Lo raggiungo subito, ci vediamo lì?"
"Bucky non ha finito? Usciamo tutti e tre insieme" risposi, aggrottando le sopracciglia e alzando le spalle.
"Penso voglia parlarti" mi spiegò, uscendo, senza lasciarmi la possibilità di rispondere o ribattere.
Subito dopo, la voce di Bucky alle mie spalle quasi mi spaventò.
"Ha ragione. Possiamo parlare, due minuti?"
"Ehm, sì, certo" gli risposi, confusa.
Si sedette vicino a me, e mi guardò per qualche secondo, prima di prendere la parola.
"Sai dov'è Zemo, quindi"
Ecco cosa doveva dirmi, avrei dovuto immaginarlo, pensai.
Io annuii, posando il bicchiere sul tavolino.
"Ascoltami, Naomi. Lui ha commesso dei crimini, molto gravi. Deve essere punito, e le Dora vogliono trovarlo"
"Lo so, James, lo so" gli dissi nervosa, mordendomi il labbro inferiore.
"Dimmi dove si nasconde, per favore. Devo dirlo ad Ayo: glielo devo, a lei e a tutto il Wakanda" mi chiese, con un tono basso ma gentile. Le Dora Milaje lo avrebbero trovato comunque, quindi era inutile mentire. Per quanto mi costasse perderlo di nuovo, sapevo che ciò che aveva fatto meritava conseguenze.
"Sokovia" dissi, semplicemente, chiudendo gli occhi.
"Avviso le Dora" mi rispose, staccando la schiena dallo schienale del divano.
Sembrò che stesse per alzarsi, ma non lo fece. Appoggiò la mano sul mio ginocchio, così riaprii gli occhi, per guardarlo dritto nei suoi.
"Verrò con te, d'accordo?"
"Va bene" gli risposi, alzando un angolo della bocca, prima che lui annuisse.
Mi faceva piacere, davvero. Forse veniva solo per vedere Zemo che veniva arrestato dall'esercito Wakandiano, ma mi sollevava l'idea che sarebbe stato con me.
Sospirai, mentre Bucky si alzava dal divano.
"Andiamo, forza" mi disse, porgendomi la mano destra, che afferrai per tirarmi su.

Fuori dal covo dei Flag Smashers, decine di auto della polizia riempivano il cortile. Chi raccoglieva prove, chi portava in macchina degli uomini ammanettati, chi si guardava intorno con fare preoccupato: ogni agente era impegnato a fare qualcosa, mentre il rumore delle sirene riempiva l'aria.
Ci avvicinammo all'entrata, ed oltrepassammo, scavalcando, un filo giallo che vietava l'ingresso.
Individuai la voce di Sam, e raggiunsi la stanza da dove proveniva, mentre Bucky mi seguiva.
"Il GRC sta facendo dei blitz per cercare Karli. Ha perlustrato questo campo, ma non hanno trovato niente di utile"
"Di certo non può essere sparita" commentai, entrando.
"Eccovi" disse Sam, vicino al tavolo, su cui era appoggiato lo scudo.
Un uomo dai capelli neri e l'uniforme militare verde ci sorrise.
"Ciao, Bucky! È ricomparsa la manica, vedo! Tu invece dovresti essere Naomi, ci siamo sentiti prima. Bello vedervi!" esclamò, avvicinandosi.
Bucky non disse niente, anzi, sembrò infastidito.
"Tu sei Torres, immagino" dissi io, riconoscendo la voce che avevo sentito al telefono.
"Joaquin Torres, corretto" precisò lui, e io annuì.
"Torniamo a noi, dicevamo?" intervenne Sam, incrociando le braccia al petto.
"Si, dicevo... è un atto gravissimo, ha ucciso uno straniero di pubblico. È uno scandalo vero e proprio, non ce ne occupiamo noi, ma qualche rango più in alto" gli rispose Joaquin.
"Quindi la decisione spetta a loro" dissi, sedendomi sul tavolo. Fissai lo scudo, che era stato pulito dal sangue.
"Com'è possibile che non riusciamo a trovarla?" chiesi, riferendomi a Karli.
"Dopo gli ultimi eventi si nasconde ancora meglio" mi rispose Torres.
Bucky se ne stava zitto e immobile, con le braccia incrociate, mentre era appoggiato con la schiena vicino ad una porta.
"Dobbiamo cercarla, subito" aggiunse Sam.
"Non dobbiamo lasciarle tempo per organizzarsi" dissi, concordando con lui.
"È brava, in queste cose. Ha l'appoggio di tante persone" rispose Torres.
Sfilai il telefono dalla tasca, per guardare l'ora.
"Bene, ragazzi. È arrivata la mia ora"
Saltai giù dal tavolo e mi avvicinai a Sam, dandogli una pacca sulla spalla.
"Ci vediamo!" gli dissi.
"Oh, no! Vieni qua!"
Mi attirò a se', stringendomi in un lungo abbraccio fraterno, e ricambiai la stretta.
"Scrivimi, okay? Il numero lo hai" disse, staccandosi.
"Certo, Sam" confermai, sorridendo, prima di voltarmi e salutare velocemente anche Torres.
"Non combinare guai, Bucky" aggiunse ancora Sam, guardando James, che sbuffò, salutandolo con la mano.
Affiancai Bucky, ed insieme e in silenzio, uscimmo dal campo.
"Chiamo Oeznik, ci porterà lui a Sokovia. È ancora qui, Zemo deve essere partito con una compagnia aerea" informai Bucky, sbloccando il mio telefono, cercando il numero fra i contatti.
La chiamata fu breve: Oeznik mi confermò che ci saremo incontrati nello stesso posto in cui ci aveva lasciato, appena atterrati a Riga.
"Ho già parlato con le Dora, fra poco partiranno per Sokovia" mi mise al corrente, a sua volta.
"Hai un legame stretto con loro" dissi, per non rimanere in silenzio. Volevo conoscerlo, d'altronde.
"Con Ayo, soprattutto. Mi è stata vicina quando ero in Wakanda - rispose lui, raccontandomi - e Shuri provava a rimuovere la programmazione del Soldato d'Inverno dal mio cervello"
"Quando ci è riuscita deve essere stato... umh...- gli risposi, indugiando sull'aggettivo esatto - liberatorio"
"Esatto. Mi sono sentito libero, e quasi non potevo crederci quando Ayo pronunciò le parole per attivare il Soldato d'Inverno e non funzionarono. Dopo un po', mi hanno regalato questo"
Mosse la mano e capì che si stava riferendo al braccio di vibranio.
"È davvero figo, se vuoi la mia opinione. Ovvio, meglio attaccato lì che volteggiante per aria. Sai, mi fa ancora male!" dissi, scherzando, toccandomi la tempia e lui rise scuotendo la testa.
Tornò velocemente serio ed improvvisamente smise di camminare, e mi fermai anche io, guardandolo.
"Davvero, mi dispiace" disse poi, incupendosi.
"Sto solo scherzando, Bucky. Te l'ho già detto, non è stata colpa tua" gli dissi, sorridendo per confortarlo.

The Border / Bucky Barnes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora