6. Rifornimenti

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Naomi
Chiusi la zip della borsa nera, che adesso conteneva vestiti puliti e una pistola più il rispettivo caricatore.
Mi guardai un'ultima volta allo specchio, prima di lasciare la mia stanza.
Passai una mano fra i capelli, sentendo ancora qualche ciuffo umido dalla doccia. Mi ero lavata e cambiata, adesso indossavo un paio di pantaloni più comodi, scuri, un top bianco e nero, e una felpa nera con la zip, che avevo lasciato aperta.
Infilai gli anfibi neri, e uscii, chiudendomi dietro la porta.
Non mi aspettavo di trovare James, dall'altra parte del corridoio, che usciva dal bagno.
Non dissi nulla e continuai per la mia strada, camminando per il corridoio, con l'intendo di raggiungere le scale.
Mio malgrado, mi raggiunse velocemente, cosicché scendemmo i gradini fianco a fianco.
"Tutto pronto?" mi chiese, senza guardarmi.
"Si, ho preso le mie cose. Zemo pensa al resto" spiegai, brevemente.
"Hai idea di dove andremo adesso, o cos'ha in mente Zemo?" domandò, arrivando alla fine delle scale. Prima di me, scese l'ultimo gradino, e si voltò fermandosi davanti ad esso, dando la schiena al muro di fronte a noi, per guardarmi.
"Sinceramente? No. Ci spiegherà mentre usciamo, credo" dissi in modo sincero, alzando le spalle e scendendo l'ultimo gradino, mentre lui si voltava e iniziava a camminare, di nuovo, al mio fianco.
Non si era cambiato, aveva gli stessi vestiti di prima e gli stessi guanti scuri ad avvolgergli le mani. Non faceva caldo, ma neanche così freddo da tenere i guanti. Sapevo bene cosa si nascondesse sotto il guanto sinistro e la rispettiva manica. Immaginai subito che volesse nascondere il braccio finto, forse per non farsi riconoscere in giro.
Ancora una volta, mi ritrovai a provare compassione per lui.
"Hai fame?" domandai, quando arrivammo in salone.
Appoggiai la borsa sul tavolo, e lo guardai in attesa della sua risposta.
"No, grazie" mi disse, accompagnando il ringraziamento con un cenno della testa.
Annuii, e mi diressi verso il grande frigo grigio, per aprirlo. Presi una mela, e subito la passai sotto il getto d'acqua del lavandino per pulirla.
Mi asciugai le mani e mi girai, appoggiando il bacino contro la superficie della cucina.
Notai che James mi stava fissando, mentre scaricava il suo peso contro lo stipite della porta che divideva sala e cucina.
"Zemo ha detto che sei una buona alleata..." disse, iniziando il discorso, aspettando evidentemente gli dessi altre informazioni.
Ingoiai il morso di mela, prima di parlare, decidendo di accontentarlo.
"Mia mamma era un'agente della CIA, mi ha insegnato molto e ogni tanto andavo con lei agli allenamenti. Con il passare del tempo, anche Zemo ha contribuito alla mia istruzione, se possiamo chiamarla così"
"Lei vive qua?" domandò, con le sopracciglia leggermente aggrottate.
Distolsi lo sguardo e lanciai la mela nel cestino, quasi ancora intera.
"No, non vive qua" sputai velocemente, forse in tono troppo freddo.
Sospirai, mentre gli davo le spalle per sciacquarmi le mani.
"Raggiungiamo gli altri fuori" dissi ancora, dopo qualche secondo di silenzio in cui la malinconia aveva corso fra le mie vene.
Quando mi voltai, vedi l'uomo uscire dalla cucina. Allungò il braccio destro verso la mia borsa sul tavolo, e la sollevò, per poi portarla con sé.
Mi scappò un sorriso, che cercai di far morire subito.
Lo seguii in fretta, afferrando le chiavi del garage sotterraneo appese al muro vicino all'entrata. Quando raggiunsi gli altri fuori, li vidi parlottare fra loro.
Sam era più rilassato rispetto a prima, stava cercando di accettare la collaborazione con Zemo nel migliore dei modi. Quando mi vide, fece un cenno con la testa, così, portò anche l'attenzione di Zemo su di me, che abbozzò un sorriso.
Con la coda dell'occhio, vidi James chiudere il bagagliaio, dopo aver infilato la mia borsa scura dentro.
Mentre tornava verso gli altri due uomini, mi voltai per chiudere il portone.
"Venite, devo prendere le ultime cose" disse Zemo, iniziando a camminare.
"Dove va, adesso?" mi chiese Sam.
"In garage, ultimi rifornimenti. Ti piacciono le macchine?" gli chiesi, affiancandolo. Arrivò anche James, che prese a camminare di fianco al suo amico.
"Si, perché?" domandò a sua volta, divertito.
"Ti rifarai gli occhi, allora" dissi facendogli l'occhiolino.
Nel frattempo, avevamo raggiunto Zemo, che stava scendendo le scale, così gli passai le chiavi. I gradini erano in un angolo del giardino e permettevano l'accesso ad un enorme garage dalle parenti bianche, perfettamente pulite.
"Ne avete molte?" chiese Sam.
"Qualcuna" disse, divertito Zemo.
Sorpassai quest'ultimo, per arrivare in garage prima di tutti.
Anche se con poca luce, sapevo bene dove trovare l'interruttore: allungai la mano sinistra verso il muro e premetti il pulsante, che subito fece scattare le luci a neon quadrate sul soffitto.
La stanza si illuminò, e subito mi voltai per vedere la reazione di Sam.
"Più di quante pensassi" disse, mentre il suo sguardo vagava da una macchina all'altra. Erano disposte in file ordinate, e variavano dal rosso, al nero e al grigio, più una gialla. Tante non si usavano da anni, probabilmente.
Sorrisi per la risposta di Sam, e mi allontanai per camminare verso la mia preferita, una AC Cobra MK IV rossa.
Aprii il baule, e afferrai un'altra pistola, che subito infilai nella cintura dei pantaloni.
"È molto bella"
Mi irrigidì a sentire quell'improvviso commento, e di scatto mi voltai verso di lui, che se ne stava accanto alla macchina, mentre accarezzava il cruscotto.
"Scusa, non volevo farti spaventare" disse, alzando lo sguardo verso di me.
"Non ti avevo sentito arrivare. Comunque è vero, - confermai il suo complimento - ma quando è in azione ancora di più"
Alzò un angolo della bocca, mentre si guardava ancora intorno.
Feci lo stesso e vidi Zemo fissare la sua maschera viola, che infilò lentamente nella borsa.
Quando si alzò dalla sua posizione, mi cercò subito con lo sguardo, e sorrise leggermente quando mi trovò già a fissarlo, quindi ricambiai.
Piegato sul suo braccio, c'era un cappotto nero con il collo di pelliccia bianca che non vedevo da diverso tempo.
Sorrisi al ricordo di una me piccolina, che se ne andava in giro per casa stretta in quel cappotto troppo grande, giusto per far innervosire Zemo. 
"Prova a toccarlo ancora, farai una brutta fine" mi disse indicandomi, mentre la sua voce echeggiò per tutto il garage.
Alzai entrambe le mani vicino alla testa, alzando le spalle e ridendo.
James e Sam avevano uno sguardo interrogativo, ma a Zemo non sembrava interessare.
"Lunga storia" liquidai la questione, alzando la voce per farmi sentire da entrambi, come aveva fatto Zemo pochi istanti prima.

Bucky
Il trillo di un telefono riempì l'aria, e fece fermare la conversazione fra me, Zemo e Sam.
Al mio fianco, Naomi aprì gli occhi e sollevò di colpo la testa dallo schienale del sedile.
La vedi tastare le sue tasche cercando  l'oggetto, con scarsi risultati.
Lo individuai sul sedile, quindi lo afferrai e lo allungai verso di lei, con la mano destra.
"Tieni, è qui"
Mi guardò per un attimo, prima di afferrarlo velocemente.
"Grazie James"
Mi resi conto che mi ero presentato come Bucky, ma, nonostante questo, lei mi chiamava con il mio vero nome. Non che mi desse così fastidio, ma mi dava la conferma che sapesse chi fossi e la cosa mi rendeva nervoso. Avrei preferito non sapesse niente, ma era chiaro non fosse così.
"Oeznik, dimmi" la sentii dire.
Mi ricordai di come lei e Zemo avessero menzionato già prima quel nome.
"No, non mi ha detto niente" disse ancora lei, guardando in malo modo Zemo, che le lanciò uno sguardo dallo specchietto retrovisore.
La storia fra i due non era totalmente chiara a me e Sam, ma d'altronde, stavamo collaborando per fermare i Flag Smashers, non per raccontarci la storia della nostra vita e diventare migliori amici. Quindi, fin quando questa ragazza ci sarebbe stata utile come sosteneva Zeno, andava bene così.
"Arriviamo, sì. A fra poco"
Spostò il telefono dall'orecchio e lo spense subito dopo.
"Oeznik ci sta aspettando all'aeroporto" disse, guardando ancora Zemo.
"Si, lo sappiamo. Ho spiegato cosa faremo mentre eri nel mondo dei sogni" le rispose lui, sempre tenendo gli occhi sulla strada.
"Avreste potuto svegliarmi" disse lei, passandosi una mano fra i capelli.
"Eri quasi carina mentre riposavi, sarebbe stato crudele" scherzò Sam, e lei sbuffò divertita.
La conosceva solo da qualche ora e già scherzava con lei: mi ritrovai ad essere invidioso del suo essere così estroverso, mentre io me ne stavo lì in silenzio, a fissare il paesaggio accanto a noi.

The Border / Bucky Barnes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora