Fine, I listen to you

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Corsi per le strade della città, quella sera di dicembre. Era passato davvero tanto tempo, la scuola procedeva bene, gli allenamenti anche e soprattutto con Harry. Beh, finivamo per scopare sempre, ma meglio di niente.

Vi stareste chiedendo, perché io stia correndo con il freddo della sera. La risposta è all'inizio del. capitolo. Johannah, era ritornata da lavoro e sembrava amdsre tutto bene fin quando non iniziò di nuovo a parlare di famiglia.

Non lo volevano capire, dovevo semtirmela, un momento che sicuramente non sarebbe mai arrivato. Ritornai dopo fatti tanti giri, trovando mia. madre ripulire la cucina. Alzò lo sguardo verso di me e mi fermai.

"Lou. Non puoi fare sempre così."
"Mamma per favore-"

"Mi sono stancata. Lo sai che le feste di Natale le passeremo da Mark sì?"
"Non se ne parla! Io rimango qui! È anche il mio compleanno!"

"Non mi interessa è già deciso."
"Sei egoista!"

Le sue labbra, formarono una linea dura ed io strinsi i pugni.
"E tu sei stronzo Louis, davvero, lasciatelo dire ok? Non parli mai...io sono tua madre vorrei aiutarti e anche con la situazione con Mark-"

"Mamma! Il fottuto problema non è Mark ok?! Mark è stupendo, bravissimo, un padre perfetto, ma non è il mio! Io lo ringrazio, lo voglio anche bene ok? Ma invidio le mie sorelle, invidio chi ha un vero e proprio padre. Io vorrei tanto chiamare qualcuno papà, mamma, ma non posso, non so come la prenderebbe, così in tutti questi anni, con il mio amore nascosto verso questa famiglia, preferivo chiamarlo semplicemente Mark anche se porto il suo cognome. Mi sono stancato di tutto, di Lottie ed io che litighiamo sempre, di Fizzy che ha più coraggio di me, di essere addossato da colpe e reponsabilità. Ma credi davvero che quel giorno che tu e Mark avete deciso di lasciarvi io ne abbia goduto?! No, nemmeno un po'...guardavo le stelle per darti la luce dei tuoi bellissimi occhi, ma non posso, perché so che è colpa mia anche da una parte, di certo adesso che proverò a parlarci, non ritornerà tutto come prima e ne sono sicuro. Io mi sono stancato di proteggere tutti senza proteggere prima me stesso..." E scoppiai a piangere, facendomi sentire, come se mi fossi levato un peso di dosso. Mia mamma pianse insieme a me, abbracciandomi forte.

"Amore mio, perché ti accumuli tutto questo? Tu sei la cosa più bella di questo mondo e ti ringrazio di proteggerci sempre nel tuo caos mentale...ma devi prima di tutto pensare a te. Se mi parlerai poi spesso, ti prometto che combatteremo insieme, tutti quanti, ok?"

Io annuii avendo un bacio sulla fronte e dietro Lottie abbracciarmi forte, percependo anche le sue lacrime. Quella sera, tutte e tre rimanemmo sul divano, con una grande coperta a guardare un film. Per fortuna che le gemelle erano con Fizzy e Mark. La notte la passai in bianco, con i mille pensieri che mi trapassavano la mente,mi giravo e rigiravo più volte. Così con cautela, decisi di andare a correre di nuovo, mettendomi una tuta, le scarpe di ginnastica e una felpa con il cappuccio. Giusi ad un parco, con la musica delle mie cuffie in sottofondo, rimasi a fissarlo per un po', notando quanto fosse vuoto senza le risate e la gioia dei bambini o di qualsiasi persona. Sentii dei passi, poi un tonfo, scattai sul posto, allarmato, pensando fosse qualcuno chr volesse uccidermi.

Perché sapete com'è, ci si poteva aspettare tutto dalla vita. Avanzai lentamente, fino ad arrivare ad un albero in fondo. Sgranai gli occhi non appena vidi Harry, appoggiato ad esso, con il volto bagnato.

"Harry!" Mi fiondai subito, preoccupato, iniziando a colpire piano le sue guance, perché sembrava perso, nei suoi pensieri, nella sua tristezza, nel suo mondo. Guardava un punto fisso ed era davvero inquietante.

"Harry, per favore, riprenditi..."Continuai con la voce spezzata e sull'orlo del pianto.

"Louis..." Sussurrò, inclinando la testa a peso morto. "Sì, sì, Harry, sono io...Louis, per favore guardami."

E finalmente i suoi occhi verdi saettarono nei miei azzurri, così spenti, così privi di emozione ed il mio cuore tremava solo al pensiero di qualcuno che gli avesse fatto così male.

"Oh mio Dio Harry..."Lo abbracciai, ma lui gemette dal dolore, così mi staccai ed alzai piano la maglia vedendo dei lividi. Sgranai gli occhi, inserrai la mascella, mentre percorrevo delicatamente ogni piccola ferita.

"Harry- che cosa-" Lui fece cadere la testa sulla mia spalla, il suo respiro sapeva di alcool. Lo caricai, portandolo verso casa di Zayn e Liam, i due qualche settimana fa decisero di affittare un alloggio un po' più vicino alla scuola, da farsela a piedi, fino a quando le loro macchine non si sarebbero aggiustate. Suonai più volte e ad aprirmi fu un Zayn incazzato, ma cambiò espressione, non appena mi vide asciugare le acrime che uscivano senza sosta ed Harry quasi abbracciato a me. Liam ci raggiunse facendoci strada e portai il riccio nel bagno a fare la doccia. Lo posai nella vasca, iniziandolo ad insaponare e sciacquare dopo avergli tolto i vestiti, tranne i boxer. Fissavo quei lividi con gli occhi tristi. Lo accarezzai sulla guancia, amcora perso tra i suoi pensieri, gli tirai i capelli all'indietro, per guardarlo meglio, ma l'unica cosa che feci fu solo dargli un piccolo bacio all'angolo della bocca.

"Perché ti stai preoccupando per un mostro?" Chiese in modo freddo dopo quel grande silenzio creato pochi minuti prima. Spalancai gli occhi, sbigottito, ferito ed arrabbiato.

"Perché dovresti essere un mostro?" Mi fermai. "E poi siamo migliori amici."

"Ma i migliori amici si baciano Lou? Fanno sesso?" Smisi di accarezzarlo, bloccando la mia mano, con il cuore a mille, forse aveva ragione, perché? Con gli altri non lo avrei mai fatto, se pur belli, gentili ed attraenti. Ma con lui sì.

"Mio padre dice così..."Continuò guardando un punto fisso. Alzai un sopracciglio, lasciandomi cadere tutto il mondo addosso.

"Non starlo a sentire, non ha capito quanta fortuna ha ad avere un figlio come te."
"Malato? Brutto? Imperfetto?"

Mi avvicinai, prendendogli il viso a coppa. "Harry, nessuno è perfetto, nemmeno io, ma ognuno di noi negli altri, vede lati bellissimi che il soggetto stesso ritiene Imperfetto. Tu sei così gentile, dolce puro, mi sei vicino nei momenti più difficili insieme al tuo silenzio. Sei la cosa più bella della mia vita e quella degli altri. Essere gay, non è essere malato, ma esprimere se stessi senza paura, fingere di essere qualcun altro, in un corpo che non si appartiene è solo uno schifo, credimi. Pensa a chi ti vuole bene."

Mi guardò, quasi piangendo."Mio padre è tor-" Lo zittii mettendogli l'indice sul labbro. "Me lo racconterai quando sarai sobrio. Ora con calma, alzati."

Liam bussò alla porta, aprii leggermente. "Tieni, è un tuo cambio, te lo sei dimenticato da me qualche settimana fa prima del trasferimento."

Qualche settimana fa rimasi a casa di Liam a dormire perché lo avevo aiutato ad impacchettare tutta la riba da portare nella nuova casa. Sorrisi, apprezzando il gesto.

"Spero chr gli vada però, tu sei un nano,lui è molto più alto di te."
"Liam!"

Lui rise dandomi una pacca sulla spalla e ritornai in bagno.

"Questi sono dei miei vestiti, dovrebbero andarti, è una semplice tuta larga." Gliela la porsi. "Ce la fai?"
Lui annuì ed uscii aspettandolo fuori la porta, dopo poco si affiancò a me.

"Grazie." Disse. "E scusa Liam e Zayn del disturbo..."

"Tu non sei un problema Harry..."

Zayn ci raggiunse. "Ragazzi, la stanza degli ospiti ha un letto matrimoniale, quindi dormirete là, non accetto che uno dei due dorma sui divani. Buonanotte."

Io ed il riccio ci guardammo, andando verso la stanza. Mi. misi allungato prima io, girato di lato e poi Sentii affondare il materasso leggermente, capendo che Harry mi aveva affiancato. Eravamo di spalle.

"Sto meglio di prima..."
"Mi fa piacere."

"Posso raccontarti, ma devo restare girato di spalle perché non ce la farei a guardsrti negli occhi."

"Va bene, ti ascolto."

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