Aspettate

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Solarino, Siracusa
Giovedì 26 giugno 1984
Ore 19:30

Paolo e Michele, con la scusa di andare a fare delle commissioni, avevano passato un sereno e tranquillo pomeriggio insieme.
Tra loro c'era una grande affinità e il loro amore cresceva ogni giorno di più. Ma i due avevano un pensiero fisso: la reazione di Benedetta. Quest'ultima aveva incominciato a sospettare qualcosa ma aveva pensato che era una semplice amicizia. Così i due ragazzi furono tranquilli ma ancora per poco.

- Chissà cosa penseranno quando ti vedranno a mani vuote?- domandò Michele, camminando affianco all'amato
-Dirò che non ho concluso niente- affermò fiero Paolo
- Grandissima minchiata-
- Vedi che queste commissioni ci hanno fatto passare molto tempo insieme- affermò malizioso Paolo, facendo arrossire Michele.

I due arrivarono all'abitazione e Paolo aprì la porta di casa. Per loro sorpresa, c'era uno strano silenzio: la signora Renda era seduta su sedia del tavolo della cucina e il signor Renda guardava fuori.
- Zia, zio scusateci l'orario ma io non ho potuto...-

La frase di Paolo fu interrotta da schiaffo in pieno volto da parte della signora Renda. Michele e il signor Renda guardarono in silenzio quella scena mentre Paolo si accarezzava la guancia dolorante.

Da piccolo non aveva mai ricevuto schiaffi, nemmeno dai suoi genitori. Questo non stava a significare che era un figlio unico viziato: Paolo era da sempre stato un bambino è un ragazzo tranquillo e ubbidiente, che cercava mai di disobbedire ne i suoi genitori ne le persone più grandi.
Quello schiaffo da parte di sua zia creò nel ragazzo uno sguardo da cane bastonato che era stato scoperto a scavare nel giardino del vicino.
- Zia perché...-
- Stai zitto. Per colpa della tua relazione con Michele, mia figlia è scomparsa e non sappiamo dov'è-
- Benedetta è scomparsa?- ripetè Paolo stupito
-Ti ho detto di stare zitto!- urlò la signora Renda, zittendo il nipote- Se le fosse successo qualcosa io ti odierò a morte, anche se sei del mio stesso sangue-
Dopo quella minaccia, la signora Renda andò nella sua camera da letto e sbattè la porta alle sue spalle.

Paolo guardò con sguardo di pietà Michele, che non sapeva che dire. Lo sguardo dei due ragazzi cadde sul signor Renda, che aveva un'espressione neutra.
- Come lo siete venuti a sapere?- domandò Paolo
-Le voci corrono in paese, Paolo- affermò il signor Renda, guardando fisso i due ragazzi- Perché non avete detto niente? Non dico a noi, ma perché a Benedetta no?-
- Avevamo paura di come avesse potuto reagire. Lo so è sbagliato, zio- affermò Paolo- Ma chi ve l'ha detto?-
- Un'ora fa, la signora Maria è venuta qua per dirci che Benedetta era scappata via piangendo dopo aver saputo di voi due-
- Merda- sussurrò Paolo- Adesso dove sarà andata?-

Ci furono attimi di silenzio a casa Renda, anche se nelle teste dei presenti c'era una grande confusione: Paolo si colpevolizzava dalla fuga della cugina e della rabbia e sconforto che aveva causato ai suoi zii; Michele pensò che neanche questa volta era riuscito a proteggere Benedetta da questi pettegolezzi che circolavano; il signor Renda, come qualsiasi padre, si preoccupava di dove fosse la figlia e di come stesse adesso.
- Forse so' dov'è Benny, anzi sono più che certo che lei si troverà lì-affermò Michele, facendo girare Paolo, che capì subito il messaggio fra le righe del ragazzo.
- Ho capito anch'io dov'è Benny- affermò Paolo- Andiamo Michele-
- Aspettate-

Il signor Renda fece girare Michele e Paolo, a quest'ultimo porse le chiavi della sua vespa.
- Noi non siamo arrabbiati perché voi vi amate, sia chiaro questo. Siamo solo preoccupati per nostra figlia e la rabbia della zia io la giustifico con ciò- raccomandò il signor Renda, mettendo le chiavi nella mano di Paolo e chiudendo il suo palmo-Portate mia figlia di nuovo col sorriso in volto-

Michele e Paolo uscirono dall'abitazione e presero la vespa del signor Renda: sapevano perfettamente dove si trovava Benedetta.
Paolo e Michele rimasero in silenzio per tutto il tragitto: pensavano cosa avrebbero potuto dire alla ragazza per giustificare il loro comportamento.

Appena arrivarono nel loro paradiso, i due ragazzi scesero dalla moto e tirarono un sospiro di sollievo vedendo Benedetta lì seduta, mentre guardava il paesaggio.
Paolo era agitato ma la sua mano fu presa da Michele per confortarlo e i due si avvicinarono mano nella mano.
Quando si trovarono vicino alla ragazza, Paolo si sedette alla sua destra e Michele alla sua sinistra.
- Che ci fate qua?- domandò Benedetta, guardando sempre dritto.
- Sai bene perché siamo qua- affermò Paolo- Gli zii sono preoccupati e...-
- Perchè non me l'avete detto?-

Quella domanda non sorprese né Michele né Paolo: sapevano che quando avrebbe saputo la verità, Benedetta avrebbe fatto questa domanda.
- Avevamo paura della tua reazione- affermò Michele
- Della mia reazione?- domandò con rabbia Benedetta- Mi avete tenuto nascosto che stavate insieme per tutto questo tempo. Mi sento tradita perché penso che voi non vi fidiate di me e questo mi fa stare tanto male-
- Abbiamo sbagliato e lo sappiamo. Ma capiscici: una relazione come quella mia e di Paolo è abbastanza difficile da affrontare in questo mondo e tu sei molto protettiva nei nostri confronti e quando vedi starci male, a tua volta, stai male anche tu. Non volevamo farti soffrire: per colpa mia hai già sofferto e non voglio che ti risucceda di nuovo. Ma penso che tenertelo nascosto abbia solo peggiorato la situazione-

Benedetta rimase in silenzio e continuò a guardare il mare agitato: era come sé quella distesa azzurra e cristallina sentisse cosa provasse la ragazza in quel momento.
- Benedetta, ci dispiace di averti tenuto all'oscuro. Dovevamo parlarti prima ma non l'abbiamo fatto. Noi non ti vediamo come la gente di quel paese: sei la persona più dolce e più bella che abbiamo mai conosciuto e siamo così fortunati ad averti. Se dopo questo nostro comportamento da coglioni non ci vuoi perdonare, noi lo capiremo perfettamente ma sappi che ci dispiace-
- Vi siete comportati come dei perfetti coglioni, ma so' che lo avete fatto perché mi volete bene. È ovvio che vi perdono-

Michele e Paolo sorrisero alla ragazza e si catapultarono su di lei per abbracciarla. Finalmente i tre moschettieri erano ritornato.

Ciao raga, ecco a voi il quattordicesimo capitolo della nostra storia. Piaciuto?
Lo so, un po' scontato questo perdono ma non possiamo tenere separato il nostro trio del cuore.
Vi avviso che siamo già a metà del nostro viaggio e adesso cominceremo a vederne delle belle, a partire dal prossimo capitolo.
L'immagine rappresenta il signor Renda (interpretato da Claudio Gioè) rassicurare Paolo che la rabbia della moglie non era per la loro relazione.
Noi ci vediamo nel prossimo capitolo.
Bye Bye🫶🏻

𝑳𝒆 𝒂𝒍𝒊 𝒅𝒆𝒍𝒍'𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora