Accettati per quello che sei

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Solarino, Siracusa
Sabato 30 giugno 1984
Ore 20:00

-Sei sicuro di non voler venire?- domandò Benedetta, sistemando l'orecchino allo specchio.
- Sicuro, Benny. So' bene che verrò visto con scherno da tutti- affermò Michele, che era seduto sul letto della ragazza.
- Quante volte ti ho detto ca ti na futtiri? Sono loro quelli sbagliati, non tu- affermò Benedetta, girandosi verso l'amico- Non puoi non vivere per gli altri, Michele-
- Lo so, Benny. Ma se qualcuno dovesse dire a Paolo quello che sono. Ho finalmente trovato un amico e non voglio che sti stronzi rovinano tutto-
- Michele, io...-

- Benedetta - la richiamò Paolo, spuntando sul ciglio della porta.
- Dimmi -
- A che ora dobbiamo essere lì?-
- Alle 20:15. Puntuali, Paolo-
- Uffa, non ho due anni - affermò ridendo Paolo - Ehi Michele, sei pronto per stasera?-
- Io non verrò. Sai la lezione di oggi ai piccoli è stata stancante-
- Capisco- affermò Paolo, tirando un'occhiata alla cugina- Benedetta prima ti voleva la zia: dice se la puoi aiutare con i panni-
- Si vado subito- affermò Benedetta, mettendosi l'ultimo orecchino e andando ad aiutare la madre.

Paolo e Michele rimasero da soli: un silenzio imbarazzante incombeva in quella stanza.
- Comunque mancano solo le ultime cose per il compleanno ed è tutto pronto- affermò Paolo, entrando in stanza.
- È magnifico. I suoi amici mi hanno detto che ci saranno tutti quel giorno: sono tutti felici per questa festa e...-
- Tutti felici tranne te-

Quella frase fece alzare gli occhi di Michele, che si scontrarono con quelli scuri di Paolo: quegli occhi sembravano leggergli dentro e capire cosa sentiva e provava.
- Non sono geloso di Benedetta se è questo che intendi. Sono felice e...- affermò ridendo nervosamente Michele.
- Michele so' cosa ti è successo-

Quella frase fu una pugnalata per Michele: chissà cosa pensava adesso di lui?
- Paolo, ascoltami. Se non vuoi più vedermi d'accordo però io...-
- Michele stai tranquillo. Non sono come quei bastardi di sto paese- affermò Paolo, sedendosi accanto a lui sul letto
- Quindi tu non mi guardi come se fossi un errore vivente-
- Certo che no e sei un deficiente a pensarlo- affermò Paolo ridendo- Non starò qui a dirti che mi dispiace o altre minchiate di sto genere, ma ti dico solo che nel mondo ci sarà sempre gente che ti accetta per quello che sei. Il mondo è grande e pieno di gente stupenda, Michele. Non devi rovinarti la vita per loro: accettati per quello che sei e fai ciò che ti rende Michele Carfi-

Michele rimase in silenzio durante il discorso di Paolo: c'era qualcosa in quel ragazzo che lo ammaliava come una sirena che col suo canto attirava a sé un povero marinaio. Il suo viso era vicino a quello di Paolo, tanto da sentirne il respiro. Gli occhi magnetici, le labbra che sembravano morbide e la camicia con i primi tre bottoni sbottonati, attiravano Michele come una calamita con un magnete.

Anche Paolo osservò Michele: quegli occhi scuri colmi di tristezza lo attiravano e avrebbe fatto qualsiasi cosa per vedere quegli occhi brillare per la prima volta dopo tanto tempo.
Il viso angelico e la bocca carnosa sembravano per Paolo delle opere d'arti che se toccate potevano sgretolarsi come la cenere.
Eppure erano così vicine a lui ma allo stesso tempo distanti.

- Paolo- urlò Benedetta, provocando l'allontanamento di Paolo, prima che la ragazza entrasse-Andiamo che siamo in ritardo-
- Secondo me, sei tu la ritardataria- scherzò Michele.
- Dai andiamo. Ciao Michele-

I due salutarono l'amico e uscirono di casa, lasciando Michele da solo.
- Che si fa adesso, Michele?- pensò Michele.

Il sole era tramontato da poco e le strade erano illuminate dai lampioni. I due cugini percorsero quelle vie in silenzio.
- Hai parlato con Michele?-
- Si -
- Che gli hai detto? -
- Gli ho dato la mia diagnosi. Adesso tocca lui accettarla o meno- affermò Paolo, guardando la piazzetta che era sempre più vicina.

Benedetta e Paolo arrivarono nella piazzetta, dove c'era già molta gente che ballava sotto le note della musica messa dal signor Pietro.
La serata andò avanti e il tempo volò in fretta: tra le note di Take on me degli a-ha fino ad arrivare a ballare Voglio vederti danzare di Franco Battiato, si fecero le 23 passate.

Paolo ballava e si divertiva con tutti ma c'era un pensiero fisso come un chiodo: Michele lo avrebbe ascoltato?
La sua domanda trovò risposta quando la musica si fermò e tutti si girarono a guardare verso una direzione. Paolo si girò e non si stupì di vedere chi aveva di fronte.
- Perché mi guardate in quel mondo, non si dovrebbe ballare qui?- domandò Michele ridendo.

Benedetta corse verso di lui e lo abbracciò. Passando in mezzo alla folla, Paolo andò anche lui verso Michele. Michele si staccò dall'abbraccio dell'amica e guardò Paolo con un sorriso.
- Alla fine ho capito che nel mondo c'è tantissima altra gente che mi potrà accettare, devo solo attendere- affermò Michele, facendo sorridere Paolo- Ma nel mentre aspetto, continuo a vivere la mia vita-
Paolo diede una pacca sulla spalla a Michele e si girò verso la folla scioccata.
- Continuiamo sta serata oppure stiamo qui a fissarci come dei minchioni?-
- U carusu avi ragioni - affermò un signore, che era seduto su uno dei tavolini mentre beveva la sua birra- Pietro attacca sta musica, fozza-

Dopo poco, la musica ripartì e la serata poté continuare tranquillamente.

Ciao a tuttə, ecco a voi il nono capitolo della nostra storia. Piaciuto?
Finalmente Michele ha capito che nel mondo c'è gente che lo accetta per quello che è è un ringraziamento lo deve anche a Paolo. Ma le cose belle non finiscono qui...
Curiosità.
1) ca ti na futtiri= che te ne devi fregare (o fottere)
u carusu avi ragiuni = il ragazzo ha ragione
fozza= forza
L'immagine del capitolo rappresenta Michele che arriva in piazza.
Noi ci vediamo domani con il decimo capitolo.
Bye Bye🫶🏻

𝑳𝒆 𝒂𝒍𝒊 𝒅𝒆𝒍𝒍'𝒂𝒎𝒐𝒓𝒆 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora