Bugie (IV)

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Wonbin parve rendersi conto che Jisang era confuso e provò a ritirare la mano, ma l'altro fu più rapido. Il madhyung afferrò lo smartphone e scorse velocemente l'articolo, che descriveva brevemente il contenuto delle foto sfocate senza però fare nomi. Il volto della ragazza era offuscato, mentre quello dell'idol no, anche se era impossibile identificare chi si celasse dietro la mascherina chirurgica. C'erano degli scatti a volto scoperto, ma le due figure erano in un auto appannata e buia, dunque era altrettanto difficile capire di chi si trattasse.

«Sei stato beccato da un paparazzo?» articolò infine Jisang.

«Mi dispiace, hyung. Era notte fonda, in un quartiere periferico, mai mi sarei aspettato di essere stato seguito...»

Jisang si passò una mano sulla fronte. Ora aveva capito perché Salt aveva insinuato che avrebbero fatto meglio a preoccuparsi di Wonbin.

«Perché non hanno fatto il mio nome? Se mi hanno seguito fin lì dovrebbero sapere chi sono, no?» domandò con ingenuità il maknae.

«Perché non sei abbastanza famoso da far parlare abbastanza di questo scandalo. Così, invece, si scatenerà una caccia alle streghe che andrà avanti per chissà quanto tempo...» sospirò Jisang.

«Quindi potrebbero non rivelare mai che sono io?» disse l'altro con tono speranzoso.

«Ma si può sapere cosa ti è saltato in mente? Chi è questa ragazza, poi? È una storia seria? Ci tieni a lei?» Jisang conosceva già la risposta, gli era bastato leggere lo sguardo pieno di fastidio che l'altro aveva gettato sul cellulare non appena aveva ripreso a squillare.

«Certo, hyung» mentì Wonbin, preoccupato del giudizio di Jisang, dato che il madhyung era stato con la stessa ragazza per anni. «Non penso sia la donna della mia vita, ma certo, certo che ci tengo...»

Jisang corrugò le sopracciglia.

«Pensi che qualche Stem potrebbe riconoscermi?» domandò ancora Wonbin guardando le foto.

«Ci sono fan che conoscono meglio di noi i nostri vestiti, ma fortunatamente quella sera indossavi un giaccone piuttosto anonimo. Te ne sei liberato?»

«È in uno dei camerini, qui all'agenzia...»

«Fallo sparire, per cortesia...»

Il maknae annuì. «E poi?» sembrava impressionato dalla lucidità di Jisang. Tipicamente era Yongsun che lo aiutava a coprire i suoi errori, ma effettivamente Jisang aveva frequentato a lungo una ragazza in segreto. C'era riuscito in parte perché ai tempi avevano pochi fan, però doveva aver accumulato una certa esperienza.

«Poi richiama subito questa tizia. Non pensi che potrebbe fare qualcosa di azzardato se si sentisse improvvisamente allontanata da te? Non so come tu l'abbia conosciuta, e non voglio giudicare una persona che non conosco, ma cerchiamo di evitare almeno le ripicche. E poi è pur sempre scesa dall'auto a volto scoperto, non mi stupirei se fosse solo alla ricerca di notorietà...»

Seon Wonbin non voleva ammettere che la conosceva appena, ma considerato che era straniera e che a breve sarebbe tornata in Australia non vedeva il motivo per cui Susie avrebbe dovuto avvicinarlo solo per diventare famosa in Corea. «Penso di no... ma non posso esserne sicuro...»

«E allora vedi di non trattarla male... non sia mai che cominci a rivelare su tutti i social che è lei la fidanzata dell'idol misterioso...»

Wonbin annuì. Lo scenario peggiore era che la verità venisse a galla e che anche le altre ragazze che aveva frequentato si facessero avanti. Non c'era niente di peggio che passare per un idol che si era approfittato dell'ingenuità delle sue fan. Non si riconosceva in quell'immagine, lui sapeva di essersi comportato così non perché voleva divertirsi con loro, ma perché si sentiva solo. Gli mancava Daepyo, gli mancava Yumi nuna e aveva paura che se fossero diventati davvero famosi non avrebbe mai più potuto fare quel tipo di esperienze. Non voleva arrivare a trent'anni single, senza mai essere stato con una ragazza, solo perché non si fidava più di nessuno. Forse le ragazze già lo avvicinavano perché era un idol, non perché era Seon Wonbin, ma la situazione non poteva che peggiorare con il crescere della fama.

Proprio in quel momento il telefono riprese a squillare e Jisang fece cenno al maknae di prendere la telefonata, prima di lasciarlo solo.

«Susie? Scusami, prima non potevo rispondere perché stavo provando» si giustificò subito Wonbin.

«Immaginavo. Scusa, oppa, so che mi avevi detto che era meglio non sentirci per un po'... ma non so che fare...»

«Qualcuno ti ha riconosciuto?»

«Sì. La mia amica ha riconosciuto la sua macchina.»

«Prova a dirle che non sapevi che io fossi un idol.»

«Sa che sono una Stem, mi ha chiesto subito se sei uno dei Nightmare Bloom.»

«E tu?»

Capire Susie al telefono era più difficile che di persona, perché la ragazza aveva un marcato accento straniero.

«Le ho scritto che mi sarebbe piaciuto da morire, ma che purtroppo non sei neanche della stessa agenzia dei Nightmare Bloom... ho fatto il nome dell'agenzia più grande, perché lì è come cercare un ago in un pagliaio.»

«Sei stata bravissima!» disse Wonbin e quasi le sembrò di vederla sorridere. Nella sfortuna era stato paparazzato con una ragazza riservata: Susie aveva vinto una borsa di studio per frequentare un semestre in Corea e non mandare all'aria la sua carriera universitaria era per lei la priorità. Uscire con uno dei membri del suo gruppo k-pop preferito era stata la ciliegina sulla torta dell'esperienza all'estero, ma non era così attaccata a lui come alcune delle altre ragazze che aveva frequentato.

«Mi manchi, oppa. E scusami se ti ho chiamato... cancello subito la chiamata...»

«Tranquilla, Susie, sono agitato anche io. Jisang hyung mi ha detto che secondo lui non riveleranno chi siamo perché vogliono creare un po' di clout, fare in modo che se ne continui a parlare, sperando che vengano messi in mezzo idol più famosi di me. Hai fatto bene a dire che sono di un'altra agenzia e magari se la voce si diffonde nessuno penserà a me.»

«I tuoi compagni sono arrabbiati?»

«Lo sanno solo Yongsun e Jisang, per ora... mi hanno cazziato, però non possono impedirmi di frequentare una persona che mi piace. Non sono né i miei genitori né i miei manager. E poi non ho firmato niente che mi impedisca di avere una relazione.»

«Davvero? Pensavo di sì.»

«No, no, sono leggende metropolitane... abbiamo dei contratti rigidi, ma non siamo mica schiavi! Gran parte delle difficoltà che affrontiamo non dipendono dal contratto con l'agenzia, ma delle aspettative dei fan...»

«Beh, le scelte che sono obbligate dalle convenzioni sociali e culturali sono scelte libere fino a un certo punto, oppa!» ribatté Susie.

Quel tipo di osservazioni lo faceva sentire lontano anni luci da lei. Lui non aveva mai amato studiare e riflettere su certi temi, gli interessavano solo la musica, la danza e l'arte perché Daepyo lo aveva contagiato con la sua passione.

«Speriamo di riuscire a vederci presto, per il momento... tieni duro anche tu, Susie!» la salutò il ragazzo prima di agganciare.

Si lasciò cadere a terra e spense il telefono perché aveva letto e riletto quell'articolo fin troppe volte. Aveva passato ore a scorrere i commenti della gente, per capire se qualcuno avesse già fatto il suo nome. Parlare con Jisang lo aveva tranquillizzato un po', ed era contento che il madhyung gli avesse suggerito di prendere la chiamata di Susie, perché ora sentiva di potersi fidare di lei. Yongsun gli avrebbe suggerito di fare le stesse cose, probabilmente, ma Jisang lo aveva fatto in un modo che inaspettatamente lo aveva rasserenato e Wonbin si ripromise di fare affidamento più spesso sul leader, da quel momento in avanti.

***
Nota dell'Autrice

Ero convinta di aver pubblicato questo capitolo domenica scorsa, invece era rimasto in bozze... T_T

IDOL: Sasaeng [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora