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Abigail

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Abigail

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Più di me

Barcellona, Spagna,
Settembre 2022

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A volte non riuscivo a non chiedermi, se fosse vero che ognuno di noi è artista della propria vita... Tu disegni le persone che vorresti accanto a te, perché poi allora non rimangono?
Spennelli ogni momento alla perfezione, nel modo in cui riusciresti a stare bene, in pace. Ma perché c'è sempre qualcuno che decide di rovinare il dipinto? Sconvolgere il disegno?

Charles Leclerc aveva deciso che i colori della mia creazione non gli piacevano, trovandosi obbligato a cambiare tela, andare in quella di qualcun altro, qualcun'altra.

L'avevo pensato sì, che fossi stata io a inventare ogni cosa, costruire un castello che senza le sue fondamenta, era crollato.

Come ci si rialza dal suolo, quando l'unica persona che credevi potesse tenderti la mano, ti ha spinto?

Erano passati giorni, ormai anche mesi, e io rimanevo a terra, godendomi solo quelle poche cose che da quella posizione potevo avere.

L'amore? L'amore era stato cancellato dalla mia mente, un po' come quando un'applicazione occupa troppo spazio e sei costretta a eliminarla.
Avevo fatto sparire lui, avevo dimenticato, o almeno ci stavo provando, a fare spazio per qualunque sentimento, tranne quello.

Mi faceva male ammettere che lo spagnolo fosse un tappo per chiudere l'enorme buco nel mio petto.
Lo osservai, privo di maglietta e con un cappellino infilato al contrario.

Il sole ci bruciava la pelle, da quella barca in mezzo al mare. Sistemai gli occhiali oscurati, osservando il petto tonico del ragazzo.

«Sai credo che prima ci abbiano fatto delle foto.» Mi confidò guardando la riva ormai lontana, mi girai, osservando lo stesso punto.

«Almeno non ci siamo baciati in pubblico, Carlos. Evitiamo, che succederebbe un disastro...» Sussurrai, ma la mia voce avrebbe potuto sentirla in ogni caso, c'eravamo solo io e lui in quel momento.

«Lo sai che uscirà, vero?» Mi domandò, «La verità esce sempre, soprattutto se sei me... Anche se come popolarità mi fai concorrenza, chica.» Sorrise iniziando ad accarezzarmi un braccio con il dito. Socchiusi gli occhi, aggiustando la spallina del costume rosso, che faceva contrasto con la mia pelle chiara.

Perché eravamo su una barca? Beh, la mattina dopo il Gran Premio dei Paesi Bassi, con un messaggio mi aveva obbligata a scendere portandomi dietro la valigia, senza dirmi per quale motivo.

Qualche ora dopo ci eravamo trovati su un jet, con direzione Barcellona. Una volta mi aveva promesso che mi avrebbe mostrato la Sagrada Familia e l'aveva fatto.
Ma avevamo a disposizione solo due o tre giorni, poi saremmo dovuti tornare in Italia per la gara a Monza e il tempo era già finito.

Smooth Operator | Carlos Sainz Jr | Vol. 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora