Le ginocchia sprofondavano nel fradicio suolo, le gambe incapaci di reggere il peso, gli occhi chiusi e le lacrime silenti che strisciavano impavide lungo le gote.
Non aveva più voce, l'aveva persa tra i singhiozzi e i rauchi lamenti, le grida instabili e i pianti disperati, trasudanti di dolore.La vita non sarebbe più stata la stessa, questo concetto penetrava lentamente oltre la superficie della sua pelle, infiltrandosi tra i muscoli, arrivando dritto al cuore.
Un enorme stendardo, impresso nella sua testa, sventolava insistente evidenziando in gelide ed instabili immagini il proprio tormento, mentre il suo animo, un tempo forte, affondava ora nella fanghiglia intorno alla sua tediosa figura; un tentativo vano di raggiungere qualcosa che oramai non vi era più.
Era una giornata piovosa, quella del funerale.
Le gocce cadevano ritmate al suolo.
Una melodia deprimente, fredda e ristagnante, sembrava voler porre una colonna sonora a quella grigia e smunta mattinata.C'era una tristezza generale che soffocava l'atmosfera scostante; un velo ombroso che copriva invadente quel paesaggio dolente, un andirivieni di persone, il susseguirsi di passi lenti, scambi di rapide condoglianze e congedi, i visi scabri ed esangui, le parole roche, basse, addolorate.
Beomgyu aveva filtrato fuori completamente il mondo circostante; un'ovattata confusione che rimaneva lontana e schermata dalla sua testa.
L'unico rumore riecheggiante nel suo cranio era quello della pioggia che rovinava suicida al suolo e del battito instabile che risuonava nel torace.
Non sentiva il fradiciume sulle proprie gambe, le lacrime gentili che gli solleticavano i connotati e nemmeno il tremore del proprio corpo al contatto con il gelido freddo.Era bagnato, completamente inzuppato, i capelli appiccicati alla fronte e le ciglia che si allungavano seguendo il lento scendere delle gocce salate.
Il suo cervello era offuscato, una nebbia fitta che tentava vanamente di distanziarlo e proteggerlo da quel lancinante dolore che graffiava impetuoso nel petto, una violenza instabile, inafferrabile, insaziabile.
Unghie che affondavano nella carne, morse che ritorcevano nello stomaco quell'insostenibile angoscia.Taehyun se ne era andato e non sarebbe mai più tornato.
Quella frase continuava a ripetersi nella sua mente, in una costernante e costante voce estranea e ridondante che non riusciva a identificare.
Sembrava così distante, così irreale.
Non riusciva ad assimilarne il concetto, a lasciarlo permeare oltre la superficie di quella che considerava essere ora la realtà.
Non poteva essere vero.La pioggia continuava a bagnarlo, dalla punta del capo dritto fino alle mani che si aggrappavano disperate alla terra.
Un gemito silenzioso, strozzato tra le labbra che tremavano."Hyung, la cerimonia è finita, dobbiamo andare" era distante quella voce; così lontana da non riuscire a trapassare oltre le barriere che si erano formate intorno alla sua figura.
Sussultando con il petto che doleva per il continuo singhiozzare, Beomgyu scosse veemente la testa, le ciocche scure che gli ricadevano in cascate di pece sulla visuale.
Non poteva lasciarlo, non poteva andarsene di nuovo.
Lo aveva già fatto e quello che aveva davanti ne era stato il risultato.
Una lapide conficcata nel suolo, sotto un cinereo panorama, mentre la coscienza del maggiore sprofondava nel senso di colpa e nella consapevolezza che alla fine dei conti era tutta una sua responsabilità.Sempre e per sempre, aveva promesso.
Ora non sapeva nemmeno più se sarebbe stato in grado di trovare la forza per continuare a respirare.
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Dandelions - Promises Under The Sky | Taegyu
Hayran Kurgu"You can't talk me through the fall if we don't know if I can land" - Ed Sheeran, End Of Youth Sin da piccoli Beomgyu e Taehyun sono sempre stati migliori amici; cresciuti insieme mano nella mano non hanno mai completamente compreso la natura sempre...