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Alle tre di notte il vento batteva gelido contro le finestre serrate, una di quelle fastidiose tempeste estive si abbatteva su New York. La luce dei lampi rifletteva la sagoma degli alberi, creando un'illusione ottica. Un altro boato ed il piccolo Aiden si svegliò di soprassalto, cacciò un urletto quando quel ramo gli parve il braccio di una strega. Tremava come una foglia quando il padre piombò nella sua cameretta azzurra piena di giocattoli e treni disegnati sui muri "Papà" balbettò il bambino, facendogli spazio nel letto "Mi racconti una storia?" era una tradizione. Tutte le notti Aiden costringeva i suoi genitori a raccontargli una storia, lui credeva che le inventassero di sana pianta, invece era successo tutto per davvero. E forse un giorno sarebbe toccato al piccolo Aiden.

"E' successo quattordici anni fa, in una città molto lontana da qui" "Beacon Hills, vero?" domandò il bambino, facendo brillare i suoi occhietti innocenti "La nostra vera casa".

14 anni fa

Eravamo nel bosco, intenti a tornare a scuola, dove avevamo lasciato Lydia. Sperai di rivedere le strade gremite di persone e...Stiles. Ancora non sapevo se quel doloroso viaggio nei ricordi avesse avuto un effetto vero e proprio.

"Anche questa volta ce l'abbiamo fatta, Scott" esultai abbracciando mio fratello, lui sorrise, soddisfatto "Senza il vostro aiuto Douglas sarebbe ancora qui. Poi se vogliamo parlare dei tuoi poteri" "Oh" mi grattai la nuca, imbarazzata, non volevo farlo e lui lo intuì al volo. Scott sgranò gli occhi, battendosi la mano sulla fronte "Sono uno stupido" mormorò "Benvenuto nell'era moderna" lo presi in giro, sbuffando in una risatina "No, intendo dire che ha funzionato" "Sì, lo so, c'ero anch'io" gli ricordai, era successo dieci minuti fa, scarsi "No" esclamò mio fratello bloccando i suoi ed i miei passi. Afferrò le mie spalle e mi scosse "I tuoi ricordi...Stiles è qui".

Stiles è qui.

Mi mandarono in tilt. Tre parole, dieci lettere. Quelle bastarono per mandare in black out il mio cervello. Mollai l'arco e le frecce, sbattendole sul suo petto e corsi, spingendo per sbaglio Peter e Theo. Seguì la strada a ritroso, trovandomi in un campo di Lacrosse di nuovo abitato dai suoi giocatori, si guardavano intorno confusi, nulla era cambiato secondo loro, ma sembravano essersi risvegliati di colpo da un sonno profondo.

Tutto era rimasto esattamente come tre mesi prima.

Sgusciai tra le persone indifferenti, Stiles non era tra queste. La chioma rossa di Lydia era la mia salvezza, sbucò dal nulla permettendomi di riconoscerla ovunque.    

"Lydia" la chiamai, raggiungendola "Hai visto Stiles?" lei annuì "Ha avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con sua madre, vacci piano" mi consigliò, facendo un occhiolino. Saltellai sul posto, ringraziandola, e svoltai l'angolo di fretta.

Ero troppo emozionata, mi sentivo come una bambina il giorno di Natale. Spalancai con mani tremanti il portone blu della Beacon Hills High e con la coda dell'occhio intravidi lo sceriffo. Lui doveva essere lì.

Non tenni conto però della squadra di Lacrosse, stavano uscendo in massa dallo spogliatoio. Nella confusione urtai la spalla di un ragazzo.

"Scusami" farfugliammo frettolosamente entrambi.

Lo spogliatoio era vuoto e la scuola anche.

Stiles si era cacciato da qualche parte nei paraggi, per forza. Il padre e Lydia erano qui, gli altri atri stavano tornando qui, lui non poteva essere lontano.

Ero stata una stupida.

Non avevo urtato un ragazzo qualunque. Si trattava di Stiles.

Corsi fuori dallo spogliatoio "Stiles" gridai, l'eco tornò indietro tra i corridoi deserti "Stiles" tentai ancorai, camminai alla ceca, ritrovandomi davanti all'armadietto 1075. Il suo.

I Know You Love Me; MemoriesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora