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200 9 2
                                    

Per colpa della narcolessia svengo all'istante.

Quando mi sveglio noto a primo impatto che sono legata come un salame, è notte fonda, la Luna risplende in celo come non mai, è di un colore intenso questa sera.
Non perdo neanche un minuto, sfilo il ferretto dal mio reggiseno e lo faccio cadere per terra, lo prendo con una mano e iniziò a tagliare la corda, che stupidi che sono, mai lasciare una donna legata con un vestito da cerimonia addosso, queste sono le basi di un rapimento femminile.
Quando sono libera mi alzo e cerco di capire in quale stanza sono, stranamente è vuota, sono nelle stanze della cantina. Mi avvicino alla porta e vedo dalla serratura se fuori c'è qualcuno, due sulla destra e sulla sinistra, uno seduto sopra una sedia e un'altro per terra, non posso di sicuro uscire da qua, sono troppi, e poi sono tutti enormi, ma che si mangiano per colazione? Asteroidi?
Con passo silenzioso mi avvicino alle finestre, sono chiuse tutte a chiave, prendo una forcina dalla testa, è un sollievo almeno toglierne una; dopo qualche secondo faccio scattare la serratura della finestra piccola che affaccia dietro il bosco.
Se voglio sopravvivere mi devo liberare delle cose ingombranti, mi tolgo la sopragonna, i tacchi, qualche forcina di troppo, le decorazioni e i gioielli ingombranti, li nascono dentro un'armadio vecchio e scappo dalla finestra, controllo prima che non ci sia nessuno e poi prendo una forte rincorsa e inizio a salire fin sopra la baita.
Diciamo che non mi aspettavo tutto ciò per i miei 18 anni, una cosa più soft era meglio.

Dopo un periodo indefinito che sto correndo mi fermo un minuto per prendere fiato, per mia sfortuna sento dei rumori di passi alle mie spalle, non ci penso due volte e ricomincio a correre come una furia, conosco il bosco come le mie tasche, ci passo più di 12 ore al giorno, mio padre mi chiama TIGRE per il semplice fatto che sono agile e scattante come essa, mi piace correre e arrampicarmi come un'animale, sono imbattibile quando mi trovo nella mia tana, conosco tutti gli animali di questo bosco, ogni albero lo marchiato e ogni centimetro lo esplorato da cima a fondo, nessuno mi può prendere qui dentro.
Prendo diversi sentieri e poi mi lancio nel vero bosco selvaggio, appena arrivo alla vecchia quercia mi arrampico con agilità fino al punto più altro, aspetto che si avvicina chi mi rincorre.
I minuti passano e sento solo passi...poi iniziano a farsi vicine delle ombre, con mia sorpresa è un'uomo, dalla statura enorme, sembra un gigante, tiene due cani col guinzaglio, si fermano giusto sotto la quercia, (cazzo!!!) impreco tra me e me, hanno seguito le mie tracce come nulla fosse.
Mi nascondo per bene tra i rami, il tizio non mi può vedere di sicuro, è notte fonda e sto immersa in un mucchio di foglie.
Rifletto per un'istante e faccio mente locale, poco più avanti c'è la villa vecchia, dove passavamo ogni autunno per le battute di caccia, non viene più usata da quando nonno ci ha lasciati, troppi ricordi e poco tempo e decisione per riunirci tutti insieme, se riesco ad arrivare là ho una scuderia privata in pratica, c'è l'armeria di nonno, che nessuno osa toccare, ci vado spesso e volentieri io, mi piace testare tutti i gioiellino di nonno, ha sempre avuto buon gusto per tutto però se si trattava di fucili era imbattibile.
Con più delicatezza possibile mi sposto e salto da un ramo all'altro per raggiungere la villa, per mia sfortuna, come tutta la giornata devo dire, i cani devono aver fiutato i miei spostamenti, li sento abbaiare come matti, ci manca poco alla villa ormai.
Strappo dei pezzi di stoffa dalla gonna e li lancio in diverse direzioni, almeno guadagno un po' di tempo.
Scendo dall'albero e inizio a correre come mai prima d'ora.
Appena sono davanti la porta apro e chiudo alla velocità della luce, inizio a sigillare tutto, metto le barricate in ferro e chiudo tutto a chiave, poi scendo di sotto nell'armeria, inizio a caricare tutto quello che mi passa per le mani, se voglio uscirne viva devo togliere più gente possibile dalla mia traiettoria, quando ho preparato il più possibile salgo sopra nelle stanze da letto, ci sono ancora le camere di mio padre e degli zii, apro il suo vecchio armadio e tiro fuori dei pantaloncini e una maglietta, devo dire che mi stanno abbastanza larghi, prendo una cintura con i taschini, la camicia da caccia di nonno e un giubbotto anti proiettile che metto sotto a tutto, mi vesto più in fretta che posso e poi scendo a prendere le pistole, come mi ha insegnato nonno "SE VUOI CACCIARE QUALCUNO PORTA DEI SEGRETI DENTRO DI TE" significa che se voglio ammazzare qualcuno devo sempre portare una bella scorta di metallo nascosto, due pistole nei taschini della cintura, una Rivoltella piccola in tasca posteriore, munizioni nel resto delle tasche, due pistole di polizia con mirino modificato nelle tasche interiori della camicia, prendo gli occhiali per la vista notturna e il cappello mimetico, su bordi ci sono delle lame, nelle tasche interne al cappello metto anche un coltello pieghevole, non si sa mai, non ho mai fatto una cosa del genere, però nonno e papà si, loro se la caverebbero meglio di come sto precedendo io, una cosa lo capita sicuro, questi vogliono la mia testa e quella di mio padre, non so per cosa e non lo voglio manco sapere, però sono stati loro ad aprire la caccia alla tigre e lei risponde con la stessa moneta.

Mi metto alla vedetta, cioè al balcone più alto della casa, da lì posso prendere la mira in tutte le direzioni, se vogliono venire qua io li aspetto, mi sono portata anche qualche vecchio fucile del nonno, il suo preferito era il Calibro 20, mi ricordo che non ci pensava neanche quando doveva sparare, aveva una sintonia pazzesca con quel fucile.

L'amore non si prendeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora