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È ormai l'alba, non si è visto nessuno per i dintorni della casa, anche se ho parlato troppo in fretta, di gente ne sta venendo ma non so chi siano.
Appena varcano il mio campo visivo accendo i fari a tutta forza, li becco di stupore e inizio a sparare come un mitra, finisco le cariche come nulla fosse, ben presto mi ritrovo con qualcuno che inizia a sparare verso di me, non ho di certo paura, sono protetta da un grande strato di vetro anti proiettile, uno strato di cemento armato e una copertura di ferro per nascondere il tutto, all'apparenza sembra una villetta normale ma in realtà è meglio di un bunker, se entri qui dentro e ti chiudono all'interno posso confermare che nessuno puoi uscire, per mia fortuna mi sono chiusa io e so come uscire, ma da piccola papà mi ha chiuso per una settimana intera qui dentro e non sapevo più dove sbattere la testa per uscire, ero uscita quasi pazza ma poi è venuto a riprendermi. Bella la mia infanzia, in carcere o un campo di battaglia era meglio.
Prendo bene la mira e becco giusto la sua mano, in pieno centro ne sono sicura, lascia delle urla di rabbia come un'animale, io di sicuro non mi commuovo, sento dei cani che abbaiano, loro non c'entrano nulla con questa storia, quindi li spavento solo e li lascio correre nel bosco, quando finisco il mio massacro, cioè non sento più niente, spengo i fari, non sono sicura di quello che abbia appena fatto però mi sale tutta la cena e vomito sul balcone, poi mi stendo atterra e prendo fiato.
HO UCCISO TUTTE QUELLE PERSONE! IO! SONO DIVENTATA QUELLO CHE HO SEMPRE PROMESSO DI NON DIVENTARE! UN'ASSASSINA COME TUTTA LA MIA FAMIGLIA!...

Dopo un momento di debolezza riprendo il controllo della mia mente, quello che è fatto è fatto, devo chiamare papà, corro di sotto, sono più che convinta che fuori non ci sia più nessuno per adesso, corro in salotto e subito chiamo papà, ci mette un po' a rispondere ma appena ascolto la sua voce mi libero e scoppio in un pianto isterico.

- piccola come stai? che è successo? dove ti trovi? sono ore che ti cerchiamo, c'è stata una sparatoria alla villa di caccia, stai il più lontano possibile da la.
- pap..a...sono stata i.io...
- cosa hai fatto? ti hanno presa? piccola rispondi per favore, dove stai?
- No cioè mi avevano presa, sono scappata, ho iniziato io la sparatoria, ho ucciso tut...ti, ci sono più di centro persone morte davanti la porta...ho pau..ura...vieni a prendermi.
- non ti muovere da lì, stiamo tutti a casa di zio Mario, ci stiamo preparando per venire a pareggiare i conti, tu non ti muovere per nulla al mondo, ti mando qualcuno al più presto.
- io da qua non mi muovo, voi però fate presto e non fatevi ammazzare.
- tesoro non ti preoccupare per noi, pensa solo a te stessa, usa tutte le munizioni che hai a tuo servizio e finché non arriva qualcuno tu spara a chiunque, non ti far prendere dall'ansia o da qualsiasi altra cosa, spara e basta.
- va bene, ti voglio bene, saluta la mamma per me.
- io ti voglio più bene, la mamma è in ospedale, nulla di grave solo una brutta caduta mentre arrivava alla Limousine.
- ah.
- non ti preoccupare, la rivedi presto, promesso, ora fai come ti ho detto e non perderti d'animo.
- va bene.

Lo saluto e attacco.
Scendo in armeria e prendo tutte le munizioni che trovo, inizio a caricare di nuovo tutto e mi vado a mettere in vedetta, l'alba mi bacia il volto, ogni volta la sensazione è bellissima, mi ricarica tutte le batterie, anche se tengo solo uno svenimento come ore di sonno posso dire che adesso mi sento meno affaticata, mi affaccio dal balcone e rimango a bocca aperta per tutti i corpi che sono per terra, sono tantissimi, mi riprende di nuovo quella cosa allo stomaco e come prima vomito di nuovo, questo non è normale? vedo qualche animale selvatico che azzanna alcune parti del corpo dei cadaveri, mi nascondo per bene, posiziono tutte le armi a mia disposizione e prendo il sole sdraiata per terra, dove nessuno mi vede.

La tranquillità dura ben poco, dei colpi provenienti da un'albero mi fanno scattare sull'attenti, mi sporgo leggermente e per poco un proiettile non mi becca giusto alla tempia, inizio a rispondere ai colpi ma con mia sorpresa chiunque stia sparando è agile da passare da un ramo all'altro come me,

- Kira sono io.

Esce una figura maschile da sotto un'albero e io mi affaccio leggermente.
La sua figura grossa, la corona di inchiostro che ha sulla pelle, i capelli rasati alla perfezione, la barba che rende la sua mascella ancora più spigolosa del normale...Ivan.

***
Ivan è la mia vecchia guardia del corpo, nonché amico di mio padre e della mia famiglia, è stato cresciuto nella mia famiglia come un figlio da tutti, era il mio migliore amico, solo che mio padre ha scoperto che cinque anni fa siamo finiti a letto insieme, io volevo perdere la mia verginità per vantarmi con le mie amiche, solo che mio padre, come ogni padre italiano e boss, vuole anche oggi darmi in moglie a qualche suo amico per aumentare i profitti. Appena ha scoperto tutto su di noi, ha aspettato il momento giusto per licenziare Ivan e mandare in campo militare me, ed è per questo che sono una cadetta senza eguali, la prima ragazza a far parte del campo e ne sono uscita come capo, ho imparato tutto quello che so su armi, guerra e sopravvivenza...

***

- mi manda tuo padre, ha detto che devo portarti alla vecchia baita in montagna, quella sul lago.

Perchè devo lasciare un'armeria privata per andare in baita? È possibile che non si fida di me?

- perchè in baita?
- non lo so, so solo che si stanno per incontrare tutti là e passano all'attacco, la tua famiglia verrà da dietro il monte.

Sembra plausibile, così possiamo sferrare un'attacco a sorpresa senza eguali.

- ok, mo scendo.

Pendo quello che più posso e scendo, papà e gli altri staranno armati fino ai denti, è inutile portare tutto con me, prendo solo il necessario ed esco, libero la porta con tutte le serrature e corro da Ivan.

- Malesia...
- Grizzly...

Mi piace sentire i nostri soprannomi, mi rende la persona più felice del mondo. Non passa giorno che io non lo abbia pensato.

- dobbiamo muoverci.
- va bene.

Ma prima mi avvinghio a lui in un grande abbraccio, non riesco proprio a mollarlo, sono passati cinque anni di penitenza per me, non potevo parlare con lui, non potevo toccarlo e soprattutto i suoi baci.

- mi sei mancato...
- anche tu tigrotta.

Mi solleva da terra per abbracciarmi meglio, con mio malgrado lo lascio e iniziamo a dirigerci verso la baita. Facciamo il più piano possibile per paura che qualcuno possa ascoltarci, per quanto Ivan abbiamo 27 anni per me rimane il mio unico e vero amore, il mio tutto.

L'amore non si prendeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora